lunedì 21 ottobre 2024
L'Australia, di cui re Carlo è oggi capo di Stato, è stata una colonia britannica per più di un secolo. Migliaia gli aborigeni uccisi, incarcerati o sfollati. Una ferita mai sanata
La senatrice aborigena Lidia Thorpe interrompe il discorso che Carlo d’Inghilterra al Parlamento australiano di Canberra

La senatrice aborigena Lidia Thorpe interrompe il discorso che Carlo d’Inghilterra al Parlamento australiano di Canberra - ANSA

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«Questa non è la tua terra, tu non sei il mio re». Con questo grido la senatrice aborigena Lidia Thorpe ha interrotto il discorso che Carlo d’Inghilterra stava tenendo al Parlamento australiano di Canberra. Un’aggressione verbale più che una protesta. «Ridacci la nostra terra e tutto ciò che ci avete rubato, le ossa e i teschi dei nostri morti, i nostri bambini, la nostra gente», ha tuonato avvicinandosi al palco della Great Hall da cui il sovrano, con la regina Camilla seduta accanto, aveva appena salutato la platea. Dimostrazione degenerata in un’accusa pesantissima: «Sei un genocida».

L’uscita della senatrice indipendente, avvolta in un tradizionale mantello di pelle di opossum tipico della popolazione indigena, è stata giudicata «eccentrica» e «irrispettosa» dagli stessi rappresentanti della comunità aborigena presenti alla cerimonia. Il suo è stato un rigurgito anticoloniale. L’Australia, di cui re Carlo è oggi capo di Stato, è stata una colonia britannica per più di un secolo. Migliaia, a fine Ottocento, furono gli aborigeni uccisi, incarcerati o sfollati per fare posto ai “padroni” inglesi. Una ferita mai sanata, neppure dopo l’indipendenza del 1901. La Corona ne è pure consapevole: Carlo, nella cerimonia, aveva non a caso omaggiato gli indigeni definendoli «custodi» dell’Australia.

Il tour in Oceania del sovrano non è facile. È il primo così lungo (nove giorni) e così lontano da Londra (tappa prevista anche a Samoa) dopo la diagnosi di cancro arrivata all’inizio dell’anno. L’erede di Elisabetta ha messo in conto anche di dover gestire eventuali dimostrazioni repubblicane. L’assenza dei premier dei sei stati australiani (New South Wales, Victoria, Queensland, Western Australia, South Australia e Tasmania) a un banchetto organizzato in suo onore dal capo del governo, Anthony Albanese, è stata interpretata come uno schiaffo alla monarchia. Secondo i sondaggi, tuttavia, gli australiani non sono ancora pronti a diventare repubblica. Adesso è tempo, questo è il compromesso ventilato dallo stesso Carlo, di «reinventare» una vecchia amicizia e di intraprendere insieme «il difficile cammino della riconciliazione».

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