mercoledì 18 settembre 2024
Grazie ai corsi di formazione avviati dalla Caritas Diocesana e dagli enti locali, a Riomaggiore si produce un passito che sa di integrazione
Nelle Cinque Terre rifugiati al lavoro: dalla vigna speranza e dignità

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Un vino antico e nobile delle Cinque Terre destinato a perdersi in terreni incolti da anni salvato da giovani rifugiati. I quali hanno imparato con un corso di formazione la faticosissima arte millenaria del ripristino dei muretti a secco – inserito nel 2018 dall’Unesco nella lista degli elementi immateriali patrimonio dell’umanità – che nessuno voleva più apprendere: ora questi giovani hanno un lavoro sicuro.

Da questo incontro è nato lo Sciacchetrà del Migrante proprio sopra Riomaggiore, dove nessuno guarda mai. La folgorante bellezza del borgo e del suo mare presi d’assalto dall’overtourism negli ultimi dieci anni rubano fatalmente l’attenzione. Eppure, bisogna osservare quello che sta attorno per intravvedere speranze di futuro, perché le bellezze dell’ultima terra in direzione sud sono state custodite e protette nei secoli da terreni coltivati con immane fatica da agricoltori resilienti, che le hanno protette ultimamente dagli assalti dei cinghiali alle vigne basse, dalle frane e dalle alluvioni. Come quella del 25 ottobre 2011 nella vicina Vernazza invasa dal fango, un disastro che uccise 10 persone causato dall’incuria e dall’abbandono dei terreni.

Tutto nasce dal protocollo d’intesa siglato nel 2016 da Fondazione Carispezia, ente finanziatore, con Caritas Diocesana della Spezia-Sarzana-Brugnato, Parco Nazionale delle Cinque Terre, Confagricoltura e Confederazione Italiana Agricoltori. Il progetto “IntegrAzioni” risponde ai bisogni dei più fragili e offre nella provincia spezzina percorsi di inserimento socio-lavorativo in agricoltura e manutenzione del territorio, nella nautica e nella ristorazione.

«IntegrAzioni, cresciuto fino a contare quasi 90 partner tra Comuni ed enti di formazione, non è destinato solo ai migranti – puntualizza Laura De Santi che nella Caritas spezzina si occupa dell’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo –, ma in generale a persone che vivono nella zona grigia. Finora ha permesso la realizzazione di oltre 100 corsi di formazione, 200 percorsi offerti tra borse lavoro e tirocini e l’assunzione di 115 persone con regolare contratto che vivono diverse condizioni di fragilità. Il progetto Sciacchetrà del Migrante si inserisce in questa cornice e, grazie all’Ente Parco Nazionale delle Cinque Terre e alla Fondazione Manarola, ci è venuta l’idea di formare i rifugiati».

In particolare, di passare un anno in vigna nell’area del Parco Nazionale delle Cinque Terre realizzando progetti specifici dedicati al ripristino dei muretti a secco e alla viticoltura.

Lo Sciacchetrà del Migrante è un’idea di Samuele Heydi Bonanini, titolare della azienda agricola Possa di Riomaggiore e che è anche insegnante dei corsi con la Caritas dal 2015.

Anche il suo è stato un ritorno alla terra dei nonni, dopo che c’era stato un salto generazionale e i suoi genitori se ne erano andati. La collina era frazionata in microproprietà, per acquisire tre ettari di vigneti ha dovuto acquistare 74 appezzamenti. Poi ha avviato un’azienda di successo con due cantine a Riomaggiore, premiata per la qualità.

«Volevo dare un seguito ai corsi spiega –. Questi ragazzi hanno imparato un lavoro sicuro e non tutti vogliono restare qui, ma con alcuni di loro avevamo l’opportunità di creare un prodotto che poteva sostenere i corsi. I terreni richiedono ancora lavorazione manuale e tanta fatica e qui sono rimasti solo gli anziani a fare gli agricoltori. Lo Sciacchetrà è un passito doc ricavato dalle uve dei nostri terrazzamenti, ha una storia millenaria e negli ultimi anni è stato riconosciuto presidio slow food. Ne ho parlato con il direttore della Caritas diocesana don Luca Palei, a cui l’idea è piaciuta. Con alcuni ragazzi che ha mandato ai corsi abbiamo ripulito oltre un ettaro di terreno terrazzato abbandonato, metà di proprietà della diocesi e metà della mia azienda sulla collina del Lavaccio, uno dei punti più spettacolari sopra Riomaggiore. Nel marzo del 2022 abbiamo ripristinato i vigneti».

Il bilancio è positivo, dieci migranti sono stati formati e impegnati per la produzione vinicola e due sono stati assunti da Heydi Bonanini. Uno è Moussa, agricoltore senegalese di 32 anni: «Sono arrivato nel 2016 con un barcone partito dalla Libia a Lampedusa e mi hanno mandato alla Spezia – racconta –. Facevo il contadino anche in Senegal, dopo un corso di giardinaggio ho partecipato al corso alle Cinque Terre. Ora vivo e lavoro a Riomaggiore, aiuto a sistemare i muretti e poi lavoro in vigna. È un lavoro faticoso, la vita è cara, ma guadagno abbastanza per mantenermi e aiutare la mia famiglia».

Dalla prima vendemmia del 2019 sono state preparate le prime 40 bottiglie dello “Sciacchetrà del migrante”. «Il disciplinare prevede un anno di invecchiamento – puntualizza Bonanini – noi ne facciamo due per garantire migliore qualità». Il prezioso vino verrà venduto in un’asta benefica organizzata da Fondazione Carispezia nelle prossime settimane per finanziare il progetto. «Dalla seconda vendemmia su un terreno più ampio – conclude – abbiamo prodotto 200 bottiglie. Ne occorrono 400 per sostenere il progetto, è il nostro obiettivo».

Dietro una bottiglia di Sciacchetrà del Migrante c’è la fatica di italiani e rifugiati, l’orgoglio, il desiderio di riscatto, la cura del creato, la passione per un’agricoltura affacciata sul mare e sviluppatasi grazie ai muri a secco di pietra che superano in lunghezza i 2.000 chilometri solo qui alle Cinque Terre. Un anno in vigna ha restituito speranza e dignità.

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