lunedì 14 ottobre 2024
Indagine Istituto Iard-Laboratorio adolescenza: gli esperti confermano che l'insonnia può avere gravi conseguenze sulla salute fisica e mentale dei giovanissimi. Ma rimediare si può. Ecco come
«Tuo figlio adolescente non dorme mai? Ecco perché devi intervenire subito»

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Il trenta per cento della popolazione mondiale presenta uno o più sintomi dell’insonnia (PhD Thomas Roth su Journal of Clinical Sleep Medicine). Il dato è in costante crescita e il fenomeno è particolarmente presente nei Paesi ad economia avanzata. Ma soprattutto – per quello che qui ci interessa – i problemi legati al sonno iniziano ad interessare un numero sempre maggiore di adolescenti. Un dato che rileva da tempo anche l’indagine sugli stili di vita degli adolescenti che vivono in Italia realizzata annualmente da Laboratorio Adolescenza e Istituto di ricerca Iard su un campione nazionale rappresentativo di oltre 3.500 studenti (fascia d’età 12-19 anni).

Gli adolescenti vanno a letto molto tardi, hanno difficoltà ad addormentarsi e frequenti risvegli notturni oltre la norma, spesso con ulteriore difficoltà a riaddormentarsi. Già tutto questo allarmava pediatri ed esperti quando – correva l’ormai lontanissimo 2019 – il 28% del campione affermava di andare a letto, in periodo scolastico, dopo le 23 e il 13,5% di avere spesso problemi ad addormentarsi. Oggi che il 2019 è un “amarcord” ante Covid, quei dati preoccupanti potremmo porceli come un auspicabile obiettivo per il futuro. Dall’indagine 2024 emerge, infatti, che ad andare a letto non prima di mezzanotte è il 47,2% e ad avere spesso problemi ad addormentarsi il 21,3%.

I due anni di pandemia, con relativi lockdown e scuola in Dad, hanno certamente influito pesantemente su questo andamento (la curva si è impennata proprio in quel periodo), ma ritornati alla normalità le cattive abitudini sono rimaste e continuano a peggiorare.

Tra le motivazioni che gli adolescenti indicano come causa della difficoltà ad addormentarsi, la preoccupazione per la scuola (citata da oltre il 60%) è costantemente al primo posto, seguita a distanza dai problemi relazionali con gli amici (32%) e in famiglia (28%). Ma, mentre queste percentuali sono tendenzialmente stabili nel tempo, stanno aumentando notevolmente motivazioni non attribuibili a qualcosa di preciso, ma a più vaghi nervosismo (58,3%), pensieri negativi (56,1%), inspiegabile tristezza (50,5%). Fenomeno che Giorgia Pierangeli, psicologa del team di Laboratorio Adolescenza, non legge positivamente: “La vita sociale e “social” sottopongono gli adolescenti a un confronto ininterrotto e stressante con il mondo che li circonda, senza avere tempo per momenti di riflessione e di analisi. Tutto si riversa nei pochissimi momenti in cui sono realmente soli, come quando si cerca di prendere sonno, determinando un vero e proprio “intasamento” mentale che incide certamente sul sonno ma anche sul loro complessivo stato d’animo”.

Non è un caso, d’altra parte, se anche la percentuale di adolescenti che dichiara di sentirsi immotivatamente triste (non solo prima di addormentarsi), ansioso e con sbalzi di umore è in netta crescita. Sempre l’indagine Laboratorio Adolescenza-Iard rileva (dati 2024) che il 68,7% degli adolescenti afferma di sentirsi spesso o qualche volta triste senza individuarne una ragione precisa; percentuale che supera l’80% tra le ragazze. Sarebbe però un errore tradurre necessariamente questa diffusa tristezza in qualcosa di patologico, come sarebbe altrettanto superficiale derubricarla a “male di stagione” adolescenziale, perché questo non spiegherebbe la forte crescita, negli ultimi anni, di questo disagio.

Tornando alle difficoltà ad addormentarsi, al di là delle preoccupazioni individuabili con nome e cognome e quelle più indefinite legate al “mood” generale, c’è anche un considerevole 60% di adolescenti che aggiunge di non riuscire ad addormentarsi perché “non ho sonno”. E qui si innesta un capitolo importante legato alle cattive abitudini, prima tra tutte, per quanto riguarda il sonno, l’utilizzo notturno di smartphone, tablet & C.

L’infelice rapporto tra smartphone e sonno ce lo spiega Giovanni Biggio, docente emerito di neuropsicofarmacologia dell’Università di Cagliari: “Il responsabile del nostro dormire è un ormone prodotto da una ghiandola posta alla base del cervello – la melatonina – che agisce sull’ipotalamo e ha la funzione di regolare il ciclo sonno-veglia. La melatonina viene prodotta in assenza di luce, poco dopo la comparsa dell’oscurità (ragione per cui la notte è il naturale momento in cui gli esseri umani dormono) e le sue concentrazioni nel sangue aumentano rapidamente raggiungendo il massimo tra le 2 e le 4 di notte per poi ridursi gradualmente all’approssimarsi del mattino. L’utilizzo notturno di smartphone e computer fino ad un attimo prima di cercare di addormentarsi – prosegue l’esperto - oltre a esercitare una stimolazione neuronale che certamente non facilita il rilassamento, sono di per sé – a causa della luce bianca/bluastra degli schermi – non solo un ostacolo alla naturale produzione di melatonina, ma addirittura uno stimolo alla secrezione di orexina, un altro ormone prodotto nell’ ipotalamo laterale la cui funzione è proprio quella di svegliarci al mattino e mantenerci svegli e cognitivamente attivi. Il tutto si traduce in una pericolosa disregolazione del normale ritmo sonno/veglia”.

A non sottovalutare mai i problemi legati al sonno, fin dal loro insorgere, ci sollecita anche Carolina Lombardi, direttore del Centro medicina del sonno dell’Istituto Auxologico – Università Milano Bicocca: “È innanzi tutto importante essere consapevoli che un adolescente insonne molto probabilmente diventerà un adulto insonne con il rischio di cronicizzare il disturbo producendo gli effetti cosiddetti "perpetuanti" (ansia, angoscia, paura di non riuscire a dormire) che sono una sorta autoalimentazione dell’insonnia”.

“La perdita di sonno – insiste Lombardi – è un comportamento disfunzionale che ha gravi ripercussioni sulla salute sia fisica che psichica di una persona, adolescente o adulta che sia, e va presa in carico e trattata con competenza e modularità. La prima cosa, specie per un adolescente, è certamente agire sulle abitudini negative, il che non significa solo togliergli il telefono di mano, ma controllare alimentazione, attività fisica, capire se ci sono problemi di altro tipo anche nella sfera relazionale. La supplementazione di melatonina, sempre su indicazione del medico, può essere, se e quando necessario, un primo passo utile”.

E se non dovesse bastare? Intorno ai farmaci contro l’insonnia c’è un forte stigma – vale anche per gli adulti – legato agli effetti collaterali, primo tra tutti la paura di diventarne dipendenti.

“La cosa da non fare mai – afferma ancora Carolina Lombardi – è il fai-da-te provando il farmaco che usa un amico o un parente, perché è il modo migliore per avere danni e non benefici. Qualunque prescrizione farmacologica deve essere personalizzata dopo una attenta valutazione del singolo caso e monitorata costantemente per valutarne l’andamento e scongiurare proprio gli effetti di assuefazione sia farmacologica che psicologica. Per il resto bisogna essere consapevoli che i danni che può produrre un'insonnia grave, cardiovascolari o neurologici o sociali, possono essere così rilevanti da rendere accettabili e meno rilevanti anche gli effetti collaterali di alcune terapie farmacologiche, valutando ovviamente sempre caso per caso”.

Tornando agli adolescenti con una nota di colore, la pessima abitudine di scrollare su Instagram e TikTok fino a notte fonda sta anche facendo modificare una secolare tradizione nella composizione dell’orario scolastico in cui alle prime ore si mettevano le materie più impegnative (perché la concentrazione dei ragazzi era maggiore) e via via nel corso della giornata quelle più “leggere”. Oggi, invece, gli insegnanti si ritrovano spesso in classe studenti addormentati almeno fino alla “ricreazione” delle 11.00, quando grazie al panino ed a un po’ di aria fresca, tornano a reagire, per cui di latino e matematica meglio parlare alla quarta e quinta ora.

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