Kurz ha chiuso la campagna elettorale a Vienna (Ansa)
Il più giovane capo di governo d’Europa, la destra populista nell’esecutivo, una sterzata a destra impressionante. È lo scenario che molti si aspettano da questo voto in Austria: chiamati alle urne domenica sono 6,4 milioni di austriaci. Certo, niente è scontato, se non che non saranno elezioni come le altre, e che in un modo o nell’altro i liberalnazionali (Fpö), e cioè la destra populista e xenofoba guidata dal volitivo Heinz-Christian Strache saranno come minimo l’ago della bilancia. Gli stessi che solo per un soffio hanno perso il ballottaggio alle presidenziali dello scorso anno (con Norbert Hofer, sconfitto dall’ex Verde Alexander Van der Bellen). E che dopo queste elezioni hanno ottime chance di entrare al governo federale, 17 anni dopo che analoga impresa era riuscita al predecessore di Strache, Jörg Haider.
Ieri Strache ha tenuto il comizio conclusivo nella Viktor-Adler-Platz, nel cuore di Favoriten, un quartierone popolare di Vienna con molti immigrati. Centinaia in piazza, con striscioni con scritto: «Sempre fedeli all’Austria», «Gli austriaci meritano giustizia», un’orchestrina rock e poi le note dei celebri walzer di Strauss. «Nel 2015 il governo ha spalancato le frontiere ai milioni di profughi – tuona Strache – mettendo a rischio la sicurezza degli austriaci, decine di migliaia di pericolosi islamisti sono entrati nel Paese! » Invece «bisogna fermare l’islamizzazione del Paese». Basta sussidi ai profughi, perché «costituiscono un magnete per i migranti economici, che raccontano in giro come se la passano bene da noi». Ed è questione di «giustizia» nei confronti degli austriaci «che lavorano e pagano le tasse e non resta loro niente in tasca, tanti anziani hanno pensioni con cui non possono vivere», mentre «i profughi ottengono tutto».
Certo è che il Paese è stanco dopo decenni di litigiose grandi coalizioni tra i socialdemocratici, dal 2016 guidati dal cancelliere Christian Kern, e i Popolari (Övp) da luglio diretti dalla vera nuova star della politica austriaca, il giovanissimo Sebastian Kurz, 31 anni, ministro degli Esteri. Anche se l’economia del Paese va a gonfie vele e la disoccupazione è tra le più basse dell’Ue, secondo un sondaggio dell’istituto Sora del 2016, il 40% degli austriaci vorrebbe un «uomo forte» . «Non è che vogliano tutti un dittatore – precisa Peter Filzmaier, uno dei più noti politologi del Paese – ma c’è una grande stanchezza per la politica. Con il rischio che aumentino umori anti-democratici o semi-democratici ».
Eppure i liberalnazionali, che ancora pochi mesi fa erano dati in testa e Strache sognava la cancelleria, sono stati – almeno nei sondaggi – stoppati dal vero fenomeno di queste elezioni, Kurz, che in pochi mesi ha catapultato il suo partito da uno stanco terzo posto all’attuale primo (tra il 31 e il 34%), ed è lanciatissimo per diventare il prossimo cancelliere. I sondaggi sono invece «ballerini» sul secondo posto: alcuni vedono i liberalnazionali, altri invece l’Spö (che ha tratto giovamento dal prestigio di Kern), entrambi sono dati tra il 25 e il 27%.
Questo soprattutto perché Kurz si è appropriato dei temi principali di Strache imprimendo una drastica virata a destra al suo partito: i migranti e l’islam radicale. «Faremo di tutto per fermare la migrazione illegale, fermeremo gli abusi del nostro sistema sociale» ha scandito il leader popolare ieri nel suo comizio conclusivo a Vienna, tra applausi e grida di giubilo. «Vi chiedo il voto per cambiare il Paese» ha gridato.
E non è certo un caso che proprio alla vigilia del voto l’Austria abbia annunciato controlli aggiuntivi sui treni al Brennero. La Fpö accusa Kurz di averla copiato. Vienna è tappezzata di cartelloni elettorali in cui si vede Strache in posa da intellettuale con sotto la scritta: «Il vero pioniere - meglio di chi si è svegliato tardi», accanto a «Stop all’islamizzazione». In realtà sono in molti a scommettere che Kurz, se davvero vincerà, sceglierà la Fpö come alleato e Strache sarebbe vice-cancelliere. «Sarebbe – commenta il politologo viennese Heinz Gärntner – una 'democrazia della fedeltà': gli oppositori sono nemici da isolare». La partita non è chiusa, però. Curiosamente alla fine non ha fatto troppi danni quello che poteva essere uno scandalo devastante per i socialdemocratici, accusati di aver pagato un consulente straniero per una campagna di fango contro Kurz. Secondo alcune indagini, il cancelliere Kern potrebbe anzi star facendo breccia insistendo sull’equità sociale che a suo dire sarebbe messa in pericolo da una coalizione Övp-Fpö. Del resto non manca chi sospetta che alla fine ad allearsi con Strache potrebbero essere proprio i socialdemocratici: dopo l’ultimo «duello» televisivo, i due si sono appartati per un po’ a discutere, nel land del Burgenland sono già alleati. Di questi tempi, tutto è possibile.