«Carlo è la cosa più bella di Assisi». Lo dicono con entusiasmo e altrettanta sicurezza Lavinia, Enrica e Melissa, tre quattordicenni di Faleria in provincia di Viterbo che sono appena uscite dalla chiesa di Santa Maria Maggiore-Santuario della Spogliazione dove il giovane beato è sepolto (da segnalare la neonata App del Santuario della Spogliazione, scaricabile dagli store di Android e Apple). «È la seconda volta che torniamo nell’arco della stessa giornata – sottolineano le amiche – perché sia l’esposizione del corpo che la sua storia sono talmente affascinanti che siamo volute tornare».
Come loro sono in migliaia in questi giorni del secondo anniversario della beatificazione e della memoria liturgica che cade mercoledì 12 ottobre, ad attraversare le navate della chiesa per venerare il beato, la-sciare un bigliettino, chiedere una grazia o l’intercessione nella preghiera. Un flusso che, negli ultimi tre mesi, ha toccato le 110mila presenze con un boom nel mese di agosto quando ci sono stati oltre 42mila accessi. Per Lavinia, Enrica e Melissa, così come per altri pellegrini, Carlo è «un esempio per migliorare il mondo. Dobbiamo ringraziare il nostro parroco che ci ha avvicinato a lui e portato qui.
Ci ha colpito la sua vita di santità, ma lo sentiamo vicino a noi e anche il fatto di vederlo vestito come un nostro coetaneo è significativo». Chiara e Fatima, due sorelle di Avellino accompagnate dai genitori in Assisi, si sono già messe alla scuola di Carlo. «Siamo venute qui due anni fa e da allora la nostra vita è cambiata – raccontano –. Abbiamo iniziato a leggere libri su di lui, a meditare la Parola di Gesù, a recitare il Rosario ogni giorno. Insomma – sottolineano – anche i nostri amici ci dicono che siamo cambiate, ora siamo più solari». Per Giovanna, arrivata da Nuoro insieme all’amica e ai rispettivi mariti, il beato Carlo Acutis non può che fare bene alla Chiesa e soprattutto ai giovani.
«Siamo cattoliche praticanti ed educatrici in parrocchia e da quanto lo abbiamo conosciuto siamo convinte che questo giovane sia di aiuto ai nostri ragazzi che hanno bisogno di risposte e spesso sono smarriti perché siamo noi adulti i colpevoli di un mondo così. Vedere qui tanti americani, sacerdoti e giovanissimi, è il segno evidente che Carlo parla, è un esempio che funziona perché 'non se la tirava' ma aveva la forza delle fede come san Francesco. Questo ragazzo ci dice che dobbiamo tornare alle origini, come i primi cristiani». Giusy, Pierina e Irene, arrivate da Bergamo, parlano di Carlo come di «un vero santo anche da vivo. Questo giovane è l’esempio concreto che Cristo si può seguire, era un ragazzo normale ma speciale e la sua testimonianza è vincente».
La fila davanti alla tomba è continua e sabato scorso in occasione della presentazione del libro della mamma, Antonia Salzano, Il segreto di mio figlio, lo era ancora di più. Oltre 400 persone hanno partecipato al dialogo con la signora, un’ora di domande e risposte attraverso le quali la mamma del giovane beato ha messo a nudo la figura del figlio, la sua semplicità e umiltà, il suo cuore generoso, la sua fede potente che non poteva prescindere dai sacramenti e soprattutto dall’Eucaristia. Salzano non ha mancato di sottolineare anche quanto la fede di Carlo abbia inciso sulla sua vita di credente.
«Siamo particolarmente felici – ha spiegato – perché riceviamo tante segnalazioni, non solo di presunti miracoli, ma soprattutto di conversioni. In Italia ma anche nel mondo stanno nascendo oratori, scuole, centri di accoglienza che portano il suo nome». Ed anche ad Assisi, proprio lunedì, è stata inaugurata una mensa per i poveri nel centro storico della città che sarà in grado di accogliere una trentina di persone, tra bisognosi e viandanti. «Questo è segno che la carità che praticava Carlo – ha concluso la mamma – può portare a opere segno di cui abbiamo estremo bisogno ».