Ansa
Il Portogallo è il sesto Paese più vecchio del mondo e in 40 anni è passato dall’avere il tasso più alto di fertilità al più basso. Se si mantenesse la tendenza, nel 2060 la popolazione scenderebbe a 8,5 milioni, dagli attuali 10, secondo l’Istituto nazionale di statistica. E se continuasse l’esodo migratorio, i lusitani diminuirebbero fino a 6,3 milioni: 4 in meno degli attuali, e dei quali il 35% con più di 65 anni. Una nazione vecchia ed economicamente insostenibile. Con questo scenario, è una buona notizia l’aumento delle nascite nell’anno appena trascorso, dopo il crollo nel 2021. Sono 83.436 quelle registrate nel 2022, pari a un incremento del 5,3% rispetto all’anno precedente, che aveva segnato il minimo storico da quando esistono i rilevamenti.
Ovviamente i dati, confermati dal Programma nazionale di screening neonatale, non bastano da soli a invertire il trend, ma sono stati celebrati come una boccata d’ossigeno. Sono state 4.219 le culle in più, rispetto alle 79.217 del 2021, tuttavia sufficienti a «superare la barriera psicologica delle 80.000 nascite, cui si fa riferimento quando si parla di bassa natalità», ha spiegato la demografa Maria Joäo Valente Rosa, docente della Facoltà di scienze sociali e umane dell’Università Nova di Lisbona. Incrociando i dati con quelli statistici, indicano che l’equilibrio naturale – ovvero la differenza fra le nascite e le morti – «non sarà tanto negativo come nel 2021», quando l’eccesso delle seconde sulle prime è stato di 45.000 persone. Anche se sarà comunque negativo.
Secondo la demografa, il relativo boom neonatale «è il risultato di quanto accaduto nel passato molto recente, che ha portato al ritardo del progetto di genitorialità». Ovvero dell’insicurezza, dell’instabilità e della preoccupazione, provocati dalla pandemia di Covid-19, che ha fatto sì che molte coppie rinviassero i figli a tempi migliori, ovvero nel 2021 con i “frutti” maturati nel 2022. Settembre è stato il mese più prolifico, mentre sull’intero territorio nazionale la maglia nera spetta alle Azzorre, l’unica regione del Paese che ha registrato meno neonati – in tutto 1997 – rispetto al 2021. Agli antipodi di Lisbona, prima in classifica con 24.842 culle, seguita da Porto con 15.255. Al di là dei numeri, invertire la tendenza alla bassa natalità, preoccupante soprattutto nelle aree interne del Portogallo, dipende dalle politiche pubbliche a medio e lungo temine, che in alcuni casi includono sussidi e “assegni bebè” alle famiglie nei comuni in cui i neonati sono rari.
Come quello di Alcoutim, nel distretto di Faro, dove l’amministrazione ha destinato 5.000 euro per ogni nuovo nato nel municipio. Un sussidio aiuta, ma non risolve nelle aree interne i problemi strutturali dei territori, come la mancanza di servizi sanitari e di scuole di prossimità. Un grosso incentivo è stato infatti l’asilo nido gratuito – la misura approvata dal Parlamento per tutti i bambini delle fasce più basse di reddito nati dopo il primo settembre 2021, in vigore dal settembre 2022. Nel tracciare un bilancio, il ministro per il lavoro e la solidarietà e previdenza sociale, Ana Mendes Godinho, ha assicurato che nei primi 4 mesi, oltre 47mila bambini hanno frequentato gratuitamente gli asili nido “solidali”. E, dal primo gennaio 2023, la misura è stata estesa anche al settore privato.