
Marlene Engelhorn nel 2024 a Davos
Ricca, anzi ricchissima. Marlene Engelhorn, 33 anni, avrebbe potuto essere seduta in prima fila tra i grandi del World Economic Forum di Davos. Invece, no. A gennaio, proprio durante l’edizione 2025 della prestigiosa kermesse svizzera, la donna – metà austriaca, metà tedesca – era fuori a protestare: «Tax the rich».
In Germania, il cognome Engelhorn ha fatto storia. È associato all’uomo, Friederich, che nel 1865 fondò l’azienda chimica, la Badische Anilin & Sodafabrik, diventata il colosso farmaceutico Basf. Marlene appartiene a quella “dinastia”. Nel 2022, alla morte della nonna Traudl, ha ereditato 25 milioni di euro, una “piccola” parte di un patrimonio di famiglia stimato oltre i 4 miliardi. Cosa ne ha fatto? Convinta che la ricchezza mal distribuita faccia male alla democrazia e al buon vivere, la donna, ex studente di lingua e letteratura tedesca all’Università di Vienna, ha deciso di tenere per sé solo il 10 per cento della fortuna ricevuta e di regalare il resto a chi ne ha più bisogno.
Ribelle e visionaria, qualcuno direbbe, semplicemente, pazza: questa è l’ereditiera Engelhorn. Intervistata dai giornali di tutto il mondo, Marlene, capelli corti e faccia pulita, ha raccontato di non essere mai stata consapevole fino in fondo di quanto ricca fosse la sua famiglia e di aver coltivato per anni il desiderio di lavorare come correttrice di bozze in una casa editrice. Nel tempo ha maturato la convinzione di essere depositaria di una fortuna immeritata: «Non ho fatto nulla di speciale, sono solo nata Engelhorn». Una sorta di ingiustizia che, questa è la sua idea, può essere riparata con tasse adeguate su eredità, donazioni e patrimoni. «Tax me now» (“tassatemi adesso”) è diventato il mantra della sua vita e il nome del movimento fondato per promuovere, con il piglio deciso e agguerrito di una vera attivista, la giustizia sociale attraverso quella fiscale.
Gli Engelhorn, è noto, hanno sempre fatto beneficenza negli ambiti più disparati: scienza, archeologia, musica classica. Marlene si è spinta oltre. Tre anni fa, intervistata dal New York Times, spiegava che «non dovrebbero essere i ricchi a decidere quali interessi personali e passioni meritano i loro milioni ereditati». «Non c’è bisogno di un’altra fondazione – insisteva – ma di un cambiamento strutturale». Quale? Come? «Se i politici non fanno il proprio lavoro e non ridistribuiscono la ricchezza – annunciava – allora lo farò io stessa».
È così che, a gennaio 2024, la giovane ha lanciato l’iniziativa “Guter Rat” (“Buon consiglio”). Cinquanta persone sono state sorteggiate, fra un campione di 10mila austriaci, per far parte di una commissione incaricata di decidere, in modo autonomo, come distribuire l’eredità della nonna Trauld nel frattempo accantonata in un fondo fiduciario. Del gruppo, facilitato da otto mediatori sotto lo sguardo di ricercatori universitari esperti in processi democratici, hanno fatto parte insegnanti, contabili, immigrati, pensionati e studenti. All’esperienza ha partecipato anche Hildegund, una sarta in pensione, sordomuta, sorpresa dalla spontaneità con cui Marlene le si rivolgeva nella lingua dei segni. Il consiglio, uno spaccato perfettamente rappresentativo della società austriaca per età, reddito, identità di genere, regione, urbanizzazione, istruzione e occupazione, si è riunito in un albergo di Salisburgo per sei fine settimana percependo, ogni volta, un contributo spese di 1.200 euro. A giugno è arrivata la delibera con il prospetto della ripartizione dei fondi.
Sono 77 le organizzazioni che beneficeranno delle donazioni per un totale di 80 progetti. Quella che ha ricevuto la fetta più sostanziosa (1.632.400 euro) è un’associazione ambientalista austriaca, Naturschutzbund, che utilizzerà i fondi per l’acquisto di terreni destinati alla conservazione della fauna e della flora locale. Consistente è pure lo stanziamento (1.590.000 euro) concesso a Neunerhaus per l’assistenza ai senza tetto e quello (1.226.000 euro) disposto a favore di Momentum Institute, un think tank specializzato in politiche sociali ed ecologiche. Supera il milione (per l’esattezza, 1.070.400 euro) pure il contributo dato al ramo austriaco della rete internazionale Attac impegnata nella promozione di un’economia globale democratica, socio-ecologica ed equa dal punto di vista di genere.
Vario è lo spettro in cui operano le altre realtà ammesse a ricevere gli aiuti: dalla difesa dei diritti dei minori al soccorso alpino passando per l’assistenza ai disabili, l’integrazione di migranti e rifugiati, la prevenzione delle malattie legate alla povertà, l’accesso all’abitazione, alle competenze digitali e al cibo sano, lo sviluppo del lavoro giovanile e femminile, il sostegno agli agricoltori di montagna e ai vigili del fuoco, la promozione della partecipazione democratica. Le quote più modeste (50mila euro) sono quelle stanziate a favore dell’associazione austriaca degli inquilini e al giornale di strada Kupfermuckn venduto dai senzatetto di Linz.
Giustizia è fatta? Le parole con cui Marlene ha commentato la chiusura dei lavori svelano la portata in parte provocatoria della sua iniziativa. «Avevo ereditato una ricchezza che, per nascita, mi aveva messo in una posizione di potere contraria a ogni principio democratico – ha sottolineato – ma adesso è stata ridistribuita in linea proprio con quei valori». «Ora spetta ai decisori politici – ha aggiunto – fare giustizia all’idea di una società più equa che, questo gruppo rappresentativo della popolazione austriaca lo ha dimostrato, è davvero possibile».