mercoledì 18 maggio 2022
Victoria Villareal, giovane avvocato, ha iniziato facendo consulenza e ha seguito la creazione di un polo sperimentale a El Caney «La collaborazione funziona più della competizione»
Victoria Villareal

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“Una domanda ti porta più lontano di mille risposte”, sostiene un proverbio cubano. Victoria Villareal ne è convinta. È stato l’interrogativo su come modellare le istituzioni per costruire un’economia dal volto umano a spingere questa avvocata di 29 anni a impegnarsi, fin da studentessa, per la promozione della cultura d’impresa nella Cuba socialista. Un’imprenditorialità, però, non finalizzata al mero profitto bensì capace di mettere al centro la persona. Era il 2011 quando, dopo 'l’aggiornamento' del modello inaugurato dall’allora presidente Raúl Castro, i gesuiti del Centro fe y cultura Loyola dell’isola lanciarono InCuba-Empresas. Nell’agosto dell’anno prima, il governo aveva adottato una serie di misure per ampliare l’asfittico settore privato dando la possibilità ai cittadini di costituire piccole aziende in alcuni settori – dai ristoranti ai saloni di bellezza – e di impiegare altri lavoratori. Una 'rivoluzione della rivoluzione'. Gli aspiranti 'cuentapropistas' (micro-imprenditori), però, non avevano alcuna formazione specifica su come mandare creare e mandare avanti un’attiva. InCuba- Empresas cercava di colmare questa lacuna con corsi di economia e gestione aziendale. Nonché mettendo a disposizione uno spazio di consulenza giuridica e legale. Proprio di questo si occupava Victoria, all’epoca brillante allieva delle facoltà di diritto. Dopo la laurea, ha iniziato a lavorare in uno studio.

«Ma il mio desiderio era mettere le mie competenze al servizio di un progetto che contribuisse a forgiare un nuovo paradigma economico», afferma. Quando, dunque, nel 2018, l’arcidiocesi di Santiago le ha chiesto di realizzare un polo sperimentale per la promozione dell’imprenditoria familiare nella comunità di El Caney non ci ha pensato due volte. Ed ha accettato con slancio. Anche grazie al suo lavoro, intorno alla chiesa San Luis Obispo del paese di 15mila abitanti cresce, dopo giorno, un programma per suppor- tare le famiglie più vulnerabili a intraprendere un’attività in proprio a partire dalle poche risorse disponibili. «Alcuni confezionano oggetti artigianali con materiale riciclato, altri riparano e rivendono elettrodomestici, altri ancora preparano succhi di frutta naturali. Il dieci per cento di quel che guadagnano viene donato alla parrocchia che lo impiega per finanziare un rifugio per anziani e disabili». Un esempio virtuoso di economia circolare, sopravvissuto al recente crollo del turismo causato dalla pandemia e al devastante impatto delle sanzioni imposte dall’amministrazione Trump e tuttora in vigore. La collaborazione con The Economy of Francesco, iniziata nel 2019, è stata cruciale.

«Sono stati selezionati quattro cubani, tra cui io. Ho partecipato nel 'villaggio' su 'finanza e umanità' coordinando il gruppo 'conseguenze economiche dalla prospettiva degli esclusi'. Ho imparato e continuo ad imparare molto. Soprattutto riguardo alla forza della collaborazione tra 'piccoli': questa consente di superare uno dei principali ostacoli per l’economia cubana. Ovvero la difficoltà di trovare materie prime». I dollari per le importazioni scarseggiano e la ridotta produzione interna non può sopperire. 'Quando i 'cuentapropistas', però, condividono le proprie necessità, affrontare questa sfida diventa molto più semplice». Per Victoria non si tratta di parole vuote. L’avvocata di Santiago lo ha visto accadere infinite volte a El Caney. «Faccio un esempio minimo. Gli attrezzi per la lavorazione della stoffa o del metallo sono pochi. Se le famiglie se li scambiano, però, alla fine conviene a tutti». Contrariamente a certi leitmotiv ultra-liberisti, dunque, la collaborazione funziona più della competizione. Un buon auspicio per il Polo sperimentale di El Caney è che queste buone pratiche 'contagino' altre famiglie della zona e sempre più aspiranti micro- imprenditori aderiscano al progetto

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