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“Ciao Amore. Tre storie per salvarsi dalle relazioni tossiche” (Effatà Editrice) è l’ultimo libro di Nicoletta Musso Oreglia, mediatrice familiare, counselor professionista, consulente in sessuologia, coordinatore genitoriale sistemico, accompagna coppie e singoli da venticinque anni. Con il marito Davide Oreglia - hanno cinque figli - amano definirsi artigiani delle relazioni. Si dedicano alla pastorale familiare tenendo corsi e incontri in tutta Italia. Sono anche attivi in rete con video, riflessioni e corsi online per singoli e coppie. Il libro, uscito ieri - e di cui per gentile concessione dell’editore proponiamo uno stralcio - aiuta a riflettere su quelle storie in cui uno dei componenti della coppia finisce dentro una situazione che lo cristallizza, lo immobilizza impoverendolo in modo inesorabile. Una sottrazione minuscola ma continua di piccole parti di stima, valore, capacità di generare progetti. È un avvelenamento lento che spegne una o più parti buone di chi lo subisce, ma forse anche di chi lo agisce. Sono situazioni su cui aprire gli occhi, per capire e prendere le distanze. Sia per chi vive queste vicende, sia per genitori ed educatori che dovrebbero avere a cuore l’educazione affettiva dei ragazzi.
Nel parcheggio del supermercato vicino a casa, Daniel e Giada si stanno baciando; non c’è più traccia della tensione che era presente fra di loro, o almeno così pare. Lui l’ha fatta sedere sulle sue gambe, lei ha la schiena contro il volante. Le accarezza i capelli e sussurra al suo orecchio: «Sei stata cattiva prima, sai che ho paura di perderti. Non puoi andare alla festa del diciottesimo di Luca: tu gli piaci, io lo so. Tutte le volte che ti guarda perde la testa. Se vai là, chissà cosa ti potrebbe accadere! Poi non ha nemmeno invitato me, quel cretino; in fondo, abbiamo fatto due anni di basket insieme!». Giada lo sta ascoltando e questo suo modo di fare, per la prima volta, non le piace. Si è sempre sentita amata da Daniel e non è neanche la prima volta che le parla in quel modo. All’inizio le piaceva molto avere accanto un ragazzo che le diceva che senza di lei si sentiva perso; è bellissimo! La prima volta che le ha fatto quella confessione si è sentita irresistibile, indispensabile, potentissima. È così che l’ha conquistata.
Quando si sono incontrati, all’inizio, Giada era andata a una festa per accompagnare una sua amica che voleva provarci con un ragazzo che le piaceva. Sofia era fatta così: quando si prendeva una cotta per uno, lo doveva seguire sui social e nella vita reale.
L’aveva implorata di non lasciarla da sola, di accompagnarla, perché se lei non fosse riuscita a vedere e a parlare con questo meraviglioso ragazzo, si sarebbe sentita morire. E quella era l’ultima occasione possibile! Poi l’anno scolastico si sarebbe concluso – era fine maggio – e lei avrebbe trascorso tutta l’estate a piangere per l’occasione persa. Così, Giada si era fatta convincere; tuttavia, appena arrivate alla festa, lei l’aveva persa di vista: Sofia, infatti, si era attaccata al migliore amico del ragazzo che aveva puntato e l’aveva completamente ignorata. Giada aveva pensato di tornarsene a casa, ma il passaggio i suoi gliel’avevano dato all’andata; al ritorno sarebbe dovuta rientrare con la mamma di Sofia, per poi dormire da lei. Per cui si era messa in un angolo, da sola, e lì le era venuto incontro Daniel, come un salvatore, e aveva attaccato bottone dicendo che si sentiva un pesce fuor d’acqua. Le era stato simpatico fin da subito; simpatico e dolcemente insistente. Si era fatto dare il numero di telefono e le aveva promesso che le avrebbe scritto il giorno dopo, perché non voleva perderla; e così era andata. Si era svegliata da Sofia con centoventisette suoi messaggi, in cui le diceva che l’aveva stregato e che se non lo avesse chiamato si sarebbe sentito perso; da lì era partita la loro storia. Ancora sente il cuore sbronzo di eccitazione se pensa a quella mattina: Sofia era triste, perché non aveva rimediato neppure un sorriso dal suo tizio, e lei, invece, era sommersa di attenzioni da questo Daniel.
«Per un amore così si deve pur essere disposti a qualche sacrificio», si era ripetuta fra sé e sé nei mesi successivi; ma ora, per la prima volta, il suo cuore era inquieto e, guardando Daniel a distanza di naso, si sentiva soffocare. «Ma tu credi che tutto il mondo voglia me? Sono bella, ma non così irresistibile. Dai, lo sai!», prova a scherzare Giada. «Tu sei più che irresistibile; sei fantastica! Mi sei entrata nella testa, nel cuore. Io ti amo. Ma quel Luca non mi piace e a me non va che tu vada a quella festa». «Ma alla festa non sarò mica sola: ci sarà tutta la mia classe e anche Sofia!», insiste. «Già, le tue compagne, buone quelle! Ma se sono solo tutte delle gatte morte invidiose, pure Sofia. Della sua affidabilità non me ne faccio nulla; è un’oca fatta e finita», continua Daniel che, mentre le sussurra queste cose, le ricopre il volto di baci. Lui fa così: sa dire cose durissime mentre fa cose dolcissime; quando la bacia così è stupendo stare sotto la sua pioggia gentile di amore, anche se le mani di lui sono saldamente ancorate al volante e le fanno come da sponde sicure, sì, ma irremovibili.
Giada inizia a sentirsi stretta e cerca di allontanarsi, ma lui la stringe ancora, in modo più avvolgente. Sentendo la forza delle braccia di Daniel, lei non può più resistere; non lo ha mai fatto.
«Lui non sa stare senza di me, mi vuole troppo» dice a sé stessa, anche se l’imbarazzo per la figura che le ha fatto fare nel teatro poco prima è ben stampata dentro di lei. Non è la prima volta che Daniel le urla addosso. Lui non è perfetto, o meglio, quando è dolce è meraviglioso; il problema sorge quando si arrabbia, e ultimamente capita spesso. «Però è così bello», si sorprende a pensare. «L’amore deve essere passionale, se no che amore è?», e lui, anche quando si arrabbia, è appassionato e si abbandona ai suoi baci. L’orologio suona la mezzanotte: «Dai, vai a casa. Io resto qua finché vedo la luce che si accende e si spegne in camera. Poi vado a casa anch’io».
Giada si risiede al posto del passeggero; si sistema i vestiti e i capelli, si volta verso di lui e sorride: «Buonanotte, amore», lo saluta. «Buonanotte, amore. Mi raccomando, subito a nanna! E quando la tua finestra sarà buia, saprò che stai dormendo. Non messaggiare la notte, che poi sei stanca domani e diventi lamentosa», e con questa regola che si erano dati – la notte non si chatta con nessuno – Giada varca il portone di casa, non prima di avergli lanciato un ultimo bacio.