Tavares a Torino per inaugurare il nuovo impianto per la produzione di innovative trasmissioni elettrificate - Reuters
L’annuncio di un investimento da almeno 100 milioni per produrre a Mirafiori nuove batterie per la 500 elettrica che consentano di ridurre i costi e percorrere più chilometri; l'addio all'Italia bollato come una “fake news”; il lancio di una serie di bordate contro la concorrenza cinese e contro chi la vorrebbe portare qui.
Carlos Tavares va all’attacco. E lo fa in un momento delicato, in cui il gruppo automobilistico è al centro di polemiche e proteste per il ridimensionamento della produzione, dell’occupazione e dell’attività nel nostro Paese. Il numero uno di Stellantis racconta la “sua verità” dopo lunghi mesi di tensioni con il governo e con i sindacati, dopo le comunicazioni recenti su altre migliaia di uscite volontarie concordate (oltre 1.500 soltanto a Mirafiori) e a poche ore dalla mobilitazione unitaria di domani a Torino (evento che non si verificava da oltre un decennio nella città simbolo dell’auto nazionale). L’occasione per fare il punto sui vari fronti aperti per Tavares è l'inaugurazione del nuovo reparto di produzione dei cambi elettrificati a doppia frizione (eDCT), che rientra nell’ambito del Mirafiori Automotive Park 2030 e comprende anche il Battery technology center, l'hub di Circular economy e il Green campus. «Passo dopo passo stiamo realizzando il piano strategico Dare Forward 2030 – rivendica il manager portoghese –. Negli ultimi cinque anni abbiamo investito oltre 5 miliardi di euro nelle attività italiane e continueremo su questa strada con l'obiettivo di costruire un modello di business sostenibile». Rassicurazioni generali che non bastano ai sindacati, che si aspettavano progetti concreti e misurabili per garantire un futuro roseo agli stabilimenti italiani.
La mattinata torinese di Tavares si apre proprio con il confronto con le sigle metalmeccaniche nazionali e torinesi. Due ore di incontro in cui il ceo di Stellantis ribadisce la volontà di far crescere il proprio business in Italia, rilanciando in particolare i marchi Fiat, Lancia, Maserati e Alfa Romeo oltre agli altri brand del gruppo, ma senza sbilanciarsi sui volumi e sui livelli occupazionali. «Nonostante la paura verso l’ignoto di alcuni, il dialogo con i sindacati è stato sincero, rispettoso», commenta l’amministratore delegato. I rappresentanti dei lavoratori, però, fanno fatica a trovare segnali positivi a cui aggrapparsi. «Abbiamo invitato Tavares a darci risposte concrete in termini di assegnazioni di nuovi modelli, anticipando i lanci produttivi nei vari siti italiani e assegnando anche nuovi modelli a partire dalle emergenze di Mirafiori e Cassino, fino a mettere in sicurezza tutte le produzioni di ogni stabilimento italiano – commenta il segretario generale Fim Cisl Ferdinando Uliano –. Se il milione di veicoli è l'obiettivo, è necessario invertire la tendenza riscontrata nel primo trimestre di una flessione del 9,8% dei volumi produttivi». A uscire completamente insoddisfatta dal confronto è la Fiom: «Non è arrivata nessuna risposta risolutiva per Mirafiori e per gli altri siti», afferma il segretario nazionale Samuele Lodi.
Tavares resta abbottonato sulla strategia per l’Italia e non nasconde che molti programmi sono subordinati a una serie di variabili: «Se ci saranno le condizioni potremmo estendere la produzione della Panda a Pomigliano fino al 2030». La minaccia principale è ovviamente la Cina: «L’arrivo di un competitor porta a ridurre la quota di mercato di chi è leader come noi in Italia – avverte – . Se siamo sotto pressione possiamo accelerare la produttività per ridurre i costi. Inoltre, se perdiamo quote di mercato servono meno stabilimenti». Insomma, introdurre la concorrenza di Pechino non porterà Stellantis alla resa, ma le conseguenze rischiano di essere pesanti per l’Italia: «Siamo in grado di tenere testa, ma se qualcuno vuole introdurre competitor cinesi sarà responsabile delle decisioni impopolari che dovranno essere prese. Noi combatteremo, ma quando si combatte possono esserci vittime. Non aspettatevi che usciremo vincitori senza cicatrici».
Avvertimenti che stridono con la determinazione con cui Tavares ribadisce il legame tra l’azienda, Torino e il Paese in generale: «Ci sono fake news che dicono che Stellantis se ne va dall’Italia. Noi qui ci sentiamo a casa. Non abbiamo alcuna intenzione di andarcene, stiamo investendo pesantemente, abbiamo i progetti, le idee e la capacità per tenere fede ai nostri impegni».
Non mancano nuove frecciate al governo. L’investimento da 100 milioni per dare alla 500 elettrica una nuova batteria più performante sui chilometri e in grado di ridurre il costo del veicolo viene svelato «nonostante gli incentivi annunciati per i consumatori italiani per l’acquisto di auto elettriche non siano stati ancora rilasciati».
Certo, non sembra un progetto in grado di rilanciare i numeri della produzione e dell’occupazione di Mirafiori. Sul futuro della fabbrica dal glorioso passato resta un enorme punto interrogativo. Secondo alcune indiscrezioni uscite nelle ultime ore, Tavares avrebbe dovuto annunciare la produzione della 500 ibrida a Torino: un’operazione da 100mila pezzi l’anno che avvicinerebbe il target delle 200mila vetture da sfornare a Torino. Il manager però non accenna minimamente a questa possibilità. Dentro Stellantis confidano che sul punto non è prevista alcuna comunicazione, almeno per il momento, e si concedono una battuta: «Forse era una fake news».