La piccola Serenella tra i poliziotti italiani a Kiev, l'11 novembre scorso - Ansa / Polizia di Stato
Nell’agosto del 2020 una coppia novarese va in Ucraina per seguire la nascita di una bambina da una madre surrogata. Dopo il riconoscimento della neonata, la coppia rientra in patria ma lascia la piccola a Kiev affidandola a una baby-sitter. Dopo alcuni mesi però la tata non riceve più lo stipendio concordato e si rivolge al consolato italiano. Scattano i controlli. L’11 novembre Polizia e Croce Rossa riportano la bambina in Italia.
Serenella avrà presto una mamma e un papà. Potrà vivere con l’affetto e le attenzioni di una famiglia felice di accompagnarla nella grande avventura della crescita. La parola fine, nella triste vicenda della piccola lasciata in custodia a una tata in Ucraina, è stata scritta nei giorni scorsi dal Tribunale per i minorenni di Torino.
I "genitori formali" di Serenella – la coppia novarese che ha commissionato la piccola con la maternità surrogata ma poi l’ha lasciata per oltre un anno con una baby sitter ucraina – si sono presentati ai giudici e hanno detto di non opporsi alla pubblicazione di una dichiarazione di adottabilità. Anzi, la coppia ha chiesto formalmente al Tribunale di occuparsi della piccola e ha ribadito la volontà di accettare tutte le procedure del caso «per il bene della bambina».
Un passo formale indispensabile per avviare l’iter dell’adozione che sarà perfezionato nelle prossime settimane. Di fatto, i giudici hanno lasciato intendere che la famiglia più adeguata per accogliere Serenella è già stata individuata. Sono due genitori in possesso delle caratteristiche morali e materiali più idonee per adottare una piccola che ha alle spalle una vicenda così tormentata. La nuova famiglia di Serenella abita lontano da Novara e dal Piemonte. E comunque a una distanza sufficiente per metterla dal riparo da eventuali condizionamenti.
Dal punto di vista del Tribunale dei minorenni il caso Serenella è quindi avviato alla conclusione. L’abbandono della piccola nella prospettiva del codice civile era già un dato di fatto. Lasciando la bambina per oltre un anno in Ucraina, i "genitori formali" avevano chiaramente manifestato la volontà di non volersene prendere cura. Ora che la richiesta è stata perfezionata di fronte ai giudici minorili, non c’è più alcun dubbio.
Rimane aperto il fronte penale, di competenza della procura ordinaria di Novara. I giudici dovranno valutare il reato relativo alla maternità surrogata anche se, si fa sapere, non ci sarebbe stato tentativo di alterazione di stato civile. I genitori cioè non si sarebbero neppure presentati davanti ai funzionari del Consolato per chiedere il riconoscimento della bambina, nonostante il certificato di nascita redatto in ucraino, secondo le leggi di quel Paese, riportasse che la neonata presentava un patrimonio genetico riferibile a uno dei due genitori. In questi casi, secondo prassi, il Consolato attiva la procura competente. Ma per Serenella tutto questo non sarebbe accaduto. Facile immaginare che già da tempo la coppia novarese avesse in animo di abbandonare la piccola o comunque di non opporsi a un’eventuale adozione. Anche se i lunghi mesi dell’esilio ucraino farebbe pensare a una situazione conflittuale, o comunque irrisolta. Difficile capire cosa sarebbe successo senza la segnalazione all’ambasciata italiana e l’intervento del Servizio per la Cooperazione internazionale di Polizia (Scip) e della Croce Rossa, che l'11 novembre hanno accompagnato la bambina in Italia.
Si tratta di abbandono di minore dal punto di vista del codice penale? Una valutazione tutt’altro che agevole. Non si tratta di un giudizio etico – che porterebbe facilmente a considerazioni pesantemente negative sulle scelte della coppia novarese – ma sostanziale. E qui sarebbe facile dimostrare che Serenella non è stata abbandonata ma affidata alle cure di una tata che si è presa cura di lei. Le indagini della procura di Novara vanno avanti e già nei prossimi giorni si attendono sviluppi.