Il leader nordcoreano Kim Jong-un (al centro) osserva una parata militare a Pyongyang - ANSA
Quello del suo assassinio è un fantasma che periodicamente torna a infestare le stanze del potere a Pyongyang. E a rinforzare la sindrome di accerchiamento di cui soffre il regime. Nel 2016 si parlò di presunti piani sudcoreani per istituire un'unità di forze speciali per assassinare Kim Jong-un. L’anno dopo la Corea del Nord accusò la Cia di aver tentato di assassinare il suo leader, usando sostanze biochimiche non specificate durante un evento cerimoniale pubblico nella capitale Pyongyang.
Ora con l’impegno nordcoreano al fianco della Russia sempre più ampio, la paura torna a farsi ossessiva. Secondo quanto ha riportato l’agenzia sudcoreana Yonhap, Pyongyang avrebbe rafforzato la sicurezza attorno a Kim Jong-un “a causa dei timori di un possibile tentativo di assassinio tramite l'uso di veicoli di disturbo delle comunicazioni e apparecchiature di rilevamento dei droni", in scia al consistente rialzo delle attività pubbliche di Kim nel 2024, salite finora a quota 110, circa il 60% in più rispetto al 2023.
La valutazione del National Intelligence Service (Nis), l'intelligence di Seul, è stata riferita dai deputati Lee Seong-kweun (un esponente del People Power Party al governo) e Park Sun-won (rappresentante Partito Democratico, la principale forza di opposizione). Tra gli altri temi trattati nel corso dell'audizione, l'agenzia di spionaggio ha confermato che la Corea del Nord ha smesso di usare il calendario “juche” (autosufficienza), il sistema di numerazione degli anni che simboleggia il suo fondatore Kim Il-sung e nonno dell'attuale leader, e sta rafforzando gli sforzi per consolidare la figura di Kim Jong-un come unico leader della nazione. Per quanto riguarda la figlia prediletta di Kim, Ju-ae, i vertici del Nis hanno detto di ritenere che la sua posizione sia stata "parzialmente elevata", citando le sue apparizioni pubbliche, tra cui un'occasione in cui è stata scortata da Kim Yo-jong, l'influente e potente sorella del leader del Paese eremita.