Il rabbino ucciso, Zvi Kogan, 28 anni - Ansa
Sono tre giovani originari dell'Uzbekistan i presunti assassini del rabbino israelo-moldavo Zvi Kogan, la cui scomparsa era stata denunciata nei giorni scorsi dai familiari in Israele e che è stato trovato cadavere domenica negli Emirati Arabi Uniti dove viveva. Il ministero degli Interni emiratino ha pubblicato le foto degli arrestati e i loro nomi. Si tratta di Olambay Tuhairovich, 28 anni, Mahmoud John Abd-Rahim, 28 anni, e Azizat Kamlovitch, 33 anni, tutti e tre di origine uzbeka. Nella foto rilasciata dal ministero, sono ammanettati e bendati. Gli Emirati sottolineano «la determinazione delle autorità di sicurezza competenti ad adottare rapidamente le misure necessarie per scoprire i dettagli dell'incidente, le sue circostanze e i suoi moventi».
Mentre restano da accertare le modalità dell'omicidio e i mandanti, il caso assume rilevanza politica internazionale. Il governo israeliano di Benjamin Netanyahu ha denunciato il crimine come antisemitismo e terrorismo, puntato il dito contro Teheran. Da parte sua, il regime degli ayatollah ha dichiarato di non essere in alcun modo coinvolto.
In una nota, la Casa Bianca condanna «nei termini più forti» l'assassinio, definito «un crimine orribile contro tutti coloro che si battono per la pace, la tolleranza e la convivenza» e sostenendo che si è trattato di «un attacco anche agli Emirati Arabi Uniti e al loro rifiuto verso l'estremismo violento». Informando di partecipare attivamente alle indagini, «in stretto coordinamento con le autorità israeliane e quelle degli Emirati Arabi Uniti», Washington esige che siano puniti «coloro che hanno commesso questo crimine, e chiunque li abbia sostenuti».
Chi era il rabbino e perché viveva a Dubai
Zvi Kogan, 28 anni, era il rappresentante nel Paese del Golfo del movimento Chabad, una delle più grandi organizzazioni chassidiche dell'ebraismo ortodosso, che opera ovunque vi sia una presenza di ebrei affinché abbiano un punto di appoggio, anche in Paesi con i quali Israele non ha relazioni diplomatiche.
Il suo cadavere è stato ritrovato domenica nella città emiratina di Al Ain, a 150 chilometri da Abu Dhabi e al confine con l'Oman. Di lui non si aveva notizie da giovedì scorso, quando era uscito dal supermercato kosher che gestiva a Dubai. Il telefono risultava spento. La sua auto è stata trovata abbandonata ad Al Ain, all'interno c'era segni di lotta. Non è chiaro se sia stato rapito e poi ucciso, lì o altrove.
Il negozio di alimentari kosher che Kogan gestiva a Dubai - Reuters
L'arresto dei tre sospettati è avvenuto in tempi record. Ma va ricordato che gli Emirati Arabi Uniti sono il Paese con più videosorveglianza al mondo: in ogni strada ci sono telecamere a circuito chiuso. Difficile che chi ha ucciso - o rapito e poi ucciso - il rabbino potesse pensare di farla franca.
I tre arrestati erano arrivati nel Paese del Golfo con un volo diretto dalla Turchia.
Netanyahu: «Atto terroristico antisemita»
Indicando come mandante Teheran, i media israeliani scrivono che non sarebbe la prima volta che l'Iran si serve di terroristi dell'Uzbekistan: fondamentalisti provenienti dal Paese dell'Asia centrale erano stati coinvolti in attentati nel 2017 a New York, Stoccolma, Istanbul, San Pietroburgo. Per i primi due casi, è il forte il sospetto che dietro ci fossero i pasdaran iraniani.
«Israele userà tutti i mezzi necessari e farà giustizia dei rapitori e assassini del rabbino Zvi Kogan negli Emirati Arabi Uniti e dei loro mandanti», ha dichiarato Netanyahu: «L'omicidio di un cittadino israeliano, un rappresentante della comunità ebraica Chabad, è un atto terroristico antisemita e malvagio».
Perché l'Iran vorrebbe sabotare gli Accordi di Abramo
Gli Emirati Arabi Uniti avevano stabilito relazioni diplomatiche con Israele nel 2020, con la firma degli Accordi di Abramo, come avevano fatto l'Arabia Saudita e il Bahrein. Da allora era partita dallo Stato ebraico un'ondata migratoria verso Abu Dhabi e Dubai, diretta a rafforzare le comunità ebraiche storicamente presenti nel Golfo.
A questo processo di distensione si oppone strenuamente l'Iran, che continua a disconoscere il diritto a esistere dello Stato di Israele e ne persegue la distruzione. Nel quadro s'inserisce anche la tensione, alimentata anche dalla rivalità economica e di peso geopolitico, con l'Arabia Saudita. Quest'ultima ha congelato il processo di normalizzazione delle relazioni diplomatiche con Israele all'indomani del 7 ottobre e della guerra nella Striscia di Gaza.
Netanyahu ha dichiarato che i legami con gli Emirati saranno rafforzati «proprio in risposta ai tentativi dell'asse del male di danneggiare le relazioni di pace».
Un funzionario vicino alle autorità degli Emirati ha detto alla televisione israeliana Channel 12 che il Paese è infuriato e sotto choc. «Gli Emirati rimarranno una casa di sicurezza, un'oasi di stabilità, una società di convivenza e un faro di sviluppo», ha scritto su X Anwar Karkash, consigliere del presidente emiratino Mohammed bin Zayed.
Interpellato dalla Reuters, l'ex parlamentare israeliano Ayoob Kara del partito Likud di Netanyahu, ora attivo a Dubai per promuovere i rapporti economici tra i due Paesi, si è detto certo che gli ebrei continueranno a stringere legami negli Emirati, anche perché sono in gioco interessi economico-finanziari: «Sono certo che continueranno a investire. Non c'è modo di fermare questa relazione e questa cooperazione».