martedì 5 gennaio 2021
Confermata la capitolazione di Bangassou, cittadina strategica a 750 chilometri a est della capitale Bangui. Il vescovo Aguirre Muñoz: dovremo ricominciare da capo molti dei progetti di ricostruzione
Faustin Archange Touadéra ha ottenuto il 53,9% dei voti alle presidenziali centrafricane

Faustin Archange Touadéra ha ottenuto il 53,9% dei voti alle presidenziali centrafricane - Reuters

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Resta alta la tensione in alcune aree della Repubblica centrafricana. Le autorità locali e la Missione Onu nel Paese (Minusca) hanno confermato ieri la capitolazione di Bangassou, una cittadina strategica che si trova 750 chilometri a est della capitale, Bangui, al confine con la Repubblica democratica del Congo (Rdc). Resta comunque difficile verificare il numero delle vittime. "I ribelli hanno lanciato l’attacco all’alba di domenica e ora si trovano ovunque in città - ha riferito ieri un comunicato della Minusca -. I combattimenti stanno continuando in diverse zone dell’area". Nel frattempo la Commissione elettorale ha dichiarato ieri vincitore delle elezioni presidenziali, con il 53,9%, il presidente uscente, Faustin-Archange Touadéra. Gran parte della popolazione centrafricana, però, vive nella paura. La seconda guerra civile, iniziata alla fine del 2012, è stata caratterizzata da diversi accordi di pace che non hanno avuto l’effetto desiderato.

Contrariamente a quello che era successo in passato, quando il conflitto aveva in parte una dimensione religiosa, ora molti gruppi armati islamici e cristiani si sono uniti per combattere contro il governo. Alcuni occupano varie città del territorio senza, per il momento, causare violenze. Altri stanno invece scontrandosi con caschi blu, l’esercito centrafricano, e soldati russi, ruandesi e francesi. "Ora dovremo ricominciare da capo molti dei progetti di ricostruzione avviati in questa città - ha spiegato all’Agenzia Fides con amarezza monsignor Juan José Aguirre Muñoz, vescovo di Bangassou -. Ci sono vari traumi che devono essere curati e il Cristo sofferente è dietro ogni choc post-traumatico".

Molti residenti avevano attraversato il fiume Mbomou la sera prima dell’attacco e ora sono rifugiati a Ndu, nella Repubblica democratica del Congo. "Stiamo analizzando l’attuale situazione per offrire assistenza alle strutture situate su entrambe le sponde del fiume - ha affermato ieri ad Avvenire Emmaneul Lampeart, capo missione di Medici senza frontiere (Msf) in Centrafrica -. Vogliamo aumentare il nostro supporto con risorse umane, medicine e vaccini per gli sfollati". Una coalizione di ribelli, appartenenti sia alla comunità islamica che musulmana, sta spingendo da alcune settimane per conquistare Bangui. Sebbene abbiano trovato molta resistenza da parte delle forze governative appoggiate dalla Minusca e altre potenze straniere, la guerra continua. L’ex presidente centrafricano, François Bozizé, è stato accusato da Touadéra, un tempo suo alleato, di voler effettuare un colpo di Stato per riprendere il potere. Un’altra crisi centrafricana sembra infatti appena iniziata.

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