mercoledì 29 novembre 2023
Cibo per l’anima: in Umbria la via d’uscita dai disturbi alimentari
COMMENTA E CONDIVIDI

La sfida è di quelle ambiziose: fare del cibo e del vino lo strumento per una rinascita non solo dal punto di vista fisico e mentale ma anche sociale di chi proprio per il cibo sta male. Il progetto è della Fondazione Cotarella, che nel cuore dell’Umbria – precisamente a Montecchio, in provincia di Terni – oltre a produrre con l’azienda di famiglia vini di eccellenza, da tempo lavora ad una serie di progetti nel segno del sociale e dell’inclusione. L’ultimo di questi, in partenza a fine anno, riguarda il mondo dei disturbi alimentari: si tratta di una residenza denominata Verdeluce che su indicazione di ospedali e strutture sanitarie accoglierà giovani con problemi di anoressia e bulimia in un percorso che – parallelamente ed insieme a quello medico – punta a recuperarli sul piano umano e non solo: «Siamo partiti da un dato di fatto – spiega Dominga Cotarella, che guida il progetto e l’azienda insieme alle cugine (ma sorelle nell’anima) Marta ed Enrica – e cioè che oggi si muore per questo tipo di disturbi non perché manchino le cure ma perché non ci sono abbastanza stanze. I disturbi alimentari sono la seconda causa di morte fra i giovani in Italia dopo gli incidenti stradali e circa 3 milioni di ragazzi sono alle prese con questo problema. Noi abbiamo quindi due obiettivi: da un lato far uscire i ragazzi un giorno prima dagli ospedali, liberando letti ma dando comunque l’opportunità di proseguire il percorso medico affiancandolo con quello sociale e formativo; dall’altra prevenire, magari accogliendo ragazzi nei quali ci sono i primi sintomi di disagio».

Nel campus, oltre ai medici e psicoterapeuti, i ragazzi troveranno anche specialisti del settore agroalimentare, enogastronomico, dell’ospitalità, professionisti dell’informazione che li accompagneranno lungo un tragitto che punta a ribaltare il loro rapporto con il cibo, trasformandolo da nemico a risorsa: «I ragazzi saranno resi protagonisti attraverso laboratori e orti didattici, avranno la possibilità di imparare a gestire una vigna, ma anche confrontarsi con grandi chef che insegneranno loro a cucinare o con giornalisti enogastronomici che insegneranno loro un altro lato importante di questo mondo che è la comunicazione legata al settore. In alternativa alla cucina, potranno invece scegliere di dedicarsi alla sala, anche attraverso la nostra scuola di accoglienza, la prima in Italia».

L’agricoltura dunque viene messa al centro di un sistema virtuoso che passa per il recupero completo dei ragazzi con disturbi alimentari: «Ne facciamo uno strumento a disposizione di medici ed operatori sanitari, ma soprattutto dei ragazzi, che così possono vincere la battaglia, riprendendosi il controllo della loro vita anche attraverso il cibo ed il vino». Il taglio del nastro del progetto è già fissato per il 17 dicembre con un galà alla presenza di uno chef di fama internazionale.

Per quanto riguarda invece l’arrivo dei ragazzi nella struttura, saranno ospedali e centri specializzati a segnalarli: «Stiamo creando – dice Dominga Cotarella- una rete con le strutture mediche di eccellenza del territorio, su tutte Palazzo Francisci di Todi, che è un centro della Asl specializzato proprio nei disturbi alimentari. Poi abbiamo un centro di ascolto ad Orvieto dove operano i ragazzi della fondazione che attraverso i social stanno già raccogliendo richieste». Si parte per il momento con 20 posti, ma il progetto è destinato a crescere: «Con l’aiuto di Dio e la mano dell’uomo – conclude Cotarella – puntiamo a farne un modello da esportare in tutte le regioni».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: