La moschea Green Lane di Birmingham - Archivio
Frammenti del video in cui Shaykh Zakaullah Saleem, imam della moschea Green Lane Masjid di Birmingham, spiega come si esegue la lapidazione delle adultere sono ancora in rete. «Secondo la Sharia – illustra – la donna va sepolta fino alla metà del corpo». «Solo dopo – continua – la sentenza senza appello va eseguita». Parole che nel Regno Unito hanno suscitato orrore e imbarazzo. Il centro di cui il predicatore è capo religioso ha ricevuto dal governo la prima tranche di un finanziamento a fondo perduto da 2,2 milioni di sterline per un progetto dedicato ai giovani che, ieri, è stato bloccato.
Zakaullah Saleem, nato e cresciuto in Pakistan prima di trasferirsi nel Leicestershire, è un personaggio controverso all’interno della stessa comunità islamica. Dal 2002 è il capo della moschea, la terza più grande del Regno Unito, che in passato è stata punto di riferimento del fondamentalismo islamico più spinto. Negli ultimi anni ha cercato di smarcarsi da quell’impronta radicale ergendosi a laboratorio del dialogo interreligioso. Ma i sermoni dei suoi imam, spesso tenuti in sessioni di discussione online, hanno continuato a fare scandalo. Uno dei più contestati è stato quello di Abu Mustafa Rayyan sulla donna che deve accomodare i «bisogni sessuali» del marito a prescindere dai suoi desideri, cosa che è passata come una giustificazione dello stupro fra le mura domestiche.
La direzione della moschea ha precisato in un comunicato che le dichiarazioni di Zakaullah Saleem, 25 secondi montati in un filmato di quasi 4 minuti, sono state utilizzate in maniera di fuorviante. Il contesto originario era una conferenza del 2021 sulla dignità della donna. Il durissimo passaggio dell’imam sulla necessità di interrare la donna lapidata non era riferito alla procedura in sé ma, cosa non meno crudele, alla necessità di tutelare il pudore di un corpo femminile dilaniato dalle pietre. In ogni caso, ha sottolineato, «non ha suggerito che queste pratiche abbiano un posto nella società britannica».
Il caso è stato aperto da una segnalazione di Focus on Western Islamism, una piattaforma multimediale vicina alla destra conservatrice americana che, si legge sul sito, «racconta la minaccia posta dall’islamismo nelle democrazie occidentali». Sulle accuse di estremismo e incitamento all’odio emerse è stata avviata un’inchiesta. Nel frattempo, il ministero britannico per la Cultura, i Media e lo Sport ha congelato il finanziamento di 2,2 milioni di euro erogato a favore della moschea per realizzare un centro giovanile. Il bonifico da 77mila sterline era già inoltrato come acconto prima delle denunce che portato all’imbarazzato altolà del governo. Il contributo era stato autorizzato, ha commentato il quotidiano conservatore Mail on Sunday, da «maldestri» impiegati pubblici. La verifica dell’idoneità della moschea allo stanziamento era stata condotta da un organismo indipendente, il Social Investment Business, guidato dall’ex ministro per la sicurezza del lavoro, la laburista Hazel Blears. Garanti dell’appropriatezza del progetto erano stati la polizia delle West Midland e il Commissario locale addetto al contrato della criminalità. Secondo un’inchiesta del Jewish Chronicle ci sono almeno altre moschee che in passato hanno offerto il pulpito a predicatori d’odio che hanno ricevuto contributi in denaro dalle autorità locali. Per esempio, la moschea di Finsbury Park, a nord di Londra e, a sud del Tamigi, il Lewisham Islamic Center.