martedì 10 settembre 2024
Il report annuale dell'Ong Global Witness conferma la Colombia come il Paese con il maggior numero di omicidi di ambientalisti. Ma è l'Honduras quello più pericoloso
Il cratere del vulcano Cerro Machin a Toche in Colombia

Il cratere del vulcano Cerro Machin a Toche in Colombia - Ansa

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Quasi 200 attivisti ambientali sono stati uccisi in tutto il mondo nel 2023, mentre la Colombia si è confermata come il Paese più pericoloso per gli attivisti. Lo ha riferito in un rapporto l'Ong Global Witness.

Circa l'85% dei 196 omicidi di attivisti per l'ambiente e i diritti della terra si sono verificati in Sudamerica, di cui 79 nella sola Colombia, il numero più alto da quando l'Ong ha iniziato a produrre il suo rapporto annuale nel 2012. La maggior parte di questi crimini è avvenuta nelle regioni sud-occidentali del Paese e si sospetta che almeno la metà sia stata commessa da organizzazioni criminali.

Proprio la Colombia ospiterà la Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità (Cop16), a Cali in ottobre e novembre, sollevando preoccupazioni per la sicurezza dei partecipanti. Il rapporto evidenzia anche il triste bilancio dell'Honduras, che ha registrato 18 omicidi, il più alto rapporto di omicidi per abitante.

In Asia, le Filippine rimangono il Paese più pericoloso, con 17 omicidi di attivisti ambientali, mentre Global Witness evidenzia una tendenza crescente di rapimenti nella regione. In Africa, sono stati censiti solo quattro morti, ma questa cifra è probabilmente «molto sottostimata», data la difficoltà di raccogliere informazioni.

L'Ong condanna inoltre la legislazione britannica e americana, che prevede pene più severe per manifestanti e attivisti, nonché i «livelli draconiani di sorveglianza» nei Paesi dell'Unione Europea. Per quanto riguarda il Regno Unito, fa riferimento in particolare al caso di tre attivisti ambientali ai quali i tribunali hanno vietato di invocare la crisi climatica a loro discolpa e sono stati arrestati per non aver rispettato la legge.

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