I luoghi più caratteristici di Venezia illuminati in occasione di "Venezia in rosso", inziativa del Patriarcato di Venezia e dell'associazione Aiuto alla Chiesa che soffre per ricordare le persecuzioni contro i cristiani. ANSA/UFFICIO STAMPA COMUNE DI VENEZIA
«Voglio ringraziare tutti voi che continuate a pregare per mia madre e voglio anche dire grazie a quei giudici coraggiosi e al sistema giudiziario pachistano che finalmente hanno riconosciuto l'innocenza di mia madre». Sono le parole di Eisham, la figlia di Asia Bibi, in un nuovo videomessaggio registrato da Aiuto alla Chiesa che Soffre.
Il ringraziamento arriva dal Pakistan, dove Asia Bibi e la sua famiglia si trovano in un luogo sicuro e segreto in attesa di poter lasciare il Paese. Questo potrà avvenire solo dopo l'udienza di revisione del processo in cui la madre cristiana era accusata di blasfemia e ha rischiato la condanna a morte, revisione chiesta da estremisti musulmani dopo la sentenza di assoluzione del 31 ottobre emessa dalla Corte Suprema.
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Il videomessaggio è stato trasmesso questa sera a Venezia per ringraziare gli italiani dell'interesse sul caso di Asia Bibi. L'occasione è l'evento organizzato da Aiuto alla Chiesa che Soffre, con il Patriarcato di Venezia, che vedrà l'illuminazione in rosso di tutti i principali monumenti.
«Il mio grazie - prosegue Eishma - va anche a tutti quei governi come quello italiano che sono preoccupati per il nostro futuro e per la nostra salvezza. Lo scorso febbraio eravamo a Roma quando Aiuto alla Chiesa che Soffre ha illuminato di rosso il Colosseo; mia madre era in carcere allora, mentre questa sera, mentre voi illuminate di rosso Venezia - dice la ragazza facendo riferimento all'evento - lei finalmente è libera, grazie a Dio. Spero che molto presto la nostra intera famiglia, riunita e finalmente felice e libera, possa visitare Venezia. Grazie a tutti voi che questa sera a Venezia a nel mondo pregate per mia madre e per tutti i cristiani perseguitati».
Il messaggio di Papa Francesco
Papa Francesco auspica che la "provvida iniziativa" "Venezia in rosso" "susciti una doverosa attenzione da parte di tutti al grave problema delle discriminazioni che i cristiani subiscono in tante parti del mondo". In un messaggio inviato al Patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, a firma del Segretario di Stato cardinale Parolin, il Papa rivolge il "suo affettuoso saluto" ai giovani che prendono parte al pellegrinaggio diocesano che precede l'illuminazione della Basilica della Madonna della Salute, del tratto antistante del Canal Grande, del Ponte di Rialto e di altri luoghi simbolo della città lagunare. Un evento che, si ricorda nel messaggio, "ha il fine di sensibilizzare l'opinione pubblica sul dramma di tanti cristiani perseguitati a motivo della loro fede".
Nel testo si legge altresì che "vi sono infatti Paesi dove è imposta un'unica religione, altri dove si assiste a una persecuzione violenta o sistematico dileggio culturale nei confronti dei discepoli di Gesù". Ecco perché è essenziale organizzare eventi simili a quello veneziano e ad altri analoghi promossi da ACS che ha illuminato importanti monumenti come il Colosseo per attirare l'attenzione del mondo sulle tante violazioni alla libertà religiosa. Un diritto, quest'ultimo "fondamentale dell'uomo - si legge nel messaggio - che va riconosciuto poiché riflette la sua più alta dignità".
La salvezza di Asia Bibi però tarda, mentre sembra vacillare la determinazione di diversi governi a offrirle un asilo sicuro. L’avvocato, Saiful Malook, per anni a capo del suo consiglio di difesa e ora in Olanda per sfuggire alla vendetta dei fondamentalisti, ha dichiarato ai giornalisti incontrati a Francoforte che se la donna si trova ancora in Pakistan è «perché nessun Paese le ha ancora offerto ospitalità».
Secondo Malook, per Asia Bibi «ogni Paese occidentale andrebbe bene» se le venisse garantito un visto d’ingresso o, in alternativa, un passaporto straniero. «Se il cancelliere tedesco dovesse chiedere all’ambasciatore di fornire un passaporto a lei, al marito e alle figlie insieme alla cittadinanza tedesca, nessuno potrebbe più fermarla». Berlino, che non commentato le dichiarazioni di Malook, avrebbe già avviato colloqui con il governo pachistano, come pure quello canadese, ma diversi fattori concorrono a rendere indefiniti i tempi dell’espatrio.