Un manifestante davanti alla sede di Commerzbank - Reuters
Se è ancora presto per capire se si farà davvero, questo raro matrimonio bancario transfrontaliero di cui ormai tutti parlano, l’abboccamento di ieri tra Unicredit e Commerzbank assomiglia tanto a quella necessaria fase di corteggiamento con cui iniziare a valutare l’ipotesi di una proposta che, ufficialmente, non c’è ancora stata. Sul primo incontro (a distanza) tra i due potenziali partner, gli sguardi della politica da un lato e quelli dei regolatori bancari dall’altro: i primi, lato Berlino, rivelanti ancora irritazione per «l’attacco ostile» dell’istituto italiano; i secondi, lato Bce, intenti a leggere segnali incoraggianti, forse nella speranza che finalmente si concretizzi, con un’acquisizione, quella nuova grande banca europea che meglio potrebbe competere con i giganti di Wall Street.
«Unicredit è ora un’azionista, un investitore, ed è molto normale che ci si scambino opinioni», ha minimizzato alla vigilia dell’incontro Bettina Orlopp, a capo della gestione finanziaria e neo ceo di Commerzbank, con la programma uscita da lunedì di Manfred Knof. Il gruppo italiano guidato da Andrea Orcel, al termine di una settimana densa di eventi, ha il 21% potenziale della banca tedesca e ne è diventato il primo azionista, scalzando lo Stato tedesco sceso al 12%: alla Bce è stata già chiesta l’autorizzazione per salire fino al 29,9%. L’incontro di ieri è servito tra l’altro a leggere i numeri e la strategia di Commerzbank, che ha appena alzato i target al 2027. La banca vede un significativo incremento dell'utile a 3 miliardi di euro, punta ad alzare i rendimenti e a restituire ancora più capitale agli azionisti con un coefficiente di payout (gli utili distribuiti sotto forma di dividendi ndr) superiore al 90%.
Nella sostanza, Orlopp sta cercando di rafforzarsi con il resto degli investitori dopo il blitz di Unicredit mentre Berlino non ha lesinato critiche nei giorni scorsi pur nella consapevolezza che è il mercato, in questi casi, a parlare più di altri. Commerzbank punta a difendere la sua indipendenza come «Banca per la Germania dal notevole potenziale di crescita», come ha rimarcato il presidente del Consiglio di sorveglianza Jens Weidmann.
Dall’incontro di ieri con Orcel è comunque emersa, secondo Bloomberg, l'intenzione di passare al pragmatismo e di lavorare insieme, ora che Unicredit è già un importante investitore.
La ceo della banca tedesca è pronta a valutare tutte le proposte strategiche in arrivo ma vuole per il suo istituto «stabilità» con l’obiettivo «di creare valore, non di distruggerlo». «Visti gli eventi manterremo – aveva già detto alla vigilia Orlopp – un atteggiamento aperto e valuteremo tutte le opzioni». Orcel, da parte sua, è stato chiaro in questi giorni nell'indicare tre strade: restare con la quota accumulata, vendere e incassare la plusvalenza oppure fare qualcosa di più ma solo se è di interesse comune. L'azione di Unicredit sembra comunque aver colto di sorpresa il governo tedesco e lo stesso management di Commerzbank. Il portavoce della cancelleria ieri ha precisato che Olaf Scholz non ha parlato del caso nella telefonata avuta giovedì con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, sottolineando che le affermazioni dello stesso Scholz circa l'ostilità delle manovre di Unicredit riguardavano «la banca, non lo Stato italiano».
La questione, però, continua ad avere anche una valenza politica, oltre che finanziaria. Senza contare, tra i temi in gioco, quello degli esuberi, con i sindacati tedeschi contrari alle nozze perché temono tagli drastici. «È indispensabile che crescano campioni europei» in vari settori ed in grado di competere a livello internazionale, non ha mancato di rimarcare ieri, proprio a Berlino dopo l’incontro con il presidente tedesco, Frank-Walter Steinmeier, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Per il mercato e per gli analisti, le nozze sono ormai solo questione di tempo, ma servirà più di un primo incontro per far nascere, concretamente, qualcosa.Dopo