Gli scienziati italiani in campo: «I robot-killer vanno fermati»
Petizione di 110 ricercatori, a governo e Parlamento, per arrivare a un bando internazionale alle armi completamente automatiche
Italiani sempre più contrari allo sviluppo dei robot killer. Nel 2016 erano il 58 per cento, ora sono il 70. Non si tratta dunque delle avanguardie della galassia pacifista. E nemmeno solo della rete di scienziati, ricercatori e docenti universitari, che in 110 hanno appena firmato l’appello a governo e Parlamento per un bando preventivo.
A chiedere lo stop della corsa verso le armi robotizzate, programmate per eliminare autonomamente il nemico senza controllo umano, neanche a distanza, sono 7 italiani su 10. Un no condiviso con l’opinione pubblica di altri 26 Stati nel mondo – dalla Cina alla Russia, dal Regno Unito agli Usa il no raccoglie il 61 per cento secondo il sondaggio della “Campaign to stop killer robots”– e che in Italia si sta rafforzando.
A fotografare l’opinione dei connazionali sull’ultima frontiera della ricerca militare è il sondaggio dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo, presentato per il lancio dell’appello dei 110 ricercatori di intelligenza artificiale, robotica, informatica di atenei di tutta Italia, che chiede alla politica italiana e internazionale la messa al bando delle armi completamente autonome ( anticipato domenica 10 marzo da Avvenire ), nell’ambito della mobilitazione della Campaign to stop killer robots , i cui membri italiani so- no Rete Disarmo e Uspid, l’Unione degli scienziati per il disarmo. L’appello riconosce come «le nuove tecnologie dell’intelligenza artificiale e della robotica possono trasformare e migliorare profondamente» infrastrutture, trasporti, produzione, servizi pubblici, difesa nazionale, cure sanitarie e molti altri settori».
Ma i ricercatori mettono in guardia sugli «impieghi moralmente inaccettabili delle tecnologie dell’intelligenza artificiale e della robotica avanzata». Per l’appello, «eliminare il controllo umano » sulle armi «le colloca al di là di una linea moralmente invalicabile». «Lasciare la scelta dei bersagli ad algoritmi, su computer vulnerabili a cyber- attacchi, è eticamente ingiustificabile », commenta Diego Latella, segretario Uspid e informatico al Cnr di Pisa. «Le armi autonome attaccano obiettivi militari senza un controllo umano – afferma Guglielmo Tamburrini, professore di Logica e filosofia della Scienza alla Federico II di Napoli – minacciando l’integrità della catena di comando e controllo». Dall’analisi del sondaggio emergono dati interessanti. Il 70 per cento di contrari si differenzia per genere: tra le donne arriva al 73,4, scende tra gli uomini al 65. I no crescono con l’età.
L’orientamento politico pesa: i no sono il 75,5 per cento tra chi vota Pd, l’82,8 tra altri partiti di sinistra, calano tra gli elettori del M5s (58,1 per cento), Forza Italia (55,2 per cento), fino a diventare minoranza tra gli elettori della Lega (49,2 per cento). Poi a sorpresa i no crescono tra chi vota Fratelli d’Italia (68,4 per cento). Per Fabrizio Battistelli, presidente di Archivio disarmo, «la destra post-fascista è critica verso armi che annientano l’etica del combattente che affronta il nemico a viso aperto».
© RIPRODUZIONE RISERVATA






