martedì 30 luglio 2024
Aumento del livello del mare, inquinamento, inondazioni e malgoverno fanno spostare la capitale da Giakarta all'isola del Borneo
Uno delle centinaia di edifici in costruzione a Nusantara

Uno delle centinaia di edifici in costruzione a Nusantara - ANSA

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L’Indonesia cerca di voltare pagina, forte delle sue dimensioni, della sua popolazione (la più consistente fra i Paesi islamici) e la sua posizione strategica, oltre che delle sue risorse. Alla ricerca di un ruolo che vada oltre quello di principale economia del Sud-Est asiatico ma anche di una decentralizzazione necessaria ma lontana dall’essere completata, fra i lasciti del presidente riformista Joko Widodo che si appresta a cedere la carica all’ex generale Prabowo Subianto, è il trasferimento in corso della capitale da Giakarta, sull’isola di Giava, a Nusantara, su quella del Borneo.

Tra le ragioni che hanno sollecitato una decisione di tale importanza, vi è l’instabilità dell’area costiera su cui sorge Giakarta, minacciata dai fiumi che scendono dai rilievi alle sue spalle e la progressione delle acque dal mare, con forti fenomeni di subsidenza, ma la congestione e l’inquinamento che pesano su 11 milioni di abitanti.

Come alternativa a Giakarta che manterrà il ruolo di hub finanziario, è stata scelta un’area prossima la mare della provincia di Kalimantan Orientale meno sottoposta a rischio geologico e atmosferico. Nusantara (termine che indica l’intero arcipelago), la cui prima fase dei lavori è iniziata due anni fa e il cui costo previsto è di 32 miliardi di dollari, fatica però a concretizzarsi. Problemi tecnici, lungaggini burocratiche e la difficoltà di reperire i finanziamenti hanno rallentato l’opera. L’inaugurazione fissata al 17 agosto, ricorrenza dell’indipendenza, sarà probabilmente posticipata, sostituita da una doppia cerimonia, a Giakarta e a Nusantara, per ricordare i 79 anni della Repubblica indonesiana. I ritardi sono infatti enormi e la ricollocazione dei ministeri e dei pubblici dipendenti è iniziata con forte ritardo e solo per le necessità connesse con l’inaugurazione formale.

Per dare un esempio, lo stesso presidente Joko Widodo ha visitato ieri il nuovo palazzo presidenziale - la cui forma ricorda il Garuda, il rapace mitologico di origine indù e emblema nazionale - dove ha tenuto i primi incontri ufficiali. Solo a settembre, però, migliaia di pubblici dipendenti, politici e amministratori diventeranno l’avanguardia di un esodo che porterà un milione e mezzo di persone da Giakarta a Nusantara. Uno sforzo colossale che avrà anche lo scopo di alleviare l’eccesso di popolazione a Giava che su una superficie pari al 40 per cento di quella italiana ospita oltre la metà dei 270 milioni di indonesiani.

Mentre vanno delineandosi i dettagli di quella che sarà una capitale pianificata, moderna ma ricca di richiami architettonici alla tradizione, posta in un contesto ambientale favorevole e con grandi spazi disponibili, l’agenzia Fides ha segnalato che la Direzione generale per l'orientamento della comunità cattolica all'interno del Ministero per gli Affari religiosi indonesiano avrebbe approvato la costruzione nella nuova capitale di una cattedrale dedicata a San Francesco Saverio la cui prima pietra sarà posta ad ottobre. Un modo per onorare la memoria dell’Apostolo delle Indie che nelle Molucche sbarcò il 14 febbraio 1546 gettando il seme della evangelizzazione nell’arcipelago indonesiano, ma anche per ricordare il ruolo di una Chiesa che è sì minoritaria con meno di nove milioni di battezzati, ma il cui contributo al progresso e alla convivenza è universalmente riconosciuto.

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