Reuters
L'attacco con un drone a una base americana in Giordania ha causato domenica la morte di tre soldati americani e almeno 34 feriti. Si tratta anche del primo attacco dallo scoppio della guerra tra Israele e Hamas alle truppe Usa in Giordania, un Paese alleato chiave in Medio Oriente (con un ruolo cruciale anche a Gerusalemme per la sua supervisione dei luoghi santi), dove stazionano circa 3000 militari americani.
L'attacco di domenica, nel quale l'Iran ha dichiarato di non essere coinvolto, segna un'importante escalation nelle tensioni che hanno travolto il Medio Oriente, tra le preoccupazioni che la guerra di Israele contro i militanti di Hamas potrebbe estendersi in un conflitto più ampio che coinvolge i rappresentanti dell'Iran in Libano, Yemen e Iraq.
L'esercito americano ha affermato che l'attacco è avvenuto in una base vicino al confine siriano. Non viene menzionato il nome della base, ma stando a quanto riportato da Reuters è stata identificata come la Torre 22 in Giordania, che occupa una posizione strategicamente importante, nel punto più nord-orientale dove i confini del paese incontrano Siria e Iraq.
Nel contempo la missione dell'Iran presso le Nazioni Unite ha dichiarato lunedì in una dichiarazione che Teheran non è coinvolta nell'attacco.
Anche sul piano della politica statunitense questo raid mette in imbarazzo Biden proprio durante le negoziazioni con Doha per sbloccare i fondi iraniani (6 miliardi di dollari) in due banche del Qatar dopo la liberazione di alcuni ostaggi americani. E accresce le sue difficoltà elettorali sul fronte della guerra: oltre 1.000 pastori afroamericani che rappresentano centinaia di migliaia di fedeli a livello nazionale si sono mobilitati per chiedergli un cessate il fuoco a Gaza. Ammonendolo che altrimenti rischia di perdere quel cruciale voto afroamericano che sta cercando di riconquistare in questi giorni in South Carolina, prima tappa il 3 febbraio delle primarie dem.