martedì 8 ottobre 2024
Il leader nordcoreano ha minacciato nuovamente il ricorso alle armi atomiche nel caso Pyongyang venisse attaccata. E la tensione con il Sud diventa sempre più alta
Il leader nordcoreano Kim Jong-un a Pyongyang

Il leader nordcoreano Kim Jong-un a Pyongyang - REUTERS

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Gli strali li ha riservati, manco a dirlo, al presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol, citato – occorrenza considerata inusuale - per la seconda volta nel giro di una settimana. La “macchia” della Corea del Sud? Quella di “agire in combutta” con Washington per destabilizzare la regione. Parola di Kim Jong-un. Il leader nordcoreano è tornato a martellare con la sua retorica muscolare, nella quale trova ormai sempre più spazio “l’argomento” armi atomiche. Il mese scorso Kim aveva fatto sapere che “la Corea del Nord raddoppierà le sue misure e gli sforzi per rendere tutte le forze armate, incluse quelle nucleari, pronte al combattimento” contro gli Usa e i suoi alleati. Ieri ha assicurato che il suo Paese “accelererà i passi verso la trasformazione in una superpotenza militare con armi nucleari”.

Armi, è la minaccia del dittatore, che verrebbero utilizzate in caso di attacco nemico: “Se i nemici provano a usare la forza contro il nostro Paese, l'esercito della Repubblica userà tutta la potenza offensiva senza esitazione. Ciò non esclude l'uso di armi nucleari”. Kim ha comunque voluto precisare, nel suo discorso alla National Defense University, un campo di addestramento per specialisti militari d'élite, di non avere “assolutamente intenzione di attaccare la Corea del Sud". Lo stesso leader nordcoreano non ha però risparmiato parole al vetriolo contro il “collega” sudcoreano, insediatosi nel 2022 al posto del più “morbido” Moon Jae-in, accusato di essere “totalmente consumato dalla sua fede cieca nella forza del suo padrone".

Dopo una politica a "strappo", ambigua e pendolare, fatta di avvicinamenti repentini e altrettanto veloci azzardi (e ricatti), Kim ha definitivamente congedato la distensione verso Seul dal 2023. A inizio 2024 ha dichiarato all'Assemblea popolare suprema del Paese che la Costituzione nordcoreana sarebbe stata rivista per escludere qualsiasi possibilità di un'unificazione pacifica con la Corea del Sud. I lavori per la revisione del Testo sono entrati nel vivo ieri, anche se i media statali nordcoreani non hanno fatto menzione di una eventuale deliberazione. La sessione viene comunque attentamente monitorata. L’emendamento costituzionale potrebbe liquidare in maniera definitiva l'unificazione con Seul, additata ormai come "nemico principale" di Pyongyang.

Una cosa è certa: la tensione tra i due Paesi è sempre più alta, la retorica usata sempre più aggressiva. Lo scorso primo ottobre Yoon ha provocato la furia del Nord, quando in occasione della Giornata delle forze armate, ha avvertito il leader nordcoreano che se il regime di Pyongyang usasse armi nucleari andrebbe incontro "alla sua fine". Seul ha messo in mostra la sua potenza di fuoco in occasione proprio dell'Armed Forces Day, incluso l'ultimo sistema missilistico nell'arsenale, l'Hyunmoo-5, mentre l'impegno degli Stati Uniti per la sicurezza del Sud è stato sottolineato dal sorvolo di un bombardiere B1 con capacità nucleare. Un messaggio chiaro rivolto al dittatore nordcoreano. Per Kim Seong-kyung, professoressa di società e cultura nordcoreana presso l'Università di studi nordcoreani di Seul, "Kim Jong-un sta cercando di alzare il tiro”. Il suo obiettivo? “Riaprire il canale diplomatico, in caso di vittoria di Donald Trump", già incontrato da Kim nel 2019.

Quanto è seria (e inquietante) la minaccia nordcoreana. Secondo lo Stockholm International Peace Research Institute il Paese avrebbe assemblato circa 50 testate. Ma disporrebbe di materiale fissile sufficiente per un totale di 90 testate. Si calcola la Corea del Nord spenda circa il 25-30 percento del suo Pil per la difesa. Al tempo stesso un rapporto pubblicato da Statistics Korea nel dicembre 2023 ha denunciato che "la produzione alimentare della Corea del Nord, inclusi riso e orzo, è diminuita del 4 per cento a 4,51 milioni di tonnellate nel 2022" e che anche le spedizioni di cibo dalla Cina sono scese da 500mila tonnellate di riso nel 2021 a 130.383 tonnellate nel 2022.

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