Le cttà nella morsa dello smog - Ansa
Dall’esito della sfida dipenderà, in buona parte, il destino del pianeta. Riuscirà il gigante asiatico a conciliare sviluppo e ambiente, tumultuosa crescita economica e sostenibilità? Come ha scritto al-Jazeera, la Cina ha “il potere di realizzare o distruggere gli sforzi globali volti a scongiurare una catastrofe climatica”. La seconda più grande economia al mondo è anche il Paese che più inquina a livello globale. Un primato non proprio onorevole, certificato dal Global carbon Budget: il gigante asiatico “produce circa il 30% delle emissioni totali, più di Stati Uniti, Unione Europea e India messi insieme”. E la situazione peggiora: le emissioni della Cina – ricorda ancora al-Jazeera - sono cresciute del 10% su base annua durante il secondo trimestre di quest'anno, mettendo il Paese sulla buona strada per battere il suo precedente record di 11,47 miliardi di tonnellate nel 2021.
Pechino, almeno sulla carta, però non ci sta. Il gigante vuole togliersi di dosso la maglia nera nel campo dell’inquinamento. Consapevole che la partita geopolitica, attraverso la quale Pechino aspira ad accreditarsi come perno di un ordine mondiale alternativo a quello attuale, passa anche per il rispetto dell’ambiente e per la capacità di esercitare una sorta di soft power a livello internazionale. Lo scorso 15 agosto, il Paese ha celebrato la sua prima “Giornata mondiale dell’ecologia”, centrata sul tema “Le acque limpide e le montagne lussureggianti sono beni inestimabili”. Lo stesso presidente Xi Jinping ci ha messo la faccia, invitando i cinesi a essere protagonisti nella “rivoluzione verde”. Non solo: Xi ha ribadito che “la tutela ecologica è di vitale importanza per lo sviluppo sostenibile della nazione cinese”. Come ricorda la rivista Beijing Review, Pechino si è impegnata “a raggiungere il picco delle emissioni di anidride carbonica prima del 2030 e, soprattutto, la neutralità del carbonio prima del 2060”. Tutto passa per le rinnovabili. La Cina spinge sull’acceleratore. È in cima alla lista degli investitori in energia pulita nel 2022 con 546 miliardi di dollari – la metà del totale globale di quell’anno.
Secondo i dati del governo cinese, l’attuale capacità eolica e solare del gigante è sufficiente a soddisfare circa il 30% del fabbisogno energetico del Paese. La capacità di generazione di energia elettrica non fossile installata nel Paese ha superato 1,38 miliardi di kilowatt. Come riporta il sito QualEnergia.it, nei primi quattro mesi dell’anno la Cina “ha installato 50GW di fotovoltaico, più di quanto la Germania ne abbia installato in 20 anni, e 14 GW di eolico, più di tutto l’eolico italiano”. Basterà per vincere la partita? E staccarsi, definitivamente, dal carbone? Gli analisti restano cauti. C’è chi giudica gli obiettivi fissati come poco ambiziosi. Il 2060 è un traguardo ancora lontano e sono tante le incognite che gravano sul percorso, economiche, tecnologiche e geopolitiche.