Da oltre sette secoli il porto keniano di Mombasa è un obiettivo ambito. Situato in posizione strategica, appena a sud del Corno d’Africa, ha visto arabi, persiani, portoghesi e turchi combattere guerre per il suo controllo. Oggi il quinto porto del continente nero è uno snodo fondamentale del malaffare: sono 132, secondo un rapporto finanziato dall’Ue, i gruppi criminali che vi operano e che ne fanno il principale punto d’ingresso della droga proveniente dal Medio Oriente e dei farmaci illeciti in arrivo dall’Asia. Negli ultimi mesi l’intelligence regionale ha individuato il nuovo business della malavita locale: l’arrivo di vaccini anti-coronavirus del tutto falsi oppure sotto gli standard necessari. Secondo l’analista di intelligence John-Patrick Broome, Mombasa è il «punto logistico chiave» per il commercio di medicinali falsi: da qui le forniture in arrivo da India e Cina viaggiano verso Paesi senza sbocco al mare come Uganda, Ruanda, Burundi e Sud Sudan, ma anche verso Somalia e Repubblica democratica del Congo. E più farmaci e materiale medico arrivano per far fronte alla pandemia, minori sono i controlli sui cargo, per evitare ritardi nella distribuzione: «Stiamo ispezionando solo una piccola frazione dei beni in arrivo», ammette un ispettore del porto.
I dati mostrano che l’Africa è estremamente vulnerabile al traffico di vaccini falsi. Un rapporto dell’Oms del 2018 evidenziava che tra il 2013 e il 2017 quasi metà di tutti i farmaci falsi o sotto standard erano stati individuati nell’Africa sub-sahariana, dove le regole sono deboli, i confini porosi e la stessa distribuzione di prodotti farmaceutici falsi non sempre è considerata un crimine. «Abbiamo trovato anche sostanze molto tossiche nelle medicine false – sottolinea Cyntia Genolet, della federazione internazionale dei produttori farmaceutici –. Per cui non solo i pazienti non vengono curati, ma muoiono anche a causa dei prodotti che prendono». I soli farmaci falsi contro la malaria causano ogni anno, secondo l’Oms, 158mila morti in Africa sub-sahariana. Il mercato globale dei farmaci falsi e sotto standard potrebbe aggirarsi sui 200 miliardi di dollari, pari al 10-15% del mercato farmaceutico totale. Ecco perché la pandemia di coronavirus potrebbe essere così redditizia per i gruppi criminali.
Lo scorso 15 gennaio le autorità nigeriane hanno avvisato la popolazione sui falsi vaccini anti-coronavirus. Non solo guaritori tradizionali, ma anche medici o presunti tali nelle grandi città pubblicizzano dosi di vaccino. Su Twitter l’annuncio di un certo dottor Losho di Lagos pubblicizza due dosi di AstraZeneca a 50mila naire (100 euro) ciascuna. Il Sudafrica all’aeroporto di Johannesburg ha già individuato lotti di vaccini falsi, effettuando alcuni arresti. «Il carico era pieno di siringhe preriempite con etichette scritte in cinese», hanno riferito le autorità locali, secondo le quali il tutto, importato da Singapore come «iniezioni cosmetiche», era prossimo a essere distribuito come vaccini anti-coronavirus.
Distribuzione di cibo durante il lockdown a Johannesburg, in Sudafrica - Ansa
L’inadeguatezza infrastrutturale della gran parte dei Paesi africani – dalla tecnologia alla logistica fino ai trasporti attraverso vasti territori fragili –, unita alla povertà e alla corruzione, è una delle ragioni principali della penetrazione criminale nel grande affare dei vaccini falsi. I controlli possibili in Occidente sia a livello di personale che di merci – Gps dentro ogni scatola di vaccini conservati in magazzini segreti, tecnologia di verifica per una percentuale di fiale, spedizioni fasulle per mandare fuori pista i gruppi criminali e altro ancora – a queste latitudini restano un miraggio. I gruppi criminali riescono così a inserire nella filiera i loro lotti falsi, spesso appropriandosi dei vaccini buoni, da rivendere. Il sito sudafricano Bhekisisa ha sottolineato ad esempio che il primo milione di dosi AstraZeneca arrivate in Sudafrica a inizio febbraio non conteneva nemmeno il codice a barre, una delle più basilari misure di sicurezza per la tracciabilità, come confermato dal Serum Institute indiano che le ha prodotte.
«Una domanda alta con un’offerta molto limitata: in questo contesto i vaccini sono come oro liquido per le organizzazioni criminali – sottolinea l’avvocato Marius Schneider, autore di uno studio sul rischio della proliferazione di vaccini anti-coronavirus falsi –. Sfrutteranno la situazione o rubando il vaccino o falsificandolo». Secondo l’ufficio Onu per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, la mafia italiana ha contrabbandato per anni prodotti farmaceutici falsi, in gran parte provenienti dall’Asia. A gennaio è stato un organismo di monitoraggio del Viminale ad avvertire che «la prossima diffusione dei vaccini potrebbe costituire l’area di interesse dei gruppi criminali in funzione dell’elevata domanda e della fisiologica bassa offerta iniziale». Fonti investigative britanniche hanno avvertito dei legami tra gruppi mafiosi e «gang criminali in Nigeria, Marocco, Egitto e Costa d’Avorio». La camorra, ad esempio, è attiva anche in Sudafrica. Dall’altro capo del continente è la Libia senza padrone la patria del mercato farmaceutico fasullo. Con 1,4 miliardi di africani da vaccinare contro il coronavirus, i gruppi criminali sono ben contenti di trovarsi davanti a un mercato potenzialmente infinito.