domenica 7 febbraio 2010
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Lalibela, in Etiopia, dovrebbe occupare i primi posti tra i contendenti al titolo di sito più straordinario nella storia dell’arte e dell’architettura cristiana. Immaginate di camminare su una collina e di vedere quel che è simile a una bassa struttura monolitica in pietra che sporge per poco dal terreno. Andando più vicino potrete notare una specie di ampio fossato - e solo in questo momento accorgervi che quel che state osservando a livello di suolo è il tetto di una possente chiesa a torre che si estende per circa 12 metri sotto la superficie. Per molti anni gli operai scavarono la chiesa nel granito usando solo il martello e lo scalpello. L’edificio conserva i ricchi colori della roccia, che paiono mutare con le varie ore del giorno. Lalibela è il sito con 11 di queste chiese, compresa la più grande che esista al mondo, realizzata da una sola pietra. Pochi etiopi dubitano che gli angeli abbiano avuto un ruolo in questo progetto di vaste costruzioni. Le origini dell’area sono misteriose. Prende il nome da un re famoso, Gebre Mesqel Lalibela, che governò intorno al 1200 e che presumibilmente volle dare ai cristiani una meta di pellegrinaggio alternativa rispetto a Gerusalemme. Certamente Lalibela aspira ad essere una seconda Gerusalemme riproducendo molti nomi di luoghi ed edifici celebri, ma non sappiamo la sua esatta data di nascita. Alcune delle chiese potrebbero essere più vecchie di secoli nei confronti del re Lalibela. Per quanto sia antico, da secoli il sito riempie di stupore i viaggiatori. Quando il primo visitatore europeo ne parlò intorno al 1520, lottò per trovare le parole. Non voleva frenare l’entusiasmo ma sapeva anche che nessuno avrebbe creduto al racconto sui dettagli e le dimensioni di Lalibela. E i lettori sarebbero stati sorpresi apprendendo che questo luogo cristiano miracoloso era in Africa! Lalibela è solo un luogo tra le molte chiese e santuari di pellegrinaggio evocativi d’Etiopia - ed è secondo per santità e prestigio nei confronti di Axum (Etiopia), famosa per l’arca dell’alleanza. Come le sue controparti Lalibela da secoli è conosciuta ed amata. Gli etiopi hanno un senso profondo delle radici religiose del loro paese. Tutti i grandi centri - le chiese scolpite nella roccia, i monasteri, i luoghi miracolosi - attraggono masse di pellegrini nei momenti centrali dell’anno, come a Timqat (epifania). Gli studiosi moderni si sono sforzati di superare la prospettiva limitata dell’Europa occidentale che per così tanto tempo forzò la scrittura della storia della Chiesa, ma pure gli sforzi meglio intenzionati raramente rendono il senso della fede ardente e complessa degli africani al tempo di ciò che gli europei chiamano Medioevo e primo periodo moderno (o, di fatto, fino al presente). Come è ancora possibile scrivere libri di storia dell’architettura cristiana senza includervi pagine su Lalibela? Quando gli storici ricordano la selvaggia invasione italiana d’Etiopia negli anni Trenta del secolo scorso, la definiscono un’istanza della brutalità fascista e non una campagna devastante contro una terra centrale del cristianesimo, un violento assalto segnato dalla strage di massa di monaci e preti etiopici. Gli studiosi tendono a scrivere come se il cristianesimo africano sia qualcosa di nuovo e di sperimentale più che la ripresa di una realtà antica. Alcune chiese africane più recenti stanno lottando per superare questo mito. Uno dei punti di svolta nella storia della Chiesa africana moderna fu la vittoria etiopica sulle forze di invasione italiane nella battaglia di Adua del 1896, un raro esempio di opposizione all’apparente espansione irrefrenabile della supremazia europea. Quello fu il momento in cui le chiese nere nell’Africa meridionale iniziarono a definirsi etiopiche per affermare che avrebbero potuto accettare la fede come fenomeno africano non costretto da norme europee preimpacchettate. Il cristianesimo etiopico fa notizia oggi e non solo per la sua storia. La nazione possiede uno dei più alti tassi di natalità al mondo; la sua popolazione è aumentata dai 33 milioni nel 1975 agli 85 milioni attuali, e potrebbe passare ai 180 milioni nel 2050. Oggi ci sono 50 milioni di cristiani in Etiopia; nel 2050 potrebbero essere 100 milioni, il che farebbe dell’Etiopia la culla delle comunità cristiane più grandi al mondo. In misura sempre maggiore questi credenti migrano nel mondo, specialmente in Europa e negli Stati Uniti. Lontani dal cadere nell’irrilevanza storica, gli eredi di Lalibela avranno una parte significativa nella popolazione cristiana mondiale.
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