
Crescono i praticanti sportivi - Cisalfa Group
Il 1° luglio 2023 ha visto l’entrata in vigore della riforma dello sport, con la creazione delle nuove figure dei lavoratori sportivi, tappa storica per il riconoscimento di diritti e tutele e per la professionalizzazione del sistema sportivo italiano. Dai dati presenti nel Rasd-Registro delle attività sportive dilettantistiche, sono quasi 310mila i lavoratori sportivi che nel 2023 hanno attivato almeno una collaborazione coordinata e continuativa con associazioni e società sportive dilettantistiche o direttamente con organismi sportivi. La dimensione occupazionale dello sport italiano è sempre stata frutto di interpretazioni diverse tra loro. Alcuni riferimenti, come l’Agenzia delle entrate o l’Eurostat, parlano di 500mila lavoratori. Se si guardano i numeri Coni, il dato lievita ben oltre il milione di persone, come d’altronde anche indicato nella relazione tecnica alla riforma del lavoro sportivo, che parlava di un milione e 100mila. Discrepanze che derivano anche dalla complessità del movimento italiano e dall’alta prevalenza del dilettantismo (in Italia solo sei discipline riconosciute professionistiche: calcio, basket, ciclismo, motociclismo, pugilato e golf). La maggior parte di chi lavora nello sport è a contatto diretto con gli atleti, come l’istruttore, l’allenatore, il preparatore atletico, il fisioterapista, il massaggiatore, lo psicologo, l’arbitro, il direttore sportivo, il procuratore. Esistono poi professioni indirette che si occupano dei tanti aspetti a cui questo mercato è collegato, in Italia e all’estero: come l’industria dell’abbigliamento sportivo, il giornalismo, la gestione degli impianti, l’organizzazione di eventi, manifestazioni e così via.
La riforma dello sport è intervenuta introducendo una serie di regole per il dilettantismo, tra cui la nascita del Rasd. Un nuovo riferimento, perciò, che permetterà di avere una maggiore precisione in merito ai numeri dello sport italiano. Il contributo dello sport al valore aggiunto italiano è stato nel 2022 di circa 24,7 miliardi di euro, in forte aumento rispetto all’anno precedente (+12,6%), superiore al livello del contributo pre-pandemico. Nel 2022 è aumentato il valore aggiunto di tutte e tre le componenti in cui si articola il settore secondo la definizione di Vilnius. L’incremento risulta in misura nettamente maggiore per la componente “core” delle attività sportive, +23,1% e del +8,7% per le “attività connesse in senso lato”. Complessivamente il settore sportivo garantisce un contributo al Pil nazionale pari a circa l’1,38%. Al pari del valore aggiunto, anche i livelli occupazionali registrano un incremento nel 2022 del 2,5% rispetto all’anno precedente, passando da 402mila a 412mila.
Nel 2022 i settori dei “servizi di istruzione” e delle “attività sportive” sono ancora al primo posto nel contributo al valore aggiunto dello sport da parte delle branche di attività economica. Seguono, in graduatoria, i servizi di trasporto via terra e logistici, i servizi di alloggio e ristorazione e le attività creative, artistiche, culturali e d’intrattenimento. Quanto al settore privato, le imprese che svolgono “attività di club sportivi” forniscono il principale contributo al valore aggiunto della branca, pari a 1,9 miliardi di euro, che rappresenta il 56,3% del totale della branca. Tali imprese sono caratterizzate da rilevanti investimenti, complessivamente pari a 104
milioni di euro e da valori elevati della produttività. Tuttavia, gli investimenti sono l’unico indicatore economico dell’intera branca in arretramento, nel 2022, rispetto all’anno precedente (-52,4%), imputabile esclusivamente al calo degli investimenti delle palestre.
Praticanti in crescita
L’attività sportiva è parte della routine degli italiani, con il 79,7% della popolazione che pratica regolarmente sport. Tuttavia, quasi il 50% sottovaluta l’importanza della costanza nell’esercizio fisico per raggiungere un benessere duraturo e il 20% (soprattutto donne over 65 e residenti nel sud Italia) è sedentario. Inoltre, lo sport non è percepito come accessibile a tutti: molti italiani ritengono che sia poco inclusivo a causa di prezzi troppo alti (il 31% propone di ridurre i costi) e per l’assenza di spazi pubblici attrezzati (il 28,9% vorrebbe più strutture idonee); non manca chi vorrebbe maggiore sicurezza per praticare attività fisica nelle ore serali (23,9%). Questo è quanto emerge dall’indagine Sport e benessere: fra il dire e il fare, realizzata da Cisalfa Group in collaborazione con Community Research&Analysis, che offre un'analisi delle abitudini sportive degli italiani e del loro impatto sul benessere fisico, psicologico e sociale.
Per quasi la metà degli italiani (48,3%) lo sport è un elemento centrale, in particolare tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni (55,5%). L’attività sportiva viene infatti percepita non solo come un impegno fisico, ma come un'opportunità di svago e di crescita culturale, specialmente per la GenZ. Per quanto riguarda le tipologie di sport praticate, la maggior parte degli italiani preferisce attività individuali, come corsa o nuoto (81,7%), mentre una minoranza (20,8%) si dedica a sport di squadra, a testimonianza di una tendenza crescente verso modalità di allenamento più autonome e meno strutturate. Così, la grande maggioranza degli italiani (80,8%) pratica spot in modo autonomo a casa oppure all’aperto.
L’indagine evidenzia una crescente consapevolezza del legame tra attività fisica e alimentazione, riconosciuto dall’84% degli italiani. Nonostante ciò, una parte della popolazione (13,4%) ammette di non prestare particolare attenzione alla propria dieta, favorendo comportamenti poco salutari. Gli over 65, con il 79,1%, risultano i più attenti a mantenere una dieta corretta, mentre GenZ e Millennials mostrano una maggiore tolleranza verso abitudini alimentari meno rigorose. La ricerca mette inoltre in luce la necessità di un’educazione alimentare più mirata: l’83,4% degli intervistati ritiene che tali abitudini dovrebbero essere insegnate fin dalle scuole elementari per favorire comportamenti sani sin dalla giovane età.
Lo sport è considerato un pilastro fondamentale per il benessere fisico e mentale. Il 91,3% degli italiani riconosce come questo aiuti a ridurre il rischio di obesità, mentre il 74,5% ritiene che incida favorevolmente nella qualità del riposo e del sonno. Da un punto di vista psicologico, l’attività sportiva porta a una diminuzione dello stress per il 74,7% degli italiani, migliora lo sviluppo cognitivo e la concentrazione (71,9%) e rende le persone più felici e rilassate (68,4%). D’altra parte, il 68,8% ritiene che la sedentarietà aumenti il rischio di disturbi psicologici. Nonostante ciò, una parte della popolazione crede che semplici movimenti quotidiani possano essere sufficienti a sostituire una pratica sportiva strutturata (43,1%).
Lo sport non è solo un’attività individuale, ma anche un'opportunità per creare connessioni sociali e sviluppare abilità relazionali. Infatti, per il 72,8% degli italiani, ha un valore educativo e formativo che si riflette anche nella vita quotidiana e professionale. Inoltre, il 63,2% ritiene che lo sport favorisca l'inclusione sociale, nonostante persistano difficoltà legate alla percezione della competitività e alla mancanza di legami profondi. In questo contesto, gli sport di squadra e le attività di gruppo sono visti come strumenti particolarmente efficaci per rafforzare le relazioni interpersonali.
Tra le proposte più utili al fine di diffondere maggiormente la pratica sportiva presso la popolazione spiccano l’accessibilità economica delle attività sportive (31,0%) e la creazione di un maggior numero di spazi pubblici dedicati a queste, come campetti, piste ciclabili, parchi (28,9%). Altre soluzioni considerate valide sono l’aumento la sicurezza nelle strade e nei parchi in modo da permettere l’attività fisica anche nelle fasce serali o la mattina presto (23,9%), l’introduzione della giornata lavorativa corta, ad esempio fino alle 17 (21,3%) e una maggiore sensibilizzazione sui benefici dell’attività fisica (21,0%). Per queste ragioni, l’educazione fisica nelle scuole, secondo gli intervistati, è considerata insufficiente rispetto agli standard europei, e il 75,3% ritiene che le organizzazioni sportive debbano fare di più per garantire sostenibilità e accessibilità.
L'uso crescente delle nuove tecnologie, che spaziano dall’utilizzo degli smartphone e smartwatch con app dedicate all’attività fisica fino ai tradizionali contapassi, gioca un ruolo cruciale per motivare gli utenti e aumentare la consapevolezza dei benefici dello sport, integrandolo così nella routine quotidiana. Quasi la metà degli italiani (45,9%) utilizza app per la pratica sportiva (16,6%), per monitorare la propria salute (17,8%) o per entrambe le finalità (11,4%). Sebbene questo fenomeno sia più diffuso tra la GenZ (il 62,6% di loro fa uso di tecnologie), la grande maggioranza degli italiani (75,2%) apprezza tali strumenti per diversi motivi: per il 18,3% favoriscono una pratica più costante e regolare, per il 17,8% migliorano l'attenzione alla propria salute fisica, per il 15,5% rendono l'attività fisica più accessibile e per il 14,4% svolgono anche una funzione educativa.
Infine, la metà degli intervistati riconosce il potenziale dell’Ia-Intelligenza artificiale nell’analizzare le prestazioni degli atleti aiutando a creare degli allenamenti personalizzati (49,7%) e nell’assistere gli arbitri nelle decisioni (48,3%), anche se il 29,0% ritiene che questo tipo specifico di tecnologia non abbia alcun tipo di utilità in ambito sportivo.
Le organizzazioni sportive giocano un ruolo fondamentale se messe in relazione con il tema della sostenibilità: per il 75,3% degli italiani bisogna impegnarsi di più su questi versanti perché i grandi eventi globali (come le Olimpiadi e i Mondiali, per cui anche le Olimpiadi e Paralimpiadi invernali di Milano Cortina 2026) aumentano i livelli di inquinamento e di spreco di soldi (44,7%). Gli italiani ritengono, infatti, che le organizzazioni siano più interessate a guadagnare che a essere sostenibili (56,5%). Meno percepito è che la progettazione di nuovi impianti seguano le regole della sostenibilità (40,3%) e che le organizzazioni si stiano impegnando su questi versanti (34,9%).
I dati del Registro nazionale
Nel 2023 si dispone per la prima volta dei dati del Rasd, che rappresenta l’anagrafe dello sport italiano. La rete dello Sport organizzato è composta da 112mila associazioni e società sportive dilettantistiche con almeno un tesseramento attivo, di cui 5.700 con attività dedicate a persone con disabilità. Gli italiani tesserati sono 13,2 milioni, per il 95% atleti agonisti o praticanti. Tra i 6 e i 14 anni due giovani italiani su tre fanno parte della rete dello sport organizzato.
Negli ultimi cinque anni il sistema sportivo ha dovuto affrontare una serie di crisi multiple (pandemia, caro-energia, rialzo dei tassi
d’interesse, inflazione) che hanno posto sfide senza precedenti al settore, determinando un freno agli investimenti. Il 2023 ha però segnato un punto di svolta, con lo sport che ha attivato quasi un miliardo di euro di progetti, registrando una crescita a doppia cifra (+69% rispetto al 2021) superiore a quella sperimentata da altri rilevanti segmenti infrastrutturali quali trasporti (+44%) ed edilizia scolastica (+42%). L’impiantistica sportiva è arrivata a rappresentare il 6,3% del valore totale degli investimenti fissi lordi realizzati dagli enti Locali, grazie alla spinta esercitata dalle risorse Pnrr-Piano nazionale di ripresa e resilienza e dalle soluzioni di finanza
agevolata fornite da Ics-Istituto per il credito sportivo e cultuale. La ripresa del ritmo degli investimenti è proseguita nel primo semestre del 2024 con tassi di crescita a doppia cifra del numero di progetti avviati (+35% rispetto al primo semestre 2023) che, però, si mantiene ancora al di sotto dei livelli del 2019.
Il Nord Italia ha svolto un ruolo trainante nella fase di recupero, promotore di oltre il 40% dei progetti attivati tra il 2019 e il primo semestre 2024. Il Mezzogiorno continua a evidenziare un sistema sportivo ampiamente sottodimensionato rispetto al peso demografico dell’area, contribuendo solo per il 26% al valore totale degli investimenti realizzati nell’ultimo quinquennio.
Prevalgono i micro e piccoli investimenti (sotto i 500mila euro), che assorbono il 90% delle iniziative avviate tra il 2019 e il 2023. Da un lato, i Comuni dimostrano una migliore capacità realizzativa nel caso di opere di taglia finanziaria contenuta, perché richiedono minore sforzo progettuale e iter burocratici meno complessi; dall’altro, il numero preponderante di microimprese tende a orientare le scelte di investimento su piccoli interventi, in gran parte diretti a finalità di manutenzione e gestione ordinaria.