Una madre giovanissima con il suo bambino - Archivio Siciliani
Diventare mamme quando si è adolescenti comporta un forte sconvolgimento personale e può diventare un fattore di rischio per lo stabilirsi di una relazione adeguata tra madre e bambino. Da una parte, infatti, c’è una ragazzina che vede il proprio corpo cambiare mentre sta costruendo la propria identità adulta, che si allontana dagli amici, dalla scuola e diventa più dipendente dalla famiglia. Dall’altra, un neonato che ha bisogno di cure e di affetto.
Paola Silvia Fruscio, responsabile dei 'Percorsi Babymamme', ha spiegato l’importanza di questo progetto, promosso dal Centro di aiuto alla vita, che si propone di sostenere e accompagnare le giovani mamme e i papà durante la gravidanza, affiancandoli in un momento delicato della loro vita.
«Dal 2011 il Cav Ambrosiano collabora ad un progetto milanese a sostegno della maternità in adolescenza – spiega Fruscio –. Erano coinvolti anche la Fondazione Ambrosiana per la Vita, l’Ospedale San Paolo, il dipartimento di psicologia dell’Università Bicocca, con Fondazione Cariplo. Poi il progetto si è ramificato. Da qui è nato il Servizio di accompagnamento alla genitorialità in adolescenza al San Paolo e al San Carlo. Mentre la Fondazione Ambrosiana per la vita e il Cav ambrosiano si sono concentrati sul territorio per creare sportelli che potessero intercettare situazioni un po’ più sommerse».
All’iniziativa, che ha preso il via in autunno e ha il supporto di Regione Lombardia, hanno aderito: Cav Ambrosiano di Milano, Cav Pavia, Movimento per la Vita Lodigiano, Cav Busto Arsizio, Cav Cernusco sul Naviglio e FederVita-Lombardia. L’intento è quello di aiutare la comunicazione interna fra i Cav ma anche diffondere questo progetto. Si vuole adottare un modello realizzato su misura per i bisogni specifici di un territorio. Per questo gli operatori seguono una formazione speciale, in modo che quando entrano in contatto con una giovane mamma possano mettere in atto attenzioni e misure che tengano in considerazione la situazione particolare.
«Il ministero della Salute nel 2015 rilevava una percentuale di parti sotto i 20 anni pari all’1,28% (6.120 casi). E i dati Eurostat nel 2019 (riferiti al 2017) mostrano come il fenomeno in Italia sia ancora abbastanza circoscritto, ma aumentato rispetto ai dati del 2015. La percentuale è salita all’1,6% (8-10mila casi) sul numero totale delle nascite – osserva la coordinatrice –. Dal 2010 ad oggi le adolescenti che diventano mamme sono aumentate del 31% e in Lombardia si stimano 2.600 casi, di cui 100 nella sola Milano. Anche se l’incidenza delle straniere è maggiore, il fenomeno non riguarda solo loro. Tuttavia a rivolgersi agli sportelli sono solo una quindicina di ragazze all’anno. C’è quindi bisogno di intensificare la diffusione del progetto, anche diversificando i canali, per poter raggiungere e sostenere un numero maggiore di madri».
Le mamme, che hanno indicativamente dai 14 ai 20 anni, vengono seguite fino al compimento di un anno di vita del bambino, ma se è necessario oltre e, se i papà sono disponibili, il servizio viene offerto anche a loro. L’idea, infatti, è quella di occuparsi della coppia. «Queste ragazze corrono il rischio dell’isolamento – continua Fruscio –. Sono spaventate dalle difficoltà e molto tentate di tagliare i ponti con la rete amicale e con la famiglia di origine. Anche la scuola ne risente perché non è semplice conciliare il tutto. Poi, ci sono altri problemi a livello psicologico. Alcune mamme giovani hanno cercato la gravidanza come rivalsa verso la propria madre, altre hanno deciso di tenere il bambino, ma non sono consapevoli delle responsabilità che questo comporta. Occorre fare un lavoro di accompagnamento. Se affrontare la maternità è difficile per gli adulti, possiamo immaginare quanto lo sia per chi vive la fase sfidante dell’adolescenza».
Considerando che, al di fuori del capoluogo lombardo, non esistono esperienze di accompagnamento specifico per la maternità in adolescenza, la speranza è che a un anno dalla messa a punto di un percorso calibrato sulle ragazze, altri Cav siano interessati a proporre questo percorso e che si riesca a coinvolgere le scuole con una campagna di prevenzione e sensibilizzazione.
«Con le mamme all’inizio svolgiamo dei colloqui spiega Fruscio –. Poi le aiutiamo a livello pratico con eventuali aiuti economici e beni materiali, dal sostegno per l’allattamento ai pannolini. In alcuni casi troviamo anche una soluzione abitativa. Ma il pezzo forte è costituito dal sostegno e dall’accompagnamento alla genitorialità. Cerchiamo di attivare le loro competenze e riconoscerle. Non è facile imparare a fare la mamma, ma si può: dalla preparazione della pappa a come giocare. Alcune situazioni sono filmate e vengono riviste insieme. Ogni ragazzina, però, è diversa e noi partiamo dai bisogni di ognuna perché la mamma è sempre la protagonista. Pensiamo che la maternità sia un’esperienza bella se viene vissuta in maniera adeguata. Perché questo si possa realizzare cerchiamo di rendere le mamme consapevoli e di alleggerire i fardelli pesanti. Quello che ci proponiamo è offrire una vita buona ai bambini e alle ragazze».