mercoledì 27 settembre 2023
I nove punti di Carla Garlatti, garante infanzia e adolescenza, per farci capire che aprire le braccia ai ragazzi arrivati con i barconi non è solo giusto e umano, ma è un vantaggio per la società
Carla Garlatti

Carla Garlatti - archivio

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Che responsabilità abbiamo nei confronti dei circa 21mila minori stranieri non accompagnati oggi presenti in Italia? Sarebbe facile rispondere citando i trattati internazionali, in particolare gli articoli della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ma si tratterebbe di una visione parziale e un po’ fredda, anche alla luce di quanto non si stanca di ribadire papa Francesco. Il dovere di tendere una mano al fratello in difficoltà diventa ancora più impellente pensando che quel fratello o quella sorella sono giovanissimi che già portano sulle spalle un carico enorme di sofferenze e di storie amare, di esperienze atroci e di distacco prematuro dalla famiglia. Non è esagerato pensare che in una dimensione di genitorialità allargata sarebbe giusto vedere in quei volti di adolescenti cresciuti troppo in fretta un figlio o una figlia da accompagnare nella vita. Giustizia e umanità sono i due filoni che su questo fronte hanno anche caratterizzato l’impegno di Carla Garlatti, garante per l’infanzia e l’adolescenza.

Il probema dei minori non accompagnati è infatti tra i temi principali della Relazione annuale dell’Autorità garante presentata stamattina al Parlamento. Garlatti ha ribadito che quei 21mila entrati nel nostro Paese non sono numeri ma persone con speranze e delusioni. Sono ragazzi e ragazze che, come tutti i loro coetanei, sperano nel futuro e hanno legittime aspettative di accoglienza. Non vanno quindi afflitti né con interventi troppo rigidi né con controlli esasperanti per accertarne l’effettiva età. “Va rispettato il principio di presunzione di minore età all’arrivo in Italia perché – ha spiegato ieri - è difficile e costoso per questi ragazzi procurarsi i documenti e per i rifugiati addirittura impossibile, perché spesso provengono da Paesi in cui non c'è neppure l'anagrafe”.

Sul tema dei minori non accompagnati la Relazione annuale, come il Dossier specifico presentato qualche giorno fa dalla stessa garante dopo aver ultimato un programma di visite e di incontri con i ragazzi accolti in diversi centri di accoglienza, indica nove punti considerati molto urgenti che tracciano in modo sintetico ma chiaro il quadro di un'emergenza umanitaria certamente complessa, non semplice da attuare, ma che possiamo più mettere tra parentesi.

1 - Il fattore “tempo”

Uno degli aspetti più problematici, nel percorso di inserimento, è rappresentato dai lunghissimi tempi di attesa e dai numerosi passaggi burocratici necessari per ricevere il permesso di soggiorno. Ciò costringe i minori ad attendere anche sei mesi prima di avviare un percorso di inserimento.

2 - L’ascolto

Come ascoltare realmente ansie e speranze dei minori stranieri, intercettarne le richieste e i concreti bisogni? «Essenziale garantire, sin dai luoghi di primo arrivo e in ogni fase del percorso del minore, la presenza costante del mediatore interculturale», si legge nel dossier. L’ascolto va assicurato con informazioni chiare e con modalità e in una lingua a loro comprensibili.

3 - Socializzazione ed inclusione

I ragazzi hanno il desiderio di avere maggiori contatti con i coetanei italiani, non soltanto tramite le attività previste dalla struttura di accoglienza ma anche attraverso esperienze realizzate al di fuori delle comunità, con proposte e iniziative sportive, culturali e aggregative.

4 - Tutela effettiva

I tutori volontari portano un arricchimento nelle vite dei ragazzi e delle ragazze con un impatto positivo sul funzionamento del sistema di accoglienza.

«È stata riscontrata una difformità di recepimento e applicazione dell’articolo 11 della Legge n. 47/2017, nonché un diverso investimento e una disomogenea distribuzione dei corsi di formazione per aspiranti tutori volontari».

5 - Servizi, diritti e garanzie

Importante una «tempestiva individuazione del minore non accompagnato, sin dal primo arrivo o rintraccio sul territorio nazionale» per garantire un pronto ed efficace accesso a servizi, diritti e garanzie riconosciuti dalla normativa».

6 - Prosieguo amministrativo

La legge italiana disciplina l’importante strumento giuridico del prosieguo amministrativo che permette di svolgere, in modo graduale e non repentino, il passaggio alla maggiore età. Oggi, fa notare Carla Garlatti, c’è “una disarmonia nel ricorso al prosieguo amministrativo e nella sua concessione da parte delle autorità giudiziarie” e questo rende il percorso dei minori stranieri non accompagnati molto precario e caratterizzato da discrezionalità.

7 - Affido familiare prioritario

Urgente valorizzare l’affidamento familiare dei minori stranieri non accompagnati “quale misura preferenziale di accoglienza rispetto al collocamento in comunità, in coerenza con quanto previsto dall’articolo 7 della Legge n. 47/2017”. Anche i minori stranieri hanno il diritto di crescere in un ambiente familiare. Un vantaggio per loro e per la società perché le esperienze di affido hanno prodotto “documentati miglioramenti nel processo di integrazione e di inclusione sociale”.

8 - Prevenire gli allontanamenti

Allontanare un minore senza preoccuparsi di indicare un percorso di accompagnamento e di inclusione è un rischio che la società non può correre. “Non dimentichiamo che allontanare questi ragazzi vuol dire consegnarli nelle mani alla criminalità e allo sfruttamento sessuale”, ha detto ieri la garante. Importante quindi assicurare loro “una tempestiva e dedicata accoglienza, fornire una pronta e accurata informazione, rendere più efficaci le procedure amministrative, incluse le procedure europee di ricongiungimento familiare, assicurare meccanismi di raccolta dati e di tracciamento più efficaci e consolidati, anche a livello europeo”.

9 – Gestione economica

Per un minore straniero non accompagnato aprire un conto corrente di
base è fondamentale – sottolinea la garante - anche in considerazione della
necessità di promuovere l’accesso al mondo del lavoro in percorsi di tirocinio retribuiti. “La titolarità di un contro corrente costituisce un diritto fondamentale poiché, in assenza, non è possibile essere regolarmente assunti e retribuiti da un datore di lavoro. È pertanto illegittimo e discriminatorio il rifiuto, anche in presenza della documentazione necessaria”. Carla Garlatti ricorda anche l’importanza che i soldi rivestono nel progetto migratorio e di vita dei ra-
gazzi e delle ragazze, “la maggioranza dei quali arriva in Italia con un mandato familiare preciso di trovare un lavoro e guadagnare del denaro da inviare quanto prima alla famiglia d’origine”. Importante quindi che il tutore volontario assista il minore nell’avvio di procedure finanziarie come l’apertura di un conto corrente di base e sia maggiormente sensibilizzato ad avanzare al Giudice Tutelare la richiesta di destinare parte del denaro guadagnato dal ragazzo o dalla ragazza alle proprie famiglie di origine.

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