A Pieve Emanuele un ragazzo di 15 anni è stato accoltellato alla gamba a scuola, nella sede del Centro di formazione professionale di Afol metropolitana - Fotogramma
Mentre negli Stati Uniti viene punita, per la prima volta, la madre di uno studente autore di una strage a scuola, anche da noi si assiste a una recrudescenza della violenza tra alunni e contro gli insegnanti. Fortunatamente, non della gravità di quella registrata oltre oceano, ma comunque abbastanza preoccupante per la frequenza degli episodi. Soltanto nei primi tre giorni della settimana, abbiamo assistito all’accoltellamento, lunedì, di una docente di un centro di formazione professionale di Varese, al ferimento, martedì, di un alunno in un istituto del Milanese e, ieri a Reggio Calabria, all’aggressione di un insegnante di scuola media da parte del padre di un alunno, ripreso dal docente per il comportamento.
Uno stillicidio di violenza gratuita, con 28 aggressioni ad insegnanti dall’inizio dell’anno scolastico. Praticamente, una alla settimana. Nel 2022-2023 furono in tutto 36. Soglia già preoccupante, che - se i casi si succederanno con la frequenza attuale - molto probabilmente sarà addirittura superata entro la fine delle lezioni, tra quattro mesi. Di violenza a scuola si è parlato anche durante il question time alla Camera il 7 febbraio, presente il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. Che ha comunicato ai deputati un dato che la dice lunga sulla situazione in cui versano tanti istituti. «Da quando abbiamo iniziato a rilevare l’incidenza delle aggressioni commesse in danno del personale scolastico, dunque a partire dallo scorso anno, prima non c’era neanche questa sensibilità, abbiamo registrato un aumento con riguardo alle aggressioni perpetrate dai genitori pari al 111%», ha sottolineato Valditara.
«Questo dato non può considerarsi episodico – ha aggiunto – esso piuttosto evidenzia una tendenza di natura e dimensioni sociali al decadimento della cultura del rispetto delle regole e delle persone così come delle autorità». Per questa ragione, ha argomentato il Ministro, è necessaria una «rivoluzione culturale che passa da una revisione delle regole di comportamento dei nostri studenti e da azioni concrete a supporto del personale scolastico ». Tra queste, Valditara ricorda il ripristino del voto in condotta, «che le regole degli ultimi anni hanno, di fatto, sminuito, se non del tutto neutralizzato», per cui è stato depositato un disegno di legge ora all’esame del Senato.
«Allo stesso tempo – ha aggiunto Valditara nel suo intervento a Montecitorio – va ripensato l’istituto della sospensione, che non può portare al paradosso di un ulteriore allontanamento dello studente dalla comunità scolastica, ma che deve invece costituire un’occasione di consapevolezza del valore della sanzione, da vivere nella scuola o attraverso attività di cittadinanza solidale». Infine, per contrastare il fenomeno delle aggressioni al personale scolastico, è stata presentata una proposta di legge (primo firmatario Rossano Sasso della Lega), già approvata in prima lettura alla Camera, che innalza le pene a chi si rende responsabile di queste azioni. «L’insieme di queste iniziative – ha concluso il Ministro – deve portarci alla riaffermazione di valori di buon senso, che si sono incredibilmente dispersi: il rispetto delle persone, il rispetto delle regole e delle istituzioni, il senso di responsabilità, un ritrovato rispetto per l’autorità, il pieno coinvolgimento delle famiglie nel patto educativo con la comunità scolastica».