mercoledì 15 novembre 2023
Il vice direttore generale Andrea Ragaini: «Da 200 anni siamo a fianco delle famiglie, crediamo nel presidio del territorio e la tecnologia ora ci ha aiutato a investire in modo ancor più sostenibile»
Andrea Ragaini, vice direttore di Banca Generali

Andrea Ragaini, vice direttore di Banca Generali - © Carmelo Farini photography

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Banca Generali investe nel terzo settore. Lo fa presidiando il territorio per dare risposte concrete alle famiglie e alle imprese ma anche con l’ausilio della tecnologia in grado di impostare metriche sempre più precise e sofisticate atte a individuare gli «investimenti giusti». Lo racconta Andrea Ragaini, vice-direttore generale della banca, che vede «il terzo settore come opportunità di investimento ma soprattutto come una sintonia che parte da valori comuni: da 200 anni siamo a fianco delle famiglie, crediamo nel presidio del territorio e la tecnologia ora ci ha aiutato a investire in modo ancor più sostenibile e responsabile».

Il Terzo settore come opportunità di investimento per una banca dedicata alla gestione dei risparmi come Banca Generali: come si incontrano questi due mondi?

C’è un concreto e crescente interesse da parte nostra in questa direzione. Non si tratta solo di un’opportunità per sviluppare il rapporto col cliente ma di una vera e propria sintonia che parte da valori comuni. Banca Generali ha nella sua mission gli stessi principi etici che sono alla base dei valori cristiani: facciamo parte di un gruppo come Generali Assicurazioni che da circa 200 anni è a fianco delle famiglie ed è sinonimo e garanzia di sicurezza e solidità; una realtà che si è recentemente ingrandita con l’acquisizione di Cattolica Assicurazioni proprio nell’obiettivo di essere ancora più vicina alle famiglie e al territorio. Anche grazie a queste evoluzioni stiamo sviluppando modalità di interazione sempre più efficaci e cucite sui bisogni delle famiglie e della comunità in cui operiamo.

Come si riesce a coniugare questo crescente interesse con la volatilità dei mercati?

La volatilità e le incognite di mercato in questa fase ci sono, è impossibile negarlo. Le parole chiave in questi contesti sono selezione e diversificazione. Siamo tra le banche più attive in termini di sostenibilità che significa in primis attenzione al sociale, rispetto delle persone che sono per noi sempre al centro, e il nostro modello di business rispecchia tali valori, con il consulente finanziario che rappresenta il cuore di questo modello. Siamo stati i primi ad aver implementato nella piattaforma proprietaria per la costruzione dei portafogli - Bg Personal Portfolio - un metodo quantitativo per misurare concretamente i contributi sulle tematiche ambientali, di supporto sociale e a favore di governance efficienti e solide nelle aziende. Questo ci ha permesso di rappresentare le soluzioni di investimento in modo semplice ed immediato, misurando l’impatto degli stessi con indicatori “esperienziali” accanto a quelli più tecnici, quali ad esempio l’abbinamento tra emissioni CO2 e viaggi in macchina tra Roma e Milano e il risparmio d’acqua con il numero di docce. A ciò si aggiunge l’introduzione della nuova tecnologia sviluppata ad hoc con MainStreet Partners che ha aggiunto nuove dimensioni di valore all’investimento continuando a garantire la professionalità del team di advisory.

Come si può integrare un investimento finanziario, finalizzato ad obiettivi di rendimento, con linee guida di tipo non finanziario, ad esempio seguendo le indicazioni dell’enciclica Laudato si’?

Questa è una grande sfida sulla quale Banca Generali si è concentrata da oltre 5 anni. Una strategia è quella di utilizzare i cosiddetti “fattori ESG” (ambientali, sociali e di governance) per valutare le prestazioni delle aziende in cui si investe. Questi fattori possono essere utilizzati per identificare le aziende che adottano pratiche sostenibili e responsabili, e per escludere quelle che non lo fanno. Inoltre, esistono fondi di investimento specifici che si concentrano su aziende che adottano pratiche sostenibili e responsabili.

La sostenibilità quanto pensa possa essere un driver di crescita? Può definirsi solo una moda o c’è anche della sostanza dietro a questo termine per le grandi aziende?

La sostenibilità è un impegno finanziario che tutta l’industria si è assunta, così come tutte le principali istituzioni europee; non è una veste di marketing. Come Gruppo Generali abbiamo un orientamento ben preciso come ha spiegato di recente il ceo di gruppo Philippe Donnet e come dimostra anche l’attività della Fondazione The Human Safety Net che estende alle persone più vulnerabili della nostra società l’obiettivo di Generali di permettere alle persone di dare forma a un futuro più sicuro prendendosi cura della propria vita e dei propri sogni. Il Leone sta mobilitando le proprie risorse umane e finanziarie (sostegno economico, tempo, competenze, reti, beni e prodotti) per raggiungere un maggior numero di persone e amplificare l’impatto delle proprie iniziative. Ad esempio parte del ricavato dell’ultimo progetto di Banca Generali dedicato alla sostenibilità è stato devoluto proprio alla fondazione per continuare ad operare nella sua missione.

Che prospettive vede per la crescita di questo settore in un Paese sempre più alle prese con criticità a livello di crescita demografica e con una pesante perdita di potere d’acquisto?

Servono politiche inclusive e una banca come la nostra deve scendere in campo – come ha fatto in questi ultimi tre anni – per aiutare le istituzioni a veicolare i messaggi chiave e puntare sulla crescita sostenibile, continuando a stare vicino alle famiglie anche con iniziative concrete di servizio e di consulenza mirata. Mentre molte banche sono costrette ad arretrare sul territorio e chiudono sportelli, Banca Generali apre sedi e filiali proprio per continuare a servire al meglio tutte le tipologie di clientela e per far sentire la vicinanza ai clienti presidiando il territorio in maniera crescente e sempre più capillare. L’obiettivo è dare risposte.

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