mercoledì 28 aprile 2021
La tradizione del "benefit scheme" nel Regno Unito è un esempio di come coinvolgere i cittadini quando si costruiscono impianti eolici. L'italiana Falck Renewables l'ha sperimentata con successo
Uno dei parchi eolici di Falck Renewables nel Regno Unito

Uno dei parchi eolici di Falck Renewables nel Regno Unito - Falck Renewables

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In Gran Bretagna è una prassi diffusa e storicamente consolidata. È il benefit scheme, il modello che prevede che quando una società attiva nel mondo dell’energia arriva in un territorio e si insedia per fare business, condivida il valore generato con coloro che il territorio lo abitano da sempre. Non c’è nessuna normativa che regoli questo schema, ma è di fatto istituzionalizzato, una sorta di vincolo morale.

Falck Renewables possiede impianti eolici in Scozia, Galles, Inghilterra, e qui ha replicato questo approccio, in linea con i principi aziendali: «Per noi sostenibilità vuol dire creare valore condiviso per tutti i nostri stakeholder, rispettando l’ambiente – spiega Alessandro Costa, head of sustainability di Falck Renewables – i nostri impianti sono ospitati nel territorio e vogliamo quindi contribuire al suo sviluppo sostenibile, non solo generando energia verde ma creando opportunità per chi lo vive, condividendo parte del valore economico-finanziario originato dalla produzione».

Gli insediamenti di cui stiamo parlando sono normalmente ubicati in zone rurali e quindi spesso più deboli rispetto alle aree urbane, ma più coese a livello di comunità: con queste condizioni, un intervento sociale ha un effetto marginale dirompente, che si traduce in un beneficio tangibile. «Destiniamo ogni anno una quota di finanziamento proporzionale alla capacità dell’impianto a un soggetto non profit – associazione o fondo fiduciario costituito allo scopo –, popolato dalla comunità locale e che rappresenti gli interessi dei cittadini, senza la presenza della pubblica amministrazione», dice Costa.


Una best practice, quella del "beneficio condiviso", che ha fatto sì che Falck Renewables nel 2020 venisse indicata dal World Economic Forum come esempio di coinvolgimento della popolazione della zona sui progetti legati alle energie rinnovabili.

Sono risorse impiegate per iniziative tra le più disparate. Unico vincolo: che non abbiano carattere politico o religioso. E quindi si va dalla nuova dotazione di defibrillatori per la casa di riposo, alla possibilità di mandare la banda locale di cornamuse alla competizione internazionale: in mezzo c’è di tutto. «Nel corso del 2020, attraverso i 23 benefit scheme da noi finanziati per un totale di 1,5 milioni di fondi versati, abbiamo contribuito alla realizzazione di 168 progetti di impatto locale», va avanti. La maggior parte nel Regno Unito, ma anche in Svezia, Norvegia, Spagna. Ora l’obiettivo è esportare il modello in altri Paesi, mentre in Italia l’azienda si è impegnata formalmente a costituire questo tipo di strumenti anche su alcuni impianti fotovoltaici a sud della Penisola.

Una best practice, quella del "beneficio condiviso", che ha fatto sì che Falck Renewables nel 2020 venisse indicata dal World Economic Forum come esempio di coinvolgimento della popolazione della zona sui progetti legati alle energie rinnovabili. Nell’ultimo anno è stata poi devoluta una somma ulteriore di 783mila euro a favore delle comunità di tutto il mondo che ospitano gli impianti, per azioni di contrasto alla crisi scatenata dal Covid.

A tutto questo si aggiunge anche un meccanismo messo a punto da Falck Renewables che prevede di distribuire una parte dei ricavi «direttamente a chi vuole fare business con noi – racconta Costa – le comunità locali possono entrare in partenariato: chi vive attorno agli impianti può finanziare parte della loro costruzione». Si agisce attraverso una cooperativa costituita dai cittadini che raccoglie i contributi dei propri membri sottoscrittori e trasferisce il finanziamento. In cambio, per tutta la vita attiva dell’impianto (20-25 anni), riceve un interesse annuo sul prestito intorno al 5%, mentre alla dismissione dell’impianto viene restituito il capitale iniziale. Dal 2005 sono state create 7 cooperative, a cui partecipano più di 3.600 membri, che hanno raccolto oltre 12,3 milioni di euro e ricevuto interessi per circa 7,3 milioni.

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