martedì 28 novembre 2023
Non c’è solo la ex Bertone di Grugliasco: sono diversi i capannoni lasciati vuoti. Tra i migliori casi di rilancio, il “condominio industriale” nell’ex Lancia di Chivasso
Tra fabbriche chiuse e in vendita: Torino cerca un futuro post-auto

ANSA /ALESSANDRO CONTALDO

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Capannoni vuoti, aree industriali dismesse, luoghi oggi ridotti a silenziosi testimoni di un’epoca passata. Il graduale abbandono di strutture un tempo floride e produttive è ormai diventata un tema di analisi approfondita per molte grandi città a livello internazionale: una trasformazione urbanistica che non è soltanto un simbolo di cambiamento economico, ma anche un segnale di evoluzione sociale e culturale. Anche Torino, la capitale dell’auto del Novecento, sta cercando la strada per affrontare la sfida. Ha creato un certo scalpore, qualche settimana fa, la notizia della messa in vendita su Immobiliare.it della fabbrica Maserati voluta da Marchionne (da qualche giorno l’annuncio non è più online...). Lo stabilimento di Grugliasco, già complesso produttivo ex Bertone, era stato acquisito nel 2009 da Fca per rilanciare il Tridente nell’ambito del concetto del polo del lusso, ma poi, nel 2021, era stato dismesso per spostare la produzione – ridotta a poche migliaia di unità – negli impianti di Mirafiori.


Se il progetto della Città dell’aerospazio sull’asse di corso Marche, con un investimento da 42 milioni di euro, porterà a valorizzare con un polo di alta ricerca un’area periferica, sono ancora molti gli spazi cittadini in cerca di una nuova vita in epoca post-industriale. È molto difficile stabilire quanti siano: alcuni anni fa è stata realizzata dalla città Metropolitana di Torino e dalla fondazione Links una sorta di mappatura delle aree industriali dismesse con la realizzazione di una piattaforma in cui sono confluite informazioni provenienti da diverse banche dati dei soggetti economici del territorio, che però non include l’area cittadina. In generale oggi le produzioni richiedono minori superfici rispetto al passato: l’automazione e soprattutto la crescente adozione di robot collaborativi (in grado di interagire con gli umani senza richiedere spazi delimitati e protettivi) permettono di operare in spazi nettamente più limitati. D’altra parte, gli impianti devono ormai produrre lotti sempre più piccoli e personalizzati e le grandi e rigide linee di montaggio vengono sostituite con isole, celle e gruppi di macchine collegati in modo asincrono con navette robotizzate.

È cambiato radicalmente anche il modello di produzione: se una volta a Mirafiori si partiva dalla base, dalle barre di acciaio che venivano tornite per fabbricare gli ingranaggi destinati alle trasmissioni e dai fogli di lamiera della carrozzeria, oggi prevale l’outsourcing, con aziende esterne, messe in concorrenza tra di loro per spuntare prezzi migliori. Le vecchie strutture, ormai diventate obsolete, richiedono investimenti molto elevati per poter essere riqualificate. Il cosiddetto approccio greenfield (costruire una nuova fabbrica o un impianto di produzione su un terreno ancora inutilizzato per attività industriali) permette ai progettisti e agli ingegneri una libertà quasi totale nella progettazione, consentendo loro di integrare le più moderne tecnologie, processi efficienti e metodi sostenibili fin dall’inizio, mentre l’approccio brownfield, nell’utilizzare impianti e strutture già esistenti, può comportare la necessità di bonificare siti contaminati, prima di poter procedere con i lavori, facendo lievitare i costi in modo significativo.

Pur con tutte le difficoltà, resta comunque possibile recuperare le grandi fabbriche dismesse, magari frazionando gli spazi in un’ottica più contemporanea. Un esempio virtuoso, nel Torinese, è l'ex stabilimento Lancia di Chivasso, trasformato, pochi anni dopo la chiusura, in una sorta di condominio industriale, con diverse imprese operative fianco a a fianco. Con un po’ di ottimismo, il mercato degli immobili produttivi torinesi è abbastanza vivace: i valori sono competitivi rispetto ad altre zone e la possibilità di scelta è molto ampia, con strutture utili per necessità differenti.

Più in generale, il settore della logistica a livello regionale è in espansione e vivace risulta anche il settore dei servizi. Tra alcuni anni, il Piemonte si troverà al centro dei grandi sistemi di comunicazione europei, sulle linee nord-sud ed est-ovest, e gli investitori potrebbero voler approfittare di alcune aree posizionate in zone vantaggiose. Dalla fine della pandemia, sono cresciute le manifestazioni di interesse per immobili produttivi, sfociate in alcune centinaia di effettivi acquisti nel corso del 2022. Tra questi, anche molte strutture del gruppo Stellantis hanno trovato una nuova proprietà, all’infuori delle aree di Mirafiori già interessate da altri progetti complessi.


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