domenica 11 aprile 2021
L'attrice racconta in un libro la sua lunga e penosa lotta contro i disturbi alimentari, i tentativi di nascondere i problemi... Poi la svolta sorprendente e benefica
Ambra Angiolini

Ambra Angiolini - Archivio Ansa

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Un romanzo che è, allo stesso tempo, una testimonianza e un racconto dai toni duri, che non fa sconti. Innanzi tutto all’autrice, Ambra Angiolini. Ecco InFame (Rizzoli, pagg.224, euro 18): «Se per te l’amore è quello che manca e non quello che resta; se sei capace di mangiare otto gelati Cucciolone così velocemente da non riuscire nemmeno a leggere le barzellette disegnate sopra il biscotto; se nella vita non sei un fuoriclasse ma un fuoricoda, se per staccare col mondo hai bisogno di ipnotizzarti davanti alla Prova del Cuoco; se conosci a memoria la canzone de Il gatto puzzolone; se tra tutto quello che hai nel tuo armadio scegli sempre lo stesso pantalone da almeno cinque anni; se sei un maniaco dell’igiene specialmente di quella del bagno. Se dentro di te c’è Lei; se trovi che Elettra sia un bel nome a cui dare la colpa di tutto, se ogni tanto hai la testa abitata da una scimmietta che suona piattini o da criceti che girano nella ruota e soprattutto... se anche la tua pancia pensa, piange, ama più della testa e del cuore, allora... questa è anche la tua storia...».

Come un cazzotto nello stomaco. Ma se quello fisico il più delle volte ti piega in due gettandoti a terra, quello provocato dalla lettura del libro InFame ti toglie il fiato. Un racconto crudo, che non risparmia particolari. Un libro che conduce il lettore nel dramma che una giovane ragazza ha vissuto per dieci lunghi anni della sua vita: la bulimia. E se si pensa che la protagonista di questa storia è una ragazza – oggi donna e mamma – che al tempo era sotto i riflettori dellla televisione, c’è da rimanere sconcertati. Nel libro InFame (edito da Rizzoli, 218 pagine, 18 euro) racconta la sua storia Ambra Angiolini, classe 1977, attrice, conduttrice televisiva e radiofonica e anche cantante.

Già, proprio quella Ambra diventata famosa appena adolescente nel programma di Canale 5 'Non è la Rai', programma seguitissimo dagli adolescenti di allora, che tra l’altro potevano rispecchiarsi nelle ragazzine che animavano il programma stesso. Il suo racconto della lotta con la bulimia si sovrappone anche in parte a quel periodo lavorativo di fama e notorietà, proseguita poi nella conduzione di un programma radiofonico. «Vivo con il mio segreto da circa dieci anni», scrive nelle prime pagine del libro, sottolineando come «la mia testa è lucida, almeno credo, si rende conto della follia totale del momento, ma nulla può contro la forza delle braccia, delle mani, della bocca... delle dita», le stesse con le quali ormai 'da esperta' riesce a provocarsi i conati di vomito per rimettere tutto quello che ha appena mangiato in modo famelico.

Come si diceva, un racconto che non risparmia al lettore i particolari di questa lotta che per molto tempo ha visto Ambra (ma nella sua storia si possono ritrovare centinaia di ragazze e ragazzi che soffrono di disturbi dell’alimentazione) uscire sconfitta. Un vero e proprio braccio di ferro con questa voglia di mangiare di tutto, in modo disordinato e in quantità eccessive, per poi rimettere tutto nel chiuso di un bagno. «Io occulto il suono della 'pratica' – scrive Ambra parlando dell’atto di vomitare il cibo – con acqua, musica e phon simulando un momento di puro relax in bagno e loro – aggiunge parlando di alcune persone che le sono vicine – occultano la paura parlando a voce bassa ». La sconfitta di chi soffre di bulimia, ma anche la paura di chi le sta attorno, a cominciare dalla famiglia e anche dagli amici, anche se molti di questi non sembrano affatto accorgersi del dramma che Ambra sta vivendo in quegli anni. «Credo di aver pulito moltissimi cessi in questi anni – scrive nel suo libro-testimonianza Ambra Angiolini –, anche quelli non di mia competenza per capirci. L’igiene è fondamentale subito dopo, sanifica i sensi di colpa».

E aggiunge con amarezza: «Credo sia molto simile al pensiero di un serial killer che ha appena concluso l’ennesimo omicidio sempre uguale, variando il luogo e la vittima. Pulire, eliminare tutto». Ma questa volta la vittima è la stessa protagonista, che diventa una sorta di killer di se stessa. Per fortuna non mancano anche sprazzi di luce in questo calvario vissuto dalla giovane Ambra. Ma quel conteggio positivo che aggiunge giorno dopo giorno l’assenza 'della pratica' (cioè dell’abbuffarsi e del vomitare) si riazzera a ogni ricaduta.

Una sconfitta dolorosa, da cui dover ripartire per l’ennesima volta. E mentre tutto questo avviene Ambra continua a fare la sua vita, a lavorare, anche a frequentare gli amici (anche se con grandi difficoltà). Arriva addirittura a partecipare a un gruppo di aiuto, ma «nessuno sospetta di me, pensano che io sia solo una brava ragazza che crede negli altri e li vuole aiutare veramente. Non è del tutto inesatto questo pensiero a per aiutare qualcuno prima devi imparare ad aiutare se stessa. Per ora sono solo in grado di ascoltare». E ascolterà storie simili alla sua, come quella di Valentina, «una sopravvissuta » perché ricoverata tre volte per la lacerazione alla parete dello stomaco.... e Ambra resta impressionata da quel racconto: «Io grazie a lei – scrive – ho finalmente paura». Poi l’incontro con un ragazzo, un sentimento forte, una relazione che mette entrambi nella condizione di abbassare le proprie difese. Ma anche il crescere della voglia di guarire.

Poi, improvvisa, la gravidanza e il nascere dentro di lei di una vita. «Non avevo mai pensato a questa parte del corpo (la pancia, ndr) come investimento verso quello che verrà», scrive Ambra, aggiungendo con un sorriso che il nascituro «per nove mesi non smette un secondo di ricostruirmi. Il mio interior designer lavora sull’anima rotta, ristruttura le fondamenta e quello che chiede io le do, perché servono materiali giusti questa volta». Il cambio di prospettiva è repentino, quanto definitivo. Dunque tutto bene? Dopo tanta sofferenza alla fine arriva la vittoria su bulimia e anoressia? L’amore e la maternità come arma per vincere? «Non esiste un finale uguale per tutti», avverte Ambra nelle pagine finali del suo libro.

Ad essere sconfitta è 'la pratica' (cioè l’infliggersi il vomito), ma «quella malattia che torna da dove è venuta lascia di sé soltanto il modo di amare che sarò per sempre InFame ma con la conquista del senso di sazietà previa digestione». Insomma quella sete d’amore – verso se stessi in primo luogo – ha trovato come abbeverarsi senza dove ricorrere alla triste consolazione del cibo. «Auguro a ognuno di trovare la forma giusta», dice Ambra ai suoi lettori. Nessuna ricetta magica, dunque, ma forse, leggendo questo libro-testimonianza, la consapevolezza di non poter affrontare il problema da soli e di dover chiedere aiuto, anche se attorno a sé in molti faranno finta di nulla.

«Non avevo mai pensato a questa parte del corpo (la pancia) come investimento per quello che verrà» Così scrive in un libro forte come un cazzotto nello stomaco, lʼattrice e conduttrice tv che per dieci anni ha nascosto a tutti il suo terribile segreto: la testa resta lucida, ma non può nulla contro la forza della bocca e delle dita che provocano il vomito...

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