martedì 20 febbraio 2024
Nell'educazione alla fede la coerenza dei genitori è fondamentale. Don Manuel Belli: sbagliato pretendere dai ragazzi «tutto o niente». Padre Emiliano Antenucci: la via è quella della bellezza
«A 15 anni non va più a Messa? Pazienza e rispetto. Tornerà»

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Chissà quanti genitori hanno di fronte figli adolescenti che non vanno più a Messa, non pregano. Per numerose mamme e numerosi papà è una sofferenza, pone interrogativi, destabilizza. Parlare di temi inerenti alla fede diventa difficile e la scelta è quella di lasciare cadere il discorso, oppure quella di intavolare discussioni che possono portare a contrapposizioni e a scontri.

Don Manuel Belli, presbitero della diocesi di Bergamo, sacerdote da 15 anni, attualmente attivo in una comunità pastorale della media Val Cavallina e insegnante di Filosofia in una scuola media superiore, sorride e scherza: «Se smettessimo di ascoltare le mamme che confessano che i figli non vanno più a Messa – dice il sacerdote -, confesseremmo un quarto di meno». Youtuber, con il canale “Scherzi da prete” entra in questioni riguardanti la fede, le consuetudini, la vita quotidiana di un cristiano, con quella nota di ironia che fende resistenze e aiuta a riflettere.

Don Manuel i giovanissimi li conosce, così come ha chiaro il contesto in cui le nuove generazioni stanno crescendo e stanno facendo i conti con la propria esistenza e le proprie scelte religiose. «Leggendo il Giornale dell’anima di papa Giovanni, si scopre che il futuro santo aveva uno zio che lo ha educato alla fede e, oggi, mi sembra che non sia così facile trovare un adulto che abbia posto dei punti fermi sulla propria fede. Abbiamo adulti che sono incerti come i ragazzi; le stesse domande che hanno gli adolescenti, le hanno anche loro. A volte i ragazzi le portano con quella carica di energia che è tipica della loro età, mentre gli adulti le hanno lasciate da parte, un po’ sopite. Ciò potrebbe rappresentare una risorsa, perché potrebbe aprire per questi adulti porte che erano state chiuse dai tempi del catechismo».

Chi sono le madri e i padri di questi adolescenti in ricerca? «Mi sembra di cogliere una scissione – aggiunge don Belli – nel mondo degli adulti. Ci sono quei genitori che non si oppongono al fatto che il figlio frequenti oratorio, incontri, celebrazioni, ma vivono un cristianesimo assopito. Per loro la frequenza dei figli può diventare una riscoperta. Ci sono poi i genitori, un po’ più addentro nella vita cristiana, nei quali percepisco un difetto, ovvero il volere “tutto o niente”. Vorrebbero un pacchetto completo per il figlio, dalla Messa domenicale, all’impegno caritativo, alla catechesi… Invece bisogna accettare la parzialità. Il cammino non è subito l’arrivo: occorre farlo tutto».

Serve perciò un atteggiamento di rispetto e di pazienza: «I precetti fondamentali della Chiesa – rimarca don Manuel – sono per chi si riconosce nella comunione ecclesiale, ma occorre dare all’adolescente il diritto di chiedersi se si riconosce in questa comunione e questo richiede dei tempi di parzialità, nel corso dei quali si può andare in crisi, alcune cose possono non essere accettate. Questo non dovrebbe spaventare. Se vuoi stare con gli adolescenti, devi accettare la parzialità della fede».

Gli educatori, le mamme e i papà, potrebbero perciò mettersi accanto a un ragazzo lasciando che le domande sul senso della vita, sulla fede, sulle scelte, sedimentino, risuonino, senza la pretesa che una risposta arrivi nell’immediatezza, già con certezze granitiche. «Per un adolescente rispondere a una domanda è già il massimo, per quel momento – conclude don Manuel Belli -. Pretendere una completezza non critica, cioè che uno non sia passato dal travaglio di una scelta, significa accogliere una risposta che non ha fondamenta. Accettiamo la fatica delle fondamenta: la casa non è ancora costruita». E soprattutto il giovane sacerdote suggerisce l’utilizzo di un’arma efficace: ovvero l’ironia. «Fa bene disinnescare. Leggono affermazioni di un filosofo, vedono un video e arrivano subito alla conclusione che Dio non esiste. Disinneschiamo questo, usiamo anche l’ironia. Aiutiamo così a mettere in ordine le cose».

Mettere in ordine le obiezioni, i pensieri disordinati, le convinzioni facili anche con l’ironia, con un sorriso, è efficace. Anche perché la fede non si può imporre. «Dio non si impone, ma si propone – commenta padre Emiliano Antenucci, cappuccino, rettore del santuario della Madonna del silenzio, ad Avezzano, Abruzzo -. Dio è come un bel quadro, una bella musica, un bel tramonto… Se noi presentiamo il cristianesimo come una serie di cose da fare, non siamo corretti. Come ci hanno ricordato i nostri papi: la fede è un incontro d’amore, è un avvenimento. Dobbiamo creare, come diceva don Oreste Benzi, un incontro simpatico con Gesù. Quindi un genitore, un educatore, un sacerdote, deve creare un tipo di incontro così. Tramite la gioia e la bellezza».

Vestendo un saio, padre Emiliano non può che riandare a san Francesco: «Egli definisce Dio: “Tu sei bellezza”. Quindi tutto ciò che ci richiama la bellezza del creato, dell’arte, di ciò che ci circonda è d’aiuto. Occorre questa cultura della bellezza perché purtroppo, ci sono ovunque espressioni di morte… Puntiamo su qualcosa che affascina, che seduce e non abbandona. Gesù seduce e non abbandona, mentre il mondo seduce e abbandona. Bisogna presentare il cristiano come qualcosa di bello. A volte è invece qualcosa di noioso, mentre non dimentichiamo che la Messa è la festa di Gesù».

Diventa importante coltivare uno stile col quale vivere la domenica e le celebrazioni: «Abbiamo mondanizzato la domenica che abbiamo trasformato in un giorno dedicato a tutt’altro – conclude il padre cappuccino -. Anche noi abbiamo bisogno di riposarci e di dedicare tempo alle persone che abbiamo intorno. La domenica è un tempo di riposo e anche di preghiera. È importante far comprendere che una persona non deve andare a Messa per dovere, oppure per rispetto di un comandamento: la Messa è un appuntamento d’amore. La Chiesa è la “farmacia” di Gesù. Come uno va in farmacia per curarsi, andiamo a partecipare all’Eucarestia. Noi pensiamo molto al corpo, dobbiamo pensare anche alla cura della nostra anima che si nutre di preghiera, di sacramenti, di bisogno del sacro che è insito in ogni uomo. La fede è riscoprire il silenzio. Dio parla nel silenzio del nostro cuore e le più grandi conversioni della storia sono nate nel silenzio».

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