L'Assemblea nazionale francese - Wikicommons
Dopo l’annuncio del presidente francese Emmanuel Macron di voler giungere all’iscrizione nella Costituzione del cosiddetto «diritto all’Ivg», ovvero all’aborto, diversi settori del Parlamento, a cavallo fra maggioranza e opposizione, si sono detti pronti ad abbracciare la causa.
L’ultimo atto di questi tentativi, non nuovi e in passato sempre falliti, è andato in scena oggi all’Assemblea Nazionale, dove è stata approvata in prima lettura una bozza presentata dalla sinistra radicale (La France insoumise) e poi sostenuta pure dai deputati macroniani, una volta espunto dal testo l’iniziale riferimento a una costituzionalizzazione pure per il diritto alla contraccezione.
La schiacciante maggioranza del voto finale – 337 voti favorevoli, 32 contrari e 18 astensioni – è proprio il risultato di una convergenza politica fra macroniani e mélenchonisti additata da più parti come «contro natura». La bozza prevede di aggiungere, all’articolo 66, la frase seguente: «La legge garantisce l’effettività e un accesso egalitario al diritto all’interruzione volontaria di gravidanza».
In ogni caso, l’iter è tutt’altro che già tracciato, poiché il testo dovrà essere vagliato dal Senato, retto da una maggioranza di centrodestra a trazione neogollista. In proposito, il mese scorso, i senatori avevano già bocciato, con 172 voti contro e 139 a favore, un testo simile presentato in quel caso dai Verdi. Per ogni progetto di modifica costituzionale, di fatto, non vale l’abituale preminenza dei deputati sui senatori. Dunque, la Camera alta potrà esercitare una sorta di diritto di veto.
Intanto, certi analisti denunciano una strumentalizzazione del tema da parte dell’Eliseo, sostenendo che l’esecutivo persegue pure finalità tattiche, come quella di allargare così il ventaglio delle possibili intese, dato che il campo macroniano non gode della maggioranza assoluta di deputati all’Assemblea Nazionale.