giovedì 28 dicembre 2017
L'Unicef: uccisi 700 minori afgani solo nei primi nove mesi del 2017. Mentre in Nigeria e Camerun quest'anno sono stati usati 135 bambini come kamikaze. Il tweet del Papa
Sei bambini uccisi da una mina. E non c'è la guerra
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L’Afghanistan si conferma un Paese devastante per i bambini: a centinaia continuano a morire, nonostante – ufficialmente – non sia in corso alcun conflitto. C'erano bimbi tra le vittime dell'attacco devastante di oggi a Kabul. Ed erano bimbi i sei piccoli pastori rimasti uccisi per lo scoppio di una mina lungo una strada nella provincia settentrionale di Balkh mercoledì.

Il governatore del distretto di Dawlat Abad, Mohammad Karim, ha spiegato che l’ordigno ha spezzato quelle piccole vite: avevano un'età compresa tra gli otto e i dieci anni. Nessun gruppo ha immediatamente rivendicato la responsabilità dell’attacco, ma Karim ha incolpato i taleban, sostenendo che avevano preparato l’agguato per colpire i funzionari e le forze di sicurezza di Kabul.

L’Afghanistan ha il più alto numero di vittime di mine nel mondo, che insieme ad altri tipi di bombe piazzate lungo il ciglio delle strade, uccidono o feriscono circa 140 persone ogni mese.

Sui bambini vittime dei conflitti armati è intervenuto ieri papa Francesco, attraverso Twitter. «Preghiamo oggi – ha scritto il Pontefice – per i bambini che non vengono lasciati nascere, che piangono per la fame, che non tengono in mano giocattoli, ma armi».

Il rapporto Unicef sui bambini e i conflitti armati

La tragica condizione in cui versa l’Afghanistan è fotografata anche dal rapporto pubblicato dall’Unicef, l’agenzia delle Nazioni Unite per la difesa dell’infanzia. In Afghanistan, durante i primi 9 mesi di quest’anno, sono stati uccisi circa 700 bambini.

Nel nord-est della Nigeria e in Camerun, il gruppo fondamentalista islamico Boko Haram ha costretto almeno 135 bambini a farsi saltare in aria come kamikaze, un numero 5 volte più elevato rispetto al 2016. Nella regione del Kasai, nella Repubblica Democratica del Congo, le violenze hanno obbligato 850.000 bambini a lasciare le proprie case e si stima che in 350.000 abbiano sofferto di malnutrizione acuta grave.

In Iraq e in Siria, tra i tanti traumi che sono stati costretti a subire, compresi i bombardamenti, i bambini sembra siano stati usati come scudi umani. In Myanmar, quelli della minoranza islamica Rohingya sono stati costretti ad abbandonare le loro case.

In Sud Sudan, tra la guerra civile e un’economia al collasso, oltre 19.000 bambini sono stati reclutati da forze e gruppi armati e oltre 2.300 sono stati uccisi o feriti dall’inizio del conflitto, a dicembre 2013. In Somalia, nei primi 10 mesi del 2017, sono stati registrati 1.740 casi di reclutamento di bambini-soldato. In Yemen, dopo circa 1.000 giorni di combattimenti, in almeno 5.000 sono morti o sono stati feriti.

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