
Un servizio di consulenza di Fondazione Paideia semplifica il processo di donazione dei privati e massimizza l’impatto - Fondazione Paideia / andreaguermani
«Perché nessuna famiglia debba sentirsi sola e nessun bambino escluso». Ma anche per chi ha il desiderio di lasciare nel mondo un’impronta che possa generare del bene nel tempo, la Fondazione Paideia mette a disposizione lo strumento flessibile dei fondi filantropici. Al momento ne ha otto all’attivo per un totale di 25 milioni di euro: alcuni fondi sono indirizzati a sostenere i bambini con disabilità, «seguendo l’approccio della nostra fondazione che si occupa non solo dei bambini, ma anche delle loro famiglie, dai genitori ai nonni, dai fratelli alle sorelle e a tutti i caregiver – ha spiegato il segretario generale di Fondazione Paideia, Fabrizio Serra –. Altri sono stati creati per sostenere progetti legati al mondo rurale e alla natura, sfruttando la presenza della fattoria sociale Paideia» sulle colline torinesi. E ancora, ci sono fondi che sostengono progetti nell’ambito formativo e di crescita, un fondo a sostegno del progetto “Piani di volo” pensato per permettere l’acquisizione di competenze quotidiane per ragazzi e adolescenti e alcuni altri fondi filantropici, tra quelli già attivi, che hanno indirizzi, nell’alveo della mission storica di Fondazione Paideia di accompagnare le famiglie e i figli con disabilità, che offrono opportunità di crescita in ambiti creativi come la musica «per la volontà di onorare la memoria e la passione di un donatore che amava proprio la musica», dello sport paralimpico, «coprendo ad esempio i costi per degli istruttori professionisti» ha raccontato Serra.

Fondazione Paideia / andreaguermani.it
In attesa che a maggio venga inaugurata una seconda nuova sede della fattoria Paideia, «siamo riusciti a creare un fondo per sostenere gli anziani, da un lato dimostrando la flessibilità dello strumento stesso dei fondi filantropici e dall’altro aprendoci a nuove collaborazioni e nuove progettualità: anche dal punto di vista pedagogico sappiamo che possono crearsi scambi intergenerazionali tra anziani e bambini e assieme si può lavorare sul tema della memoria storica» ha sottolineato ancora il segretario generale.
Tutti gli esempi citati dimostrano come i fondi filantropici «possano essere adattati ai desideri specifici dei donatori, permettendo di sostenere cause che stanno loro a cuore e di vedere gli effetti concreti del loro impegno nel tempo» ha aggiunto Giulia Musso, responsabile per la raccolta fondi di Paideia. La fondazione, nata a Torino nel 1993, per volontà delle famiglie Giubergia e Argentero, che ogni giorno offre un aiuto concreto ai bambini con disabilità e alle loro famiglie, nell’investire sui fondi filantropici ha preso ispirazione dal mondo anglosassone: in particolare dalla “King Baudouin Foundation” e dall’utilizzo dei Donor-Advised Fund (Daf), dei modelli flessibili ed efficaci per chi desidera fare filantropia senza i costi e le complessità di una fondazione proprietaria. In altre parole, i fondi filantropici permettono, a chi non ha il tempo per gestire una fondazione in proprio di esprimere la propria “tensione filantropica”, senza dover rinunciare a una propria unicità, scegliendo il nome del fondo, la causa da sostenere, partecipando attivamente alla vita del fondo e vedendo i risultati concreti del proprio impegno. «La nostra fondazione accompagna le persone in questo viaggio, ascoltando le aspirazioni dei donatori e trasformandole in progetti concreti – ha spiegato ancora Musso –. Chi si rivolge a noi non è semplicemente un donatore, ma può trasformarsi, se lo desidera in protagonista: è possibile partecipare alle decisioni, incontrare le persone che hanno beneficiato del fondo, vedere con i propri occhi e misurare con mano l’impatto significativo e duraturo del proprio investimento».
La Fondazione Paideia, in questo senso, offre garanzie di trasparenza riguardo non solo alle proprie capacità, ma anche all’utilizzo stesso del denaro: la rendita del fondo viene destinata totalmente al perseguimento dello scopo per cui è stato istituito. «La Fondazione Paideia opera secondo un “modello 100%”: questo significa che il 100% delle risorse ricevute dai donatori è utilizzato per i progetti, con i costi di struttura coperti dal patrimonio della fondazione» ha continuato il segretario generale. E laddove, le richieste dei donatori siano troppo distanti dal proprio ambito di competenza, «come fondazione preferiamo indirizzare i donatori verso altre realtà» ha proseguito la responsabile del fundraising.
Poi, una volta costituito il fondo, viene stipulato un regolamento con il donatore, nel quale si definiscono le regole di funzionamento del fondo. Viene nominato un comitato di gestione del fondo, composto da persone scelte dal donatore, (che possono essere anche soltanto due il donatore stesso e un rappresentante della fondazione, ndr), che si riunisce periodicamente per valutare l’andamento del fondo e decidere quali progetti sostenere. In tutto questo percorso, la fondazione svolge un ruolo di advisor filantropico, proponendo progetti da sostenere e identificando enti con cui creare relazioni per sviluppare nuove progettualità sociali.
In questo modo la Fondazione Paideia si impegna a valorizzare il patrimonio dei donatori, conservare la memoria e identificare uno scopo per le risorse, creando un impatto positivo nella società.
Sul lato prettamente fiscale, i lasciti e le donazioni a favore di fondazione Paideia sono totalmente esenti da imposte (imposta di successione e donazione); inoltre, non sono previsti costi di avvio per il fondo filantropico, i benefici fiscali sono immediati e le responsabilità legali e amministrative fanno capo alla fondazione stessa. Come per le altre donazioni, anche nel caso del fondo filantropico è possibile avvalersi della deduzione dal reddito per un importo non superiore al 10% del reddito complessivo dichiarato.