sabato 1 giugno 2024
Preparato dalle detenute che stanno frequentando i laboratori di cucina, promossi e organizzati dalla scuola alberghiera "A.Vespucci" della Capitale e da Coop-Unicoop Tirreno
Il pranzo preparato dalle detenute

Il pranzo preparato dalle detenute - Archivio

COMMENTA E CONDIVIDI

Il carcere di Rebibbia a Roma si apre alla scuola e alla società. È bastato un pranzo preparato dalle detenute che stanno frequentando i laboratori di cucina, promossi e organizzati dalla scuola alberghiera "A.Vespucci" della Capitale e da Coop-Unicoop Tirreno. L’iniziativa, pensata per favorire l’apprendimento di un mestiere, il reinserimento e riscatto sociale delle detenute, prevede lezioni teoriche e pratiche e un esame finale, al termine del percorso, per il conseguimento di un vero e proprio diploma alberghiero.

Sia per il pranzo che per i corsi, i prodotti alimentari sono offerti da Unicoop Tirreno: frutta e verdura, pasta, farina, carne, pesce, uova, e tutto il necessario per imparare la preparazione di sughi, pane, pasta, ricette tipiche, dolci, confetture.

All’evento hanno partecipato anche il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio e gli studenti e i docenti dell’Istituto alberghiero “A. Vespucci”.

I laboratori di cucina, di durata annuale, coinvolgono la Casa circondariale femminile e la Casa di reclusione maschile dell’Istituto penitenziario di Rebibbia, e hanno il sostegno del Garante, dell’Istituto penitenziario di Rebibbia e del IV Municipio di Roma Capitale.

Il progetto rientra tra le azioni sostenute e promosse da Unicoop Tirreno, fondate sull’etica della responsabilità sociale e sullo spirito cooperativo e mira a dare attuazione concreta all’articolo 27, comma 4, della Costituzione italiana, che prevede il principio della finalità rieducativa della pena. Le pene non devono tendere solamente a punire chi si è reso colpevole di un reato, ma mirare anche alla sua rieducazione, favorendone il reinserimento nella società. Il carcere, pertanto, deve essere concepito come una struttura di rieducazione e di recupero. La partecipazione del mondo esterno al trattamento carcerario risulta essenziale per il reinserimento dei detenuti nella vita sociale, avviato prima del fine pena, attraverso interventi intra ed extra murari col coinvolgimento di associazioni ed enti pubblici.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: