Nell’immaginario collettivo era, e resta, il Concorde. Dimentichi, in maggioranza, che esisteva anche il Tupolev Tu-144. Nell’immaginario collettivo era il volare più veloci del suono, un volo intercontinentale per pochi eletti visti i costi dei biglietti. Voli interrotti 19 anni fa, quel 26 novembre 2003 quando atterrava l’ultimo Concorde (il Tupolev fece l’ultimo volo di linea nel 1978 e venne ritirato nel 1999). Pareva la fine di un’era, pareva la fine di un modello rivoluzionario di spostarsi da una parte all’altra del pianeta per tornare a coprire distanze in maniera meno corsaiola e inquinando meno. La fine, perché gli addetti del settore hanno sempre messo in dubbio la possibilità di un ritorno dei jet supersonici dopo la dismissione del Concorde. Invece ecco la notizia che cambia le carte in tavola nel mondo dell’aviazione: il possibile, a questo punto più che probabile, ritorno degli aerei supersonici. American Airlines, infatti, ha annunciato di aver ordinato 20 velivoli supersonici Overture, prodotti dalla Boom Supersonic, una startup di Denver, in Colorado, che prevede di completare il velivolo, chiamato Overture, nel 2025 e avviare i test di volo nel 2026 per poi iniziare a trasportare passeggeri entro la fine del decennio, un quarto di secolo dopo il ritiro del leggendario Concorde. Il vettore statunitense ha dichiarato di aver pagato un deposito e di avere un’opzione per 40 aeromobili aggiuntivi. United Airline ha già ordinato 15 aerei (con opzione su 35) l’anno scorso. E altri ordini sarebbero arrivati da Japan Airlines.
Secondo Boom, l’aereo Overture, con una capacità da 65 a 80 passeggeri, sarà in grado di raggiungere Mach 1,7, ovvero circa 2.100 chilometri orari, più del doppio della velocità degli aerei di linea più veloci oggi in servizio. Ovviamente per alcune rotte l’azienda prevede che il tempo di viaggio sarà dimezzato rispetto agli attuali tempi di volo. Boom, al riguardo, garantisce che i jet supersonici di sua produzione saranno in grado di volare tra New York e Londra in sole tre ore e mezzo rispetto alle attuali 7 ore e da Los Angeles a Sidney in sei ore e 45 minuti rispetto alle odierne 15 ore. Certo, ci sarà un biglietto tutt’altro che economico: la stessa Boom lo anticipa parlando di 5mila dollari a posto. Indicazione, peraltro, non confermata ne smentita da American Airlines.
Boom, che ha anche contratti o memorandum d’intesa con Rolls-Royce e la US Air Force, ha raccolto 270 milioni di dollari in finanziamenti e ha messo in campo preordini da Virgin Group, che sta anche lavorando al proprio jet supersonico. A luglio, Boom aveva svelato il design aggiornato del velivolo che sarà lungo 62 metri e mezzo e viaggerà ad un’altitudine di crociera di circa 18mila metri.
Ma i dubbi restano soprattutto nell’attuale contesto globale dove i principali costruttori aerei provano a ridurre i consumi, cercano carburanti meno inquinanti e studiano motorizzazioni elettriche. Al riguardo i vertici della start up statunitense hanno affermato che i loro jet saranno a zero emissioni di carbonio e ottimizzati per funzionare con carburante aeronautico sostenibile al 100%. Ma la società deve ancora fornire ulteriori dettagli su quali tipi di carburante utilizzerebbe o su come raggiungerebbe emissioni di carbonio pari a zero. Questo è un passaggio cruciale per il costruttore e per gli acquirenti dell’aereo: per gli ambientalisti a velocità più elevate corrispondono maggiori emissioni inquinanti. Secondo alcuni studi l’industria aeronautica produce circa il 2% di tutte le emissioni di CO2 indotte dall’uomo, ma è noto che i jet supersonici sono molto più inquinanti. Boom punta ad emissioni zero, ma la domanda sorge spontanea, come farà sapendo che per andare più veloci serve più carburante?
Il progetto della start up statunitense Boom che ha ordini da United Airlines e American Airlines
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