mercoledì 18 settembre 2024
La zona di esclusione è stata approvata dal Parlamento per impedire agli attivisti pro-life di avvicinarsi. Ad agosto il risarcimento (e le scuse) per un'attivista che l'aveva fatto
Una manifestante pro-life

Una manifestante pro-life - Reuters

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La svolta pro-choice del Regno Unito si compie il 31 ottobre. Tra sei settimane verranno legalizzate anche in Galles e Inghilterra le buffer zone: le zone interdette ai volontari pro-life che fanno da anello di protezione alle cliniche abortive. In Irlanda del Nord sono già attive dall’anno scorso; entro la fine del mese lo saranno anche in Scozia.

La nota del ministero degli Interni britannico diffusa ieri spiega che all’interno di queste aree, estese nel raggio di 150 metri dalle strutture, sarà illegale «qualsiasi azione» volta, «intenzionalmente o incautamente», a influenzare la decisione di ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza. Vietato non solo il volantinaggio ma anche la preghiera silenziosa. Le violazioni verranno perseguite con multa senza tetto massimo. Pensare che appena lo scorso agosto si era chiuso con un risarcimento da 13mila sterline (circa 15mila euro) e pubbliche scuse della polizia la battaglia di Isabel Vaughan-Spruce, codirettrice dell’associazione March for Life Uk, per il diritto a pregare, in silenzio, per le donne che ricorrono all’aborto e per i bambini non nati. Libertà che le era costata già due arresti.

Le buffer zone, da tempo attive anche in Paesi come Stati Uniti e Australia, sono state approvate a Westminster nel 2023. Il governo conservatore allora in carica ne aveva tuttavia vincolato l’attuazione all’esito di una consultazione pubblica additata dalle associazioni abortiste come inutile lungaggine. La svolta è arrivata con il governo laburista di Keir Starmer (incline ad aprire anche al suicidio assistito) a poco più di due mesi dal suo insediamento. Nelle parole con cui la viceministra Jess Phillips l’ha annunciata risuonano i toni del dibattito sul diritto all’aborto che avvelena la politica statunitense: «Faremo tutto il possibile – ha promesso – per rendere questo Paese un posto più sicuro per le donne che vogliono abortire».

Secondo John Sherrington, vescovo responsabile per le questioni sulla vita della Conferenza Episcopale Cattolica inglese e gallese, la misura è «inutile e sproporzionata» oltre che «discriminatoria» nei confronti delle persone di fede.

ad Si è chiuso con un risarcimento da 13mila sterline (circa 15mila euro) e pubbliche scuse della polizia la battaglia di Isabel Vaughan-Spruce, codirettrice dell’associazione March for Life Uk, per il diritto a pregare, in silenzio, per le donne che ricorrono all’aborto e per i bambini non nati. Libertà che le è costata già due arresti. Il primo risale a novembre 2022.

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