domenica 11 febbraio 2024
Un laboratorio interattivo dedicato alle preadolescenti (10-12 anni) e alle loro mamme in cui si affrontano, con semplicità momenti ludici, aspetti fisiologici e valoriali in un confronto aperto
Il «corpo racconta» progetti d'infinito

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Stare bene con la propria sessualità, con il proprio corpo, con il pensiero del proprio corpo. Non è un obiettivo da poco di questi tempi, con un numero crescente di ragazze disorientate e confuse, troppo spesso incapaci di gestire le tante sollecitazioni che arrivano da amici, social e da un clima in cui tutto può essere rimesso in discussione, rovesciato e riorganizzato. Lo sanno bene i genitori che cercano di fronteggiare i problemi delle loro adolescenti alle prese con autentici o presunti problemi di identità di genere. In tanti casi si tratta di situazioni da non sottovalutare e che richiedono il sostegno di uno specialista. In altri basterebbe forse accompagnare le ragazze a una serena e meditata scoperta del proprio corpo, della sua anatomia e fisiologica, dell’igiene, del ciclo mestruale con i suoi segnali di fertilità, del significato autentico di “fare l'amore” che è relazione bella e appagante e non coincide con il “fare sesso”.

Facile a questo punto l’obiezione. «Ma come? Le nostre ragazze sanno già tutto. Prima ancora che i genitori possano aprire bocca, quelle già spiegano come un libro aperto». Sanno tutto forse, ma a modo loro. Anzi, nel modo “insegnato” dalle amiche, dai social, dai siti web. Quindi in modo confuso, più denso di suggestioni che di sicurezze. Che non è certo la strada giusta per comprendere il mistero della vita, i cambiamenti del corpo con la pubertà, il significato di una parola preziosa come pudore, le differenze di ruolo maschile e femminile, la femminilità, la bellezza, l'autostima, le emozioni, come riconoscerle, esprimerle, gestirle. E anche il significato del piacere, il linguaggio del corpo, l’amicizia e l’amore.

Un giorno di vent’anni fa, Fabia Ferrari, insegnante di metodi naturali e consulente psicosociale residente a Lugano, rifletteva su questi aspetti e pensava a come sarebbe stato bello mettere a punto un percorso per accompagnare le ragazzine a scoprire il significato dell’amore, quello trasparente e sereno che si esprime con il cuore e con il corpo insieme. Non c’era nulla, o quasi, tra le proposte allora a disposizione che a suo parere riuscisse a conciliare in modo efficace un bisogno educativo tanto naturale, eppure tanto trascurato, con le richieste di associazioni, comunità ma anche di tanti genitori. Così Fabia si è messa alla scrivania, ha buttato giù i primi appunti, si è confrontata con le colleghe e amiche del Clomb (Centro lombardo metodo Billings) e ha deciso che sì, un tentativo andava fatto. E quindi, perché non proporre a mamme e ragazzine quello che era stato progettato? «Le mie colleghe hanno provveduto a raggruppare sette mamme con figlie adolescenti e siamo partite».

Fabia Ferrari

Fabia Ferrari - Archivio

È nato così Il corpo racconta, forse il percorso più noto e diffuso di educazione all’affettività e alla sessualità del nostro Paese. Oggi quell’intuizione diventata un metodo apprezzato e replicato in tante diocesi, parrocchie, movimenti, è cresciuta, si è arricchita di tanti consigli e dell’esperienza accumulata dalla stessa ideatrice in tanti incontri, da Nord a Sud. «Penso di aver fatto il giro d’Italia con il Corpo racconta. Ogni occasione di confronto è stata preziosa per migliorare il percorso, per attualizzarlo, per renderlo sempre più aderente alle esigenze delle mamme di oggi». Lo schema di fondo però è sempre fedele all’intuizione delle origini. Dal Corpo racconta sono nati gli incontri Mamma & Figlia, momento educativo-formativo rivolto a ragazzine di 10-12 anni accompagnate dalla mamma. Due incontri di tre ore ciascuno su sessualità e affettività.

«Cerchiamo di fare in modo che i grupno pi non siano troppo numerosi - dice ancora Fabia Ferrari - ci sembra che sette coppie mamme- figlia, in cerchio attorno a un tavolo, possa essere un numero adeguato». Si prende spunto dalle mestruazioni e si punta a dare un senso positivo alla femminilità, alla maternità, alla fertilità. «Nessuna lezione di anatomia però – riprende l’esperta – ma una sorta di laboratorio interattivo con esempi semplici. Io, per esempio arrivo sempre con un cestino adagiato su una tovaglietta rossa e spiego che l’utero è un nido morbido e accogliente e le ovaie so- cestini con ovetti di cioccolato. Le ragazze diventano consapevoli che le mestruazioni sono un servizio alla vita, perché il nido che si prepara ogni mese va disfatto e preparato ogni volta nuovo, finché non verrà ad abitarci un bambino. Certo, magari tra molti anni».

Parole semplici e concetti di facile comprensione quindi per spiegare anche i sintomi della fertilità, che ogni donna può conoscere attraverso semplici segnali percepiti nella quotidianità. Ma quello su cui insiste con particolare entusiasmo è la bellezza, esteriore ma soprattutto interiore, di cui è simbolo la femminilità. Bellezza che si manifesta in ogni circostanza, dentro e fuori dal contesto della famiglia. E il ruolo delle mamme in questi incontri? «Fondamentale: l’essere lì, insieme, a condividere emozioni e conoscenze crea complicità e allena ad un dialogo profondo e autentico».

E per i figli maschi? Qualche anno dopo, sempre all’interno del Clomb, sono nati percorsi specifici che sul modello de Il corpo racconta, che prevedono la presenza insieme di papa e figlio, e che oggi sono coordinati dal pediatra Lorenzo Rizzi. Si tratta di tre incontri ciascuno che permettono al papà e al figlio preadolescente (11-13 anni) un cammino insieme verso la scoperta e l’approfondimento dei legami affettivi e dello sviluppo sessuale. Nel primo incontro si affronta il divario intergenerazionale, anche per dire ai ragazzi che non sono affatto soli in questa fase della loro vita. Nel secondo incontro i ragazzi, con i loro papà, si aiutano vicendevolmente ad affrontare e comprendere i cambiamenti. Nel terzo, infine, si giunge a raccontare il legame affettivo eterosessuale.

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