Una giovane pachistana a Lahore nella Giornata di Gerusalemme - Ansa
Si spegne la speranza di poter celebrare “normalmente” Eid al-Fitr, la festa che segna la fine del mese di Ramadan, attesa a partire da domani. Quasi tutti i Paesi arabi e islamici hanno imposto un giro di vite alle celebrazioni per evitare una nuova ondata di contagi da coronavirus. «Non spostatevi durante l’Eid», è l’invito rivolto dal ministro della Sanità di Teheran agli iraniani, soliti mettersi in viaggio durante questi giorni. Anche ieri i morti sono stati 51 e i contagi oltre duemila con oltre 131mila malati dall’inizio della pandemia. «In molte zone – ha aggiunto Saeid Namaki – circa il 90% della popolazione non ha contratto il virus. Nel caso di una nuova epidemia, sarebbe molto difficile controllarla». Tuttavia, l’Iran consentirà ai fedeli di pregare all’interno dei centri religiosi e non nei luoghi all’aperto. Ieri, in occasione dell’ultimo venerdì di Ramadan dedicato alla “Giornata di al-Quds” (Gerusalemme), la Guida suprema Ali Khamenei ha precisato che «il jihad e la lotta per liberare la Palestina sono doveri islamici», sottolineando che «la vittoria è garantita da Dio» e che sarebbe «un grave errore considerare la questione palestinese solo come una questione prettamente araba ». «I gruppi jihadisti, ha aggiunto Khamenei, devono essere organizzati e si devono espandere nelle terre palestinesi, perché i sionisti capi- scono solo il linguaggio della forza». A Gerusalemme, dopo due mesi di chiusura, la Spianata delle moschee riaprirà probabilmente solo dopo le festività. Il direttore della moschea al-Aqsa, il terzo luogo sacro dell’islam, ha detto che i dettagli della riapertura saranno finalizzati «a evitare critiche sulla mancanza di precauzioni sanitarie». Moschee ancora serrate a La Mecca e Medina, in Arabia Saudita, dove le autorità hanno imposto restrizioni dopo un’improvvisa impennata dei casi positivi registrati. A Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, è stato deciso un ulteriore giro di vite sul distanziamento sociale durante l’Eid per evitare che i festeggiamenti diventino un moltiplicatore del contagio. La città è disseminata di poliziotti dotati di “thermal scan” per rilevare la temperatura corporea. Misure drastiche anche in Egitto, dove il governo ha deciso di estendere i giorni di festa (retribuita per i dipendenti pubblici) da tre a cinque. Fino a venerdì è quindi prevista la chiusura di tutti i negozi, ristoranti, centri commerciali, servizi di intrattenimento e spiagge, mentre è previsto il coprifuoco dalle 17 fino alle 6 del mattino. Il premier egiziano, Mostafa Madbouli, ha indicato che il coprifuoco nel Paese si applicherà successivamente dalle 20 alle 6 di mattina, mentre il ritorno di alcuni riti religiosi nei luoghi di culto sarà studiato in modo da consentirlo nella seconda metà di giugno. In occasione dell’Eid e per evitare il collasso del settore turistico, alcune strutture alberghiere del Mar Rosso e del Sinai che avranno soddisfatto tutti i controlli di sicurezza sanitaria potranno ricevere i primi clienti dal mercato interno per la prima volta dalla fine di marzo, ma garantendo una capacità del 25 per cento soltanto.
Secondo le disposizioni in vigore, gli hotel devono mantenere il distanziamento sociale tra gli ospiti, misurare la temperatura corporea dei clienti e seguire una serie di rigorose misure preventive anti-coronavirus. In Algeria, il primo ministro ha annunciato il divieto di circolazione di veicoli e motocicli durante i giorni dell’Eid, nonché l’obbligo di indossare una mascherina nei luoghi pubblici.
Il divieto riguarda tutte le province del Paese, a prescindere dalla fascia oraria 7-13 in cui è possibile circolare, ma solo a piedi. Le indagini epidemiologiche condotte dagli esperti del ministero della Sanità, si legge in un comunicato del governo, «hanno rivelato che la maggior parte» degli oltre ottomila casi contagio «sono stati registrati durante eventi familiari e assembramenti di persone». Clima di non-festa anche in una Siria devastata, oltre che dal Covid-19, anche da nove anni di guerra. Come se non bastasse, la celebrazione di quest’anno è stata ulteriormente oscurata dal crollo del potere d’acquisto della valuta nazionale.
Al mercato dell’usato di Damasco, nei giorni scorsi si sono viste molte donne siriane intente a cercare, tra le pile di abiti, i loro “nuovi” vestiti dell’Eid. L’unico Paese in cui la festività avrà una certa “libertà di azione” è forse il Pakistan che ha già revocato il lockdown riaprendo anche le poche moschee che erano state chiuse. Non senza gravi rischi. Ieri, il numero di 2.603 nuovi contagi è stato quello più alto registrato dall’inizio dell’emergenza.