I ragazzi al lavoro - Pasticceria Frolla
Che il posto sia speciale lo si “annusa” da fuori, planando dalle morbide colline marchigiane al Microbiscottificio Frolla di Osimo, subito investiti dal profumo di dolci appena fatti. Ma è entrando nel “DiversamenteBar” che le sorprese cominciano, portando il visitatore a uno straniamento capace di farci uscire dall’automatismo di ogni percezione... Elisa, Marco, Andrea, Alessio e tanti altri ragazzi si aggirano indaffarati dietro il bancone tra cappuccini e brioche appena sfornate, che farciscono a piacimento dei clienti seduti ai tavolini. Sono impeccabili e competenti, nessuno li compiange né ha un occhio di “riguardo”, niente pietismo: sono tutti disabili, o meglio abili-diversamentedal- previsto, ma sono lì a lavorare e stipendiati per questo, cosa che fanno con passione.
C’è chi è in carrozzella e chi porta sul volto i segni della sindrome di Down, chi ha diagnosi di ritardo cognitivo e chi di schizofrenia, ragazzi autistici o con handicap solo fisici, ma tutto funziona a meraviglia e l’atmosfera è serena perché qui lavorando ci si diverte. All’accoglienza c’è Elisa, 24 anni, assunta quattro anni fa, quando il biscottificio sociale diventava realtà e la cooperativa creata apposta dimostrava con il suo motto che “Frolla non ha le porte aperte: non le ha per niente”. «Sono fortunata perché sono stata la prima assunta da Jacopo e Gianluca, i nostri amici e datori di lavoro – racconta mentre offre il caffè di benvenuto –. Un giorno alla mia scuola alberghiera a Loreto si è presentato Jacopo e ha raccontato il progetto che aveva in testa. Alla fine insieme agli insegnanti di sostegno ha scelto me, mi è andata bene, sono felice e ho tante soddisfazioni».
Qui la parola dis-abilità perde veramente significato, diventa assurda, perché Elisa è abilissima, non perde d’occhio la sala e i clienti. «Ho imparato tante cose – sorride sincera, con gli occhi che brillano –, intanto a stare in pubblico, cosa che prima mi era impossibile, e poi che se si va tutti d’accordo e ci si vuole bene le soluzioni si trovano sempre, basta che uno aiuti l’altro e le nostre difficoltà scompaiono». Sono diciotto i ragazzi disabili assunti a Frolla e se le cose proseguiranno così, con progetti che decollano in barba a crisi e pandemie, presto aumenteranno ancora.
Lo stipendio non è il primo pensiero, la loro esistenza è ribaltata più dal riconoscimento per nulla scontato delle loro abilità che dalla busta paga, ma anche questa ha un risvolto sociale e psicologico incommensurabile: «Portare a casa soldi che mi guadagno col mio lavoro è importante perché io e mamma abitiamo da sole e così posso aiutarla. Tutti noi ragazzi abbiamo qualche problema di salute, ma questo non ci impedisce di fare ciò che ci è richiesto. Mia mamma mi ha raccontato che da piccolina ho vissuto un calvario molto tosto e stavo per andare in Cielo, invece grazie a Dio sono rimasta quaggiù e faccio i dolci, è meglio così!». Facile immaginare il sollievo dei tanti genitori, consci della fortuna toccata ai propri figli. Marco, 25 anni, il secondo assunto in Frolla all’inizio di questa avventura, lavora qui con sua sorella Alessia... Sorriso mite stampato in volto, è stato anche lui reclutato all’alberghiero di Loreto, «mai negli anni della scuola avrei immaginato che mi sarebbe andata così bene, invece è arrivato Jacopo e mi ha chiesto di seguirlo. Non ero capace di fare quasi nulla, ora so fare un caffè ottimo e servirlo come si deve ». La cosa più importante, anzi impor-tan-tis-si-ma come scandisce con convinzione, è che «Jacopo e Gianluca ci vogliono bene, e questo lo sentiamo proprio».
