martedì 8 maggio 2018
Dopo tre settimane di proteste e le dimissioni del contestato ex presidente fattosi eleggere premier, il Parlamento armeno accetta che a guidare il governo sia il capo dell'opposizione
Armenia, eletto premier il leader della «rivoluzione di velluto»
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Il leader dell'opposizione in Armenia, Nikol Pashinyan, è riuscito a farsi eleggere primo ministro dal Parlamento siglando così la vittoria della "rivoluzione di velluto" nell'ex repubblica sovietica del Caucaso meridionale. Decine di migliaia di armeni hanno festeggiato in Piazza della Repubblica, a Erevan: molti erano vestiti di bianco a simboleggiare l'inizio di una nuova pagina nella storia dell'Armenia. L'ex oppositore ha arringato la folla: «Tu, fiero cittadino armeno, hai vinto oggi. Nessuno - ha detto Pashinyan - adesso oserà attaccare questa vostra vittoria. Ma io vorrei che registrassimo l'essenza della vittoria. La vittoria non consiste nel fatto che io sia stato eletto ma nel fatto che voi abbiate deciso chi sarebbe diventato premier».

«Consideriamo la partnership militare con la Russia un importante elemento di sicurezza», ha spiegato Pashinyan in Parlamento, dicendosi pronto alla pacificazione con l'Azerbaigian per trovare una soluzione al conflitto latente sulla regione contesa del Nagorno-Karabakh.

Pashinyan, che ha guidato per tre settimane le proteste anti-governative, è stato votato da 59 deputati (aveva bisogno di 53 voti per essere eletto). Era la seconda volta che il Parlamento di Erevan provava ad eleggerlo: il 1° maggio gli erano mancati i voti del Partito repubblicano, che detiene la maggioranza dei seggi (58 su 105) e che è guidato dall'ex premier ed ex presidente, il contestato Serzh Sargsyan

Chi è Pashinyan, nuovo premier armeno

Deputato e capo del partito del Contratto Civile, Pashinyan nell'ultimo mese ha trascinato in piazza folle consistenti per chiedere a Sargsyan di farsi definitivamente da parte, dopo due mandati (dieci anni) da presidente. L'opposizione rimprovera a Sargsyan il dilagare di povertà e corruzione, unito al predominio dell'oligarchia.

Pashinian, 42 anni, ex giornalista, è stato per breve tempo in prigione durante le proteste del 2008, dopo la prima elezione di Sargsyan, quando morirono dieci persone. Poi è stato eletto deputato, con immunità parlamentare. A metà aprile Pashinyan aveva annunciato l'«inizio di una pacifica rivoluzione di velluto» e aveva chiesto una campagna nazionale di «disobbedienza civile», esortando i dipendenti pubblici «a fermarsi per disobbedire a Sargsyan».

Tutte le tappe della «rivoluzione di velluto»


17 APRILE: L'EX PRESIDENTE SARGSYAN DIVENTA PREMIER, È RIVOLTA

La nomina a primo ministro di Serzh Sargsyan, che ha già portato a termine i suoi due mandati da presidente, scatena la rivolta in tutto il Paese. Con l'entrata in vigore della riforma costituzionale che trasforma l'Armenia da repubblica presidenziale in repubblica parlamentare, il premier diventa infatti il vero detentore dei poteri esecutivi. Sargsyan continuerebbe di fatto a guidare il Paese.

22 APRILE: ARRESTATO IL LEADER DELL'OPPOSIZIONE PASHINYAN

La crisi precipita con l'arresto del leader dell'opposizione, Nikol Pashinyan. Deputato e capo del partito del Contratto Civile, negli ultimi dieci giorni Pashinyan ha trascinato in piazza folle consistenti per chiedere a Sargsyan di farsi definitivamente da parte. Viene fermato insieme a due altri deputati d'opposizione dopo un duro scambio di battute con il premier. I due si sono incontrati in un grande albergo della capitale, sotto gli occhi delle telecamere. «Sono qui per parlare delle Sue dimissioni», dice Pashinyan. «Così non è un dialogo, ma un ricatto», reagisce Sargsyan.

Dopo l'arresto di Pashinyan, migliaia di manifestanti si riuniscono in Piazza della Repubblica, vicino alla sede del governo, transennata dagli agenti in assetto antisommossa. La polizia dice di aver arrestato centinaia di manifestanti, sette persone devono far ricorso a cure mediche. Bloccata l'autostrada tra Erevan e Sevan. Alla protesta antigovernativa si uniscono centinaia di soldati in uniforme.

23 APRILE: SI DIMETTE IL PREMIER CONTESTATO

Sargsyan rassegna le dimissioni. «Lascio il ruolo di dirigente del Paese», dichiara. Aggiungendo: «Nikol Pashnyan aveva ragione e io torto: la situazione creatasi ha alcune soluzioni ma io non ne scelgo nessuna. Non è per me, io lascio l'incarico da leader e da primo ministro. I movimenti in piazza sono contro la mia premiership: eseguo la vostra richiesta ed auguro la pace e l'armonia al nostro Paese». Nelle strade della capitale Erevan e nelle principali città dell'Armenia, decine di migliaia di manifestanti festeggiano.

Chi è Sargsyan, l'ex presidente premier per 5 giorni

L'ex presidente Serzh Sargsyan, 63 anni, del Partito repubblicano al governo, era stato eletto premier il 17 aprile con 77 voti contro 17, dopo che il suo secondo e ultimo mandato da presidente era terminato la settimana precedente. Ex ufficiale dell'esercito, Sargsyan era alla guida dell'Armenia da quando nel 2008 ha vinto le elezioni presidenziali; era stato infatti rieletto per un secondo mandato nel 2013. In passato aveva già ricoperto il ruolo di primo ministro nel 2007-2008. Si è dimesso il 23 aprile in seguito alla rivolta di massa.

Il nuovo capo dello Stato, Armen Sargsyan (non sono parenti), ha giurato all'inizio di aprile, ma i suoi poteri sono più deboli in base al nuovo sistema di governo che attribuisce più poteri al premier. L'opposizione aveva subito denunciato che il cambiamento di sistema era stato mirato proprio ad avvantaggiare Serzh Sargsyan.

L'Armenia, da Repubblica presidenziale a parlamentare

In base alla riforma costituzionale, l'Armenia sta passando a un sistema di governo parlamentare. Prima della riforma, seguita al referendum del 2015 in cui circa il 63% degli elettori appoggiò le modifiche, i presidenti armeni erano eletti a suffragio diretto e universale. Dopo che tutti gli emendamenti saranno entrati in vigore, l'Armenia completerà la transizione verso una forma di governo parlamentare, con il primo ministro che esercita l'autorità esecutiva e il presidente che svolge funzioni prevalentemente rappresentative ed è il guardiano della Costituzione.

Dopo la consultazione referendaria del 2015 migliaia di sostenitori dell'opposizione scesero in piazza denunciando brogli nei seggi e il Consiglio d'Europa riferì che il referendum era stato macchiato da accuse di vari tipi di irregolarità, fra cui compravendita di voti e voti multipli.

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