Pietro Scidurlo con mamma e papà
«Nonostante abbia 46 anni, continuo a preoccuparmi per lui, anche perché, fin da ragazzino, è sempre stato un terremoto». «Vero. Ma è stata proprio la mia irrequietezza a salvarmi». Il siparietto tra mamma Tiziana e il figlio Pietro Scidurlo, finisce con l'ammissione: «Sono sempre stata una mamma chioccia. Non riesco proprio a staccare il cordone ombelicale, che mi lega a Pietro, all'altra figlia Chiara, e al mio nipotino Manuel». «Sono nato con una lesione spinale, che mi ha precluso l'uso delle gambe - racconta Pietro -. Fino a 33 anni, sono stato arrabbiato con il mondo. Poi, nel 2012, la svolta». Pietro decide di percorrere il cammino di Santiago. E va con la famiglia. «Io in hand-bike, papà Bartolomeo e il mio amico Iari con la loro bici. Mamma in auto per trasportare la mia sedia a rotelle».
Sembra di vederla questa donna, all'inizio poco convinta dell'impresa del figlio. «Ma chi te l'ha fatto fare?»
Ma poi, mano a mano che prende dimestichezza con la strada, e che vede Pietro sempre più tenace nel voler arrivare in fondo, e sempre più sorridente, eccola ingranare la marcia, e vivere ella stessa quest'esperienza, come un “dono del cielo”. «I tempi di attesa, li ingannavo facendo il cruciverba. Ma, siccome avevo lasciato a casa quello in italiano, mi sono data alle parole crociate in spagnolo, lingua che neanche conoscevo. Cosa non si fa per far felice un figlio!».
«Mi piace descrivere il mio percorso con tre “p”: pedalare, piangere e pregare - riprende Pietro -. Chilometro dopo chilometro, ho capito che mi stavo liberando dei pensieri negativi, e cominciavo seriamente ad andare incontro al futuro, con compagna la spensieratezza. In quel percorso ho anche ritrovato la fede. Quando la forza fisica viene meno, ti fermi, prendi fiato, e riparti. Ma se viene meno la motivazione, non riparti più. Mi sono rifugiato nella fede e ce l'ho fatta».
Quell'esperienza ha cambiato la vita a tutta la famiglia.
«Il vero eroe in realtà è stato mio padre. Perché io ero un po' allenato, ma lui, che al massimo faceva il giretto in bici la domenica con gli amici, da un giorno all'altro si è ritrovato catapultato in un'avventura da 970 chilometri, dai Pirenei, attraverso tutta la Spagna, fino a raggiungere Finisterre. Gli è talmente piaciuto, che siamo ritornati un'altra volta». Il cammino ha soprattutto aiutato Pietro a trovare la sua strada nella vita.
Un lavoro. «Sono redattore di Terre di Mezzo». Una nuova iniziativa. «Nel 2012, ho dato vita all'associazione “Free Wheels”. Con otto dei miei volontari sono stato sul Cammino per ottanta giorni per poter poi scrivere “Guida al Cammino di Santiago per tutti”, a oggi unica guida in Europa a un cammino integralmente accessibile». Ora l'associazione conta una cinquantina di iscritti. «Grazie a mio figlio, ho scoperto un mondo - dice mamma Tiziana -. Prima ero una “casalinga disperata”. Poi, da quando Pietro ha cominciato con i cammini e con l'associazione, anch'io ho incontrato molti luoghi e molte persone nuove, che oggi sono la mia famiglia allargata. Aiutare gli altri lo appaga. E io posso finalmente rilassarmi».
Nel 2022 Pietro ha ideato un'esperienza di viaggio totalmente inclusiva, attraverso l'Emilia Romagna, poi ripetuta, l'anno successivo, in Veneto. Per questa terza edizione, i Free Wheels partiranno il 18 maggio dalla chiesa di San Francesco di Assisi, ad Ancona, e andranno sui “Passi di Francesco", undici tappe attraverso Marche, Umbria e Lazio, fino a concludersi, il 29 maggio, a Roma, in piazza San Pietro, per l'udienza generale con papa Francesco. «Il titolo ha una duplice valenza. Centinaia di anni fa, su quei sentieri il “poverello” camminava portando un rivoluzionario messaggio di essenzialità e letizia, insegnandoci a trovare la pace nell'accettazione delle difficoltà dell'altro. Oggi, un altro Francesco, il Pontefice, ci esorta alla stessa rivoluzione. Con questa edizione, ci prepariamo anche al pellegrinaggio che faremo l'anno prossimo, in occasione del Giubileo».
Quest'anno, ci sono dieci partecipanti, dai 25 ai 65 anni, di cui sette uomini e tre donne. Cinque di loro sono in sedia a rotelle, tra cui i promotori dell'iniziativa, Pietro Scidurlo, e Ignazio, paralizzato dalla vita in giù a seguito di un incidente d'auto. Ci sarà anche NoisyVision, associazione dedicata alle disabilità sensoriali, con un gruppo di ipovedenti che viaggeranno su tandem a guida assistita. La particolarità è che la delegazione fa tappa nelle Unità spinali, centri di eccellenza per la riabilitazione di persone con lesioni midollari. «A chi si è appena ritrovato senza la possibilità di muoversi con le proprie gambe, diciamo che ci sono infinite opportunità. Una di queste è il cammino. Cerchiamo di appassionarli. Magari un altr'anno decideranno di lasciare per qualche giorno la propria zona di comfort e di unirsi a noi. Così come hanno fatto i miei genitori quando mi hanno accompagnato a Santiago».
«Per noi è stato facile - conclude mamma Tiziana -, abbiamo guardato nostro figlio negli occhi, e abbiamo capito che bisognava andare. La sua serenità è la nostra serenità».