venerdì 31 gennaio 2025
L’Onu: almeno 12 esecuzioni sommarie da parte dell’M23. E «stupri». La ministra degli Esteri accusa il Ruanda di voler sovvertire il regime
I Patrioti, volontari anti-M23, si stanno addestrando nello stadio di Bukavu

I Patrioti, volontari anti-M23, si stanno addestrando nello stadio di Bukavu - Ansa

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L’accusa della ministra degli Esteri della Repubblica democratica del Congo, Thérèse Kayikwamba Wagner, è pesante: il Ruanda sta occupando illegalmente il Paese e cercando il colpo di stato, ha detto alla Bbc. E questo perché il mondo glielo consente, ha rincarato. L’ex Zaire, già colonia belga, ha accordi ventennali con la Cina per lo sfruttamento delle immense risorse minerarie e delle terre rare (per i dispositivi elettronici), mentre il Ruanda dopo il genocidio del 1994 gode delle attenzioni di Europa e Stati Uniti. Nelle ore in cui falliva il tentativo di mettere faccia a faccia, sia pure in videocollegamento, i presidenti congolese Felix Tshisekedi e ruandese Paul Kagame al tavolo organizzato dalla Comunità per lo sviluppo dell’Africa meridionale (Sadc), nel Congo orientale i gruppi ribelli capeggiati dal movimento M23 spalleggiato dal Ruanda proseguivano la marcia verso sud lungo la sponda occidentale del lago Kivu. O meglio, lungo il confine con il piccolissimo Ruanda. Meno di duecento chilometri separano Goma, il capoluogo del Nord Kivu dal 27 gennaio in mano ai ribelli, da Bukavu, capoluogo del Sud con oltre un milione di abitanti. Ieri si combatteva trenta chilometri a nord di Kavumu, dove si trova l’aeroporto di Bukavu a una quarantina di chilometri dalla città. Nella zona sono presenti truppe del Burundi, che sarebbero già entrate in combattimento. «Il rischio di regionalizzazione del conflitto è reale» ha detto un diplomatico alla Reuters. All’aeroporto sono schierate le difese di Kinshasa. E in città si reclutano volontari tra i civili.

Nell’est della Repubblica democratica del Congo, che da trent’anni non conosce pace, sono di stanza anche truppe ugandesi: hanno adottato una «posizione difensiva avanzata» in seguito all’intensificarsi dei combattimenti. Presenti anche 2.900 militari della Sadc provenienti da Sudafrica, Tanzania e Malawi. Il Ruanda li considera «forza belligerante». E sostiene di non avere truppe schierate se non al confine, per garantire la propria sicurezza e la tutela dell’etnia tutsi in Congo.

Il portavoce dell’Ufficio Onu per i diritti umani (Ohchr), Jeremy Laurence, ha lanciato l’allarme sul dilagare della violenza nei confronti dei civili: «Abbiamo documentato l’esecuzione sommaria di almeno 12 persone da parte dell’M23 tra il 26 e il 28 gennaio». Il gruppo ha «occupato scuole e ospedali, costretto gli sfollati a lasciare i campi e sottoposto la popolazione civile alla coscrizione e ai lavori forzati». I rapporti dei funzionari governativi denunciano lo stupro di almeno 165 donne dopo l’evasione di oltre 4mila detenuti dalla prigione di Goma in seguito alla presa della città da parte dei ribelli.

«Il pericolo maggiore per la popolazione sono gli sbandati Wazalendo» hanno detto all’agenzia Fides fonti della Chiesa di Goma, riferendosi a milizie filogovernative. «Entrano nelle case in cerca di cibo, minacciano di portare via i figli. Ed è facile immaginare cosa possono fare alle donne». La situazione resta difficile anche per la mancanza d’acqua e di corrente. «Senza elettricità pompe e impianti di depurazione non funzionano. Le condizioni più difficili sono quelle degli sfollati». Nella parrocchia San Francesco Saverio di Ndosho, alla periferia di Goma, ne sono ospitati 2mila e altri 1.600 nella vicina scuola, informa Fides. «Tra l’altro comincia a fare caldo ed è urgente seppellire i corpi sparsi lungo le strade». Da Goma Medici senza frontiere fa sapere che «l’obitorio dell’ospedale di Kyeshero è stracolmo di cadaveri e anche gli obitori degli altri ospedali sono sovraccarichi».
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