Il suo amico Andrea, 24 anni, ha invece studiato meccanica a Jesi e lavorava su auto e moto, la sua vera passione, «ma lì non mi assumevano di certo». È stata sua zia due anni fa, in piena pandemia, a bussare a Frolla e chiedere un colloquio per lui. Era il 2020, tutti chiudevano i battenti, non era certo il momento, invece «mi hanno preso e ho imparato a fare i biscotti dolci e salati (i suoi preferiti sono i “cookies sbagliati“, con le gocce di cioccolato appositamente “diverse”), poi riempio le brioche». Sul bancone i barattoli di pistacchio cremoso, cioccolato fuso, marmellate, tutto prodotto dietro le quinte in laboratorio. È qui che Jacopo Corona e Gianluca Di Lorenzo stanno creando i panettoni di Natale circondati dai loro ragazzi. Il miracolo umano e insieme economico è nato da loro, o meglio dalla fusione di due sogni diversi: Jacopo, 26 anni, pasticciere, nel 2018 cercava lavoro, Gianluca, allora 40 anni, innestava ovunque il suo “pallino” di sempre, dare agli esclusi le stesse possibilità di realizzazione che di diritto toccano ad ogni essere umano.
«Siamo veramente amici fraterni nonostante la differenza di età – spiega Jacopo, oggi padre di due bambini –. Lui era il mio allenatore di calcio quando ero ragazzino e da sempre sentivamo che insieme avremmo fatto qualcosa». Gianluca era il “mister” della Vigor, sul campo di calcio sintetico di Castelfidardo (Ancona), e a quegli adolescenti elargiva consigli tecnici ma soprattutto di vita «nella speranza che alcuni degli insegnamenti andassero a buon fine, perché ai giovani basta voler bene e tutto si ottiene». Certamente ha conquistato Jacopo, e il suo progetto di un’azienda dolciaria speciale, basata su genuinità e prodotti del territorio, si è affollato di ragazzi altrettanto speciali. Si partiva dal nulla, senza soldi ma con idee con-vincenti da realizzare attraverso una raccolta fondi sul web (crowdfunding). Praticamente un’utopia. Invece una folla di sconosciuti capì e inviò offerte, al punto che la cifra finale fu sei volte superiore alle attese: un sostegno popolare preventivo basato sulla fiducia e sul grande cuore dei marchigiani, convinti da quell’idea di impiegare i ragazzi in difficoltà e intanto riscoprire i sapori antichi, i valori contadini, le ricette locali rilette in chiave innovativa.
Non solo, «il grande valore aggiunto sono gli imprenditori della zona, come il mulino che ci regala le farine speciali con cui facciamo i famosi biscotti, ormai richiesti dappertutto, o la “Paima” di Italo Marabini, il maestro del cashmere, che ci ha dato gratuitamente questa splendida sede», spiegano Jacopo e Gianluca. Da otto anni i locali erano vuoti ma Marabini in cuor suo sapeva che prima o poi avrebbe incontrato le persone giuste. Quando i due amici si sono presentati cuore in mano, li ha accolti con sollievo, «vi aspettavo da anni!». Persino la tregedia del Covid non li ha fermati, anzi, proprio l’esplosione del commercio via web ha incentivato la diffusione dei tanti prodotti Frolla, con il conseguente lievitare di utili e nuovi progetti. Se con il lockdown la gente non veniva più a Frolla, Frolla ha iniziato ad andare tra la gente: «Abbiamo comprato il Frollabus, un pullman bar che va per piazze, fiere, eventi aziendali e porta in giro i nostri prodotti».
Ma di nuovo è stato necessario un crouwdfunding di 30mila euro, arrivati in pochi giorni nonostante il periodo brutto per tutti... Ora nei 150 metri quadri di laboratorio sta per partire una nuova cioccolateria, «così faremo altre tre assunzioni». Il Microbiscottificio Frolla è una attività non a scopo di lucro eppure dal punto di vista imprenditoriale è letteralmente esploso, passando in tre anni da 105mila euro di fatturato a 235mila. «Ma il traguardo più grande è il Premio Cittadino Europeo 2021 ricevuto a Bruxelles. Lo hanno vinto i nostri ragazzi: durante la pandemia abbiamo appreso la loro lezione quotidiana, loro le difficoltà le hanno ogni giorno e non si lamentano. Noi li abbiamo solo imitati».