sabato 1 febbraio 2025
Consegnati per primi Ofer Kalderon e Yarden Bibas. Per Keith Siegel il palco sul mare al porto di Gaza City. Bibas è il padre dei due bimbi piccoli rapiti, sulla cui sorte restano poche speranze
Yarden Bibas, uno dei tre ostaggi rilasciati da Hamas

Yarden Bibas, uno dei tre ostaggi rilasciati da Hamas - Reuters

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È cominciata con il rilascio, all'alba, di 2 dei 3 ostaggi previsti la giornata del nuovo scambio tra Hamas e Israele. Il gruppo armato ha consegnato alla Croce Rossa il cittadino franco-israeliano Ofer Kalderon e Yarden Bibas, separato dalla moglie e dai due figli piccoli durante il massacro e il rapimento di massa del 7 ottobre 2023. Keith Siegel, cittadino statunitense-israeliano, è stato consegnato poco dopo in un'altra zona: il palco è stato allestito sul mare al porto di Gaza City, nel nord. Siegel è apparso molto provato, magro, pallido; camminava a fatica, sostenuto da due miliziani. Ha salutato con la mano come gli era stato detto di fare dai miliziani che lo riprendevano con le loro telecamere.

Anche stavolta i fondamentalisti non hanno rinunciato alla sfilata in cui gli ostaggi vengono esibiti. L’atmosfera, a differenza dei giorni scorsi, è apparsa meno caotica. Ma la “regia” mediatica dell’operazione resta saldamente nelle mani di Hamas che continua ad approfittare dei rilasci per rilanciare la sua immagine all’interno del mondo palestinese e oltre i confini di Israele.

Bibas è il padre dei due ostaggi più piccoli: Kfir, che aveva 9 mesi quando è stato rapito con il fratello Ariel, che aveva 4 anni al momento dell'attacco del 7 ottobre e la madre Shiri. Il padre era stato subito separato dal resto della famiglia. Hamas aveva dichiarato nel novembre 2023 che i bambini e la mamma sono morti durante la prigionia nel corso di un attacco aereo israeliano. Israele è con il fiato sospeso e ha continuato a sperare in un miracolo, mentre attende di sapere da Yarden Bibas se durante i 484 giorni di sequestro ha avuto qualche notizia dei familiari.

Poche ore dopo sono stati scarcerati 182 detenuti palestinesi, quasi il doppio di quanto previsto inizialmente, tra cui 72 prigionieri di sicurezza 14 dei quali condannati all'ergastolo. I pullman della Croce Rossa li hanno portati in Cisgiordania dove sono stati accolti da una folla festante. La stampa israeliana riferisce che i palestinesi scarcerati dal penitenziario di Ketziot avevano braccialetti bianchi con la bandiera israeliana e scritte, in arabo e in ebraico, quali "Il popolo eterno non dimentica".

E per la prima volta stamani è stato aperto, solo in uscita dalla Striscia, il valico di Rafah in direzione dell’Egitto. Centinaia di palestinesi si sono messi in fila per attraversarlo. Circa 200 persone dovrebbero ricevere l’autorizzazione a lasciare Gaza, tra loro 50 combattenti feriti e 50 civili che necessitano di cure urgenti (50 bambini ricoverati per tumori o malattie del sangue, ha detto alla Cnn un funzionario del ministero della Salute di Gaza). Poi toccherà a un centinaio di studenti autorizzati ad entrare in Egitto per motivi umanitari.

Al valico di Rafah è attiva la missione Eubam, alla quale partecipa anche un gruppo di Carabinieri. In base all'accordo di Doha, da oggi Israele consentirà l'uscita di 200 palestinesi al giorno per 28 giorni, per un totale di circa 5.500 palestinesi nella prima fase dell'accordo che dura sei settimane.

Lo scambio di oggi segna il giro di boa nell’accordo del cessate il fuoco: finora 17 dei 33 ostaggi da rilasciare nelle prime 6 settimane di tregua sono stati liberati da Hamas e dal principale alleato, la Jihad islamica, mentre i detenuti palestinesi scarcerati sono già 400 e al termine della tregua saranno quasi 2 mila.

Martedì dovrebbero riprendere ufficialmente i colloqui per la definizione delle intese per il rilascio degli oltre 60 ostaggi rimanenti. Le delegazioni delle parti si trovano già in Egitto, ma sarà decisivo l’incontro a Washington, proprio martedì prossimo, tra il premier Netanyahu e il presidente Donald Trump.

Il cessate il fuoco iniziale di sei settimane, concordato con i mediatori egiziani e qatarioti e sostenuto dagli Stati Uniti, è stato finora rispettato nonostante una serie di incidenti che ne hanno messo a rischio la tenuta.

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