Le vaccinazioni anti-coronavirus nel Sud del mondo sono una parte esigua rispetto al totale delle inoculazioni - Ansa
I vaccini per i Paesi poveri possono aspettare. Dai Paesi ricchi, in seno all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), è infatti arrivato il no a un’intesa con il Sud del mondo sui brevetti per la produzione di vaccini contro il coronavirus. L’accordo avrebbe reso più semplice la produzione dei vaccini in regioni del mondo a basso reddito, laddove le campagne vaccinali faticano a partire. Se Stati Uniti, Ue, Canada e altri Paesi ricchi hanno già vaccinato milioni di persone, la grande maggioranza dei Paesi poveri potrebbe impiegare fino a tre anni per raggiungere l’immunità di gregge. Per questo India e Sudafrica, nell’ambito delle discussioni del Consiglio per il Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights (Trips), tenutosi a Ginevra, hanno avanzato un’iniziativa, sostenuto da oltre 100 Paesi in via di sviluppo, per una sospensione temporanea dei brevetti, iniziativa però già bloccata. A non accogliere la proposta, secondo indiscrezioni, una serie di Paesi «ad alto reddito più il Brasile». Secondo questi Paesi, i brevetti sarebbero importanti incentivi all’innovazione. I membri del Consiglio hanno comunque acconsentito a proseguire le discussioni: se ne riparla a maggio.
Da parte sua la delegazione indiana avrebbe evidenziato che i Paesi che si stanno opponendo agli emendamenti del Trips sono gli stessi che si sono assicurati il maggior numero di dosi di vaccino. Un comportamento, questo, secondo la delegazione di Delhi, che starebbe ostacolando un programma mondiale coordinato di immunizzazione. Secondo fonti sudafricane, peraltro, nei giorni scorsi 31 tra le maggiori aziende farmaceutiche del mondo hanno inviato una lettera al presidente Usa Joe Biden – che ieri ha anticipato la firma del suo piano di stimoli economici da 1.900 miliardi di dollari, prima di un discorso in diretta tv – chiedendogli di continuare a opporsi alle richieste di India e Sudafrica. La direttrice generale della Wto Ngozi Okonjo-Iweala ha invitato i produttori di vaccini a fare di più per aumentare la produzione di vaccini nei Paesi in via di sviluppo. Nei mesi scorsi più volte papa Francesco ha chiesto che il vaccino sia reso disponibile a tutti in maniera equa. L’attuale scarsità di vaccini è dovuta alla limitata capacità di produzione a livello globale, che trova la sua origine nel sistema di monopoli con cui operano le case farmaceutiche, che al momento, con brevetti esclusivi, non condividono tecnologia e know-how.
«Quando si dice che non si può togliere il brevetto, che non c’è più niente che si possa fare, si sta molto esagerando per i grandi interessi economici che ci sono. Ma parliamo di cose temporanee, pensando ai morti che ancora abbiamo, per aiutare i Paesi che non hanno risorse sufficienti», ha sottolineato Silvio Garattini, presidente dell’Istituto di ricerca Mario Negri di Milano, durante il webinar «Obbligati a crescere. Vaccino, come ricominciare». «Dopo un anno di pandemia e oltre due milioni e mezzo di morti, alcuni governi continuano ad ignorare che la sospensione dei monopoli possa contribuire a un più ampio accesso a cure, vaccini e test diagnostici», spiega Claudia Lodesani, presidente di Msf.
Dalle Ong si moltiplicano gli appelli.
Oxfam ed Emergency
invocano la fine delle disuguaglianze. La decisione presa ieri dai Paesi ricchi, secondo Peter Kamalingin di Oxfam, costituisce «un affronto al diritto alla salute» delle regioni del mondo più povere, innanzitutto l’Africa, che ha finora ricevuto soltanto lo 0,2% delle 300 milioni di dosi di vaccino somministrate nel mondo.
<+RIPRODUZ_RIS>