Jonathan Hyams
Rilanciare e promuovere l’affido in un momento che vede questo prezioso gesto di solidarietà tra famiglie caduto nella palude del sospetto e dell’indifferenza. È l’azione decisa dall’Autorità garante per l’infanzia e per la famiglia, Carla Garlatti, che dopo tante iniziative intraprese a livello nazionale, ha deciso di proporre l’affido anche per i minori stranieri non accompagnati. La legge 47 del 2017, la cosiddetta legge Zampa, promuove il ricorso all’affido familiare in via prioritaria rispetto al collocamento in struttura, ma questo istituto “risulta poco applicato nei territori”, fa notare Carla Garlatti, che non si nasconde le difficoltà ma si dice fiduciosa della possibilità di un’alleanza virtuosa tra famiglie e istituzioni per offrire a tanti ragazzi immigrati la possibilità di un futuro migliore. La fatica di guardare all’affido come soluzione umanamente più adeguata ma anche più opportuna dal punto di vista dei percorsi di integrazione – osserva Garlatti – dipende in parte alla complessità delle procedure e in parte alla scarsa conoscenza dell’istituto. Appare “quindi fondamentale promuoverne la diffusione e sensibilizzare la collettività verso una pratica che non solo favorisce il percorso di integrazione e inclusione del minorenne straniero ma rappresenta una crescita per l’intera comunità”.
Per questa ragione è stato attivato il nuovo progetto dell’Autorità garante “Affdo - Promozione dell'accoglienza familiare dei minori stranieri non accompagnati (MSNA)”, che mira a supportare e accompagnare i territori nella promozione efficace degli affidamenti familiari. Punta, inoltre, a mettere in rete e a facilitare lo scambio di expertise tra enti del terzo settore e a diffondere la conoscenza di prassi efficaci, seguendo una logica di integrazione e complementarità delle risorse e di opportunità territoriali già esistenti.
Il progetto è finanziato con le risorse del Fondo europeo asilo migrazione e integrazione (Fami) 2021-2027, gestite dal Ministero dell’interno, ed è rivolto ai comuni del Sistema di accoglienza e integrazione (Sai) che intendono promuovere l’istituto dell’affido familiare a favore dei minori stranieri non accompagnati.
Il progetto, della durata di 30 mesi, si riferisce all’obiettivo specifico 2 (migrazione legale/integrazione) del programma nazionale Fami e verrà attuato in partenariato con il Coordinamento nazionale comunità accoglienti (Cnca), la Fondazione Don Calabria per il sociale ETS e l’Istituto psicoanalitico per le ricerche sociali ETS (Iprs), individuati all’esito di una procedura di co-progettazione ad evidenza pubblica.
Ma, concretamente, quali saranno gli obiettivi dell’iniziativa? Cinque i punti più rilevanti: 1)piani operativi di progetto, elaborati e integrati insieme agli enti locali coinvolti; 2) sensibilizzazione rispetto all'affido, offrendo supporto agli enti locali nella pianificazione di una campagna di comunicazione e di sensibilizzazione multilivello sull'affido, per il coinvolgimento dei potenziali destinatari; 3) attività di formazione, affiancamento e coaching rivolte ai servizi coinvolti nella progettazione, gestione e realizzazione di percorsi di formazione per cittadini; formazione on the job; 4) comunità di pratica sull’affido degli MSNA; 5) diffusione delle conoscenze sulle prassi efficaci e rafforzamento delle connessioni con la Rete europea sulla tutela - European Guardianship Network.
“L’affido familiare – riprende la garante - ha funzionato molto per i bambini ucraini, con una risposta all’insegna della generosità e dell’apertura solidale. Credo che anche altri minori provenienti dalle tante, troppe, zone di guerra che tormentano il pianeta, possano meritare da parte delle famiglie e delle istituzioni italiane la stessa risposta di vicinanza e di calore. È molto importante. Anche un piccolo risultato può essere il segnale di quella grande svolta culturale a favore dei minori, al di là delle differenze sociali, etniche, religiose, a cui da sempre lavoriamo”